Paralisi, morte e fuga in Dubliners

Ho ritenuto utile fare una distinzione tra i racconti che rimandano esplicitamente al tema della fuga, attraverso espressioni ed atteggiamenti palesi, che saranno analizzati in questa sezione del capitolo, e invece, quei racconti dove, seppur, non si faccia alcun cenno al tema, vi sono situazioni che possono essere, in qualche modo interpretate come risalenti ad esso.
Uno dei racconti più importanti che focalizza su questo tema è senza dubbio “An Encounter”, dove Joyce descrive i sogni della Dublino del tempo, attraverso gli stati d’animo di un ragazzino, che cerca di far diventare realtà le sue aspettative. Infatti, il protagonista sente forte il bisogno di evasione dalla routine scolastica, evasione che i libri sul Wild West evocano, in quanto essi “opened doors of escape”(p.12), e le finte battaglie della sera con gli amici non bastano più:

I began to hunger again for wild sensations, for the escape which those chronicles of disorder alone seemed to offer me. The mimic warfare of the evening became at last as wearisome to me as the routine of school in the morning because I wanted real adventures to happen to myself. But real adventures, I reflected, do not happen to people who remain at home: they must be sought abroad. (p.13)

Il ragazzino affida, così, il suo bisogno di evasione a dei racconti, che in quanto tali, danno un senso di vanità, non sono altro che fantasie nella mente di bambini, i cui sogni sono infranti dalla realtà circostante. Il ragazzino si rende conto che tale realtà impedisce di poter vivere liberamente, ed è soltanto con le proprie forze che si può riuscire a liberarsi dalle catene della società. Organizza così la sua “fuga” insieme a Leo Dillon, che però non si presenta, e a Mahony. Tale fuga, però, non si realizza se non solo a metà; i bambini, cioè, riusciranno a marinare la scuola, ma non troveranno ciò che cercano, non riusciranno a far rivivere le stesse sensazioni evocate dai racconti sul Wild West, ma scopriranno soltanto la corruzione di un mondo che non comprendono a pieno e che li terrorizza. Vi sono alcuni elementi in questo racconto che possono essere assunti a simboli di fuga, a partire dal riferimento ad alture, che nascondono i nostri personaggi, o altri oggetti.

È intanto significativo il fatto che la fuga si realizza su di una collina, quasi fosse emblema di una scalata ambita e difficile da raggiungere; il percorso affrontato dai protagonisti è fatto, così, di “long grass” (p.14), “tall trees”, “high stone walls” (p.15), elementi questi che hanno un significato ambiguo, in quanto, se da un lato servono a proteggere i nostri protagonisti dalla corruzione della realtà dilagante, poiché impediscono ai loro occhi di vedere al di là di quegli ostacoli, dall’altro lato tali alture sembrano incombere su di loro, quasi come fossero le sbarre di una prigione, che impedisce loro di sormontarle. Per un momento i due ragazzini si sentono vivi e liberi di comportarsi come dei selvaggi,