Il ricorso abusivo al credito
Il ricorso abusivo al credito e la truffa
Si è già potuto accennare supra, nel momento in cui si è fatto riferimento alla nozione di dissimulazione, ad alcune differenze che distinguono il reato di ricorso abusivo al credito da quello di truffa. In modo particolare, in questa sede ci si occuperà di approfondire ulteriormente la questione, individuando in modo analitico, soprattutto grazie all’ausilio della fondamentale analisi dottrinale, gli elementi che consentono di non confondere tra loro le due fattispecie.
Come prima cosa è necessario indicare nuovamente la previsione insita all’interno dell’articolo 640 del c.p. che disciplina la truffa, indicando che: “Chiunque, con artifizi o raggiri, inducendo taluno in errore, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da euro 51 a 1.032”
Già all’esordio degli anni Cinquanta la dottrina si occupava del problema della necessaria distinzione tra queste due figure di reato; infatti, DE SEMO , nella conclusione del suo testo relativo proprio al reato di ricorso abusivo al credito si occupava di sottolineare che esso si poteva distinguere dal reato di truffa soprattutto perché il soggetto agente, in relazione alla fattispecie descritta dall’articolo 218, non si proponeva di raggiungere, in aggiunta rispetto alla concessione del credito (a proprio vantaggio), anche l’obiettivo del cagionamento del danno nei confronti del concedente il fido o il finanziamento. Infatti, basandosi sul contenuto della relazione del Guardasigilli , esso teneva a specificare che in merito alla truffa era necessario che il reato si manifestasse attraverso il compimento (e l’ottenimento) dell’ingiusto profitto con l’altrui danno. Ma l’Autore non si fermava qui; infatti, aggiungeva che “nel ricorso abusivo al credito manca l’artifizio o il raggiro; se questo invece concorresse e si verificasse anche il danno altrui, si profilerebbe una responsabilità a titolo di truffa”; esso accennava anche alla preesistente clausola di riserva, relativa alla sussistenza di reati più gravi, nel cui gruppo era possibile annoverare sicuramente la truffa; grazie a tale clausola, perciò, si poteva determinare l’esclusione ulteriore dell’assimilazione tra le due differenti condotte di reato. Praticamente coeva rispetto all’esposizione posta in essere da De Semo è anche l’analisi della questione in esame realizzata da parte di PROVINCIALI , il quale si occupava di sottolineare non tanto la presenza di fondamentali differenze intercorrenti tra l’articolo 218 Legge Fallimentare e la norma dell’articolo 640 c.p., quanto la presenza un parziale parallelismo tra le due tipologie di reati; in modo particolare, esso indicava che in relazione al ricorso abusivo al credito si poteva verificare “la stessa situazione che si ha per la truffa commessa dal fallito: trattasi di reati di diversa oggettività giuridica, dei quali, pertanto, è ammesso il concorso materiale, col conseguente cumulo delle pene” ; questa possibilità di concorso si poteva realizzare, secondo l’Autore, grazie alla previsione di una formulazione autonoma del reato fallimentare rispetto alla disposizione presente in precedenza all’interno del codice di commercio; tale “distacco”, infatti, consentiva non soltanto il concorso tra il ricorso abusivo al credito e la bancarotta, ma anche rispetto agli altri “reati non fallimentari ascritti al fallito” tra i quali si poteva annoverare anche la truffa. Tuttavia, esso specificava anche che il concorso si sarebbe potuto compiere solamente nel caso in cui la truffa fosse stata integrata relativamente ad un fatto totalmente diverso rispetto a quello fondante l’imputazione per ricorso abusivo al credito. Quindi, il fatto di aver enucleato il reato oggi previsto all’interno delle disposizioni dell’articolo 218 Legge Fallimentare rispetto alla bancarotta lo rendeva, già al tempo, idoneo a fondare un concorso materiale rispetto a reati di tipo fallimentare e non.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Il ricorso abusivo al credito
CONSULTA INTEGRALMENTE QUESTA TESI
La consultazione è esclusivamente in formato digitale .PDF
Acquista
Informazioni tesi
Autore: | Stefania D'ammicco |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2006-07 |
Università: | Università degli Studi di Torino |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Alessandra Rossi Vannini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 431 |
FAQ
Come consultare una tesi
Il pagamento può essere effettuato tramite carta di credito/carta prepagata, PayPal, bonifico bancario.
Confermato il pagamento si potrà consultare i file esclusivamente in formato .PDF accedendo alla propria Home Personale. Si potrà quindi procedere a salvare o stampare il file.
Maggiori informazioni
Perché consultare una tesi?
- perché affronta un singolo argomento in modo sintetico e specifico come altri testi non fanno;
- perché è un lavoro originale che si basa su una ricerca bibliografica accurata;
- perché, a differenza di altri materiali che puoi reperire online, una tesi di laurea è stata verificata da un docente universitario e dalla commissione in sede d'esame. La nostra redazione inoltre controlla prima della pubblicazione la completezza dei materiali e, dal 2009, anche l'originalità della tesi attraverso il software antiplagio Compilatio.net.
Clausole di consultazione
- L'utilizzo della consultazione integrale della tesi da parte dell'Utente che ne acquista il diritto è da considerarsi esclusivamente privato.
- Nel caso in cui l’utente che consulta la tesi volesse citarne alcune parti, dovrà inserire correttamente la fonte, come si cita un qualsiasi altro testo di riferimento bibliografico.
- L'Utente è l'unico ed esclusivo responsabile del materiale di cui acquista il diritto alla consultazione. Si impegna a non divulgare a mezzo stampa, editoria in genere, televisione, radio, Internet e/o qualsiasi altro mezzo divulgativo esistente o che venisse inventato, il contenuto della tesi che consulta o stralci della medesima. Verrà perseguito legalmente nel caso di riproduzione totale e/o parziale su qualsiasi mezzo e/o su qualsiasi supporto, nel caso di divulgazione nonché nel caso di ricavo economico derivante dallo sfruttamento del diritto acquisito.
Vuoi tradurre questa tesi?
Per raggiungerlo, è fondamentale superare la barriera rappresentata dalla lingua. Ecco perché cerchiamo persone disponibili ad effettuare la traduzione delle tesi pubblicate nel nostro sito.
Per tradurre questa tesi clicca qui »
Scopri come funziona »
DUBBI? Contattaci
Contatta la redazione a
[email protected]
Parole chiave
Tesi correlate
Non hai trovato quello che cercavi?
Abbiamo più di 45.000 Tesi di Laurea: cerca nel nostro database
Oppure consulta la sezione dedicata ad appunti universitari selezionati e pubblicati dalla nostra redazione
Ottimizza la tua ricerca:
- individua con precisione le parole chiave specifiche della tua ricerca
- elimina i termini non significativi (aggettivi, articoli, avverbi...)
- se non hai risultati amplia la ricerca con termini via via più generici (ad esempio da "anziano oncologico" a "paziente oncologico")
- utilizza la ricerca avanzata
- utilizza gli operatori booleani (and, or, "")
Idee per la tesi?
Scopri le migliori tesi scelte da noi sugli argomenti recenti
Come si scrive una tesi di laurea?
A quale cattedra chiedere la tesi? Quale sarà il docente più disponibile? Quale l'argomento più interessante per me? ...e quale quello più interessante per il mondo del lavoro?
Scarica gratuitamente la nostra guida "Come si scrive una tesi di laurea" e iscriviti alla newsletter per ricevere consigli e materiale utile.
La tesi l'ho già scritta,
ora cosa ne faccio?
La tua tesi ti ha aiutato ad ottenere quel sudato titolo di studio, ma può darti molto di più: ti differenzia dai tuoi colleghi universitari, mostra i tuoi interessi ed è un lavoro di ricerca unico, che può essere utile anche ad altri.
Il nostro consiglio è di non sprecare tutto questo lavoro:
È ora di pubblicare la tesi