Le Psyché di Jean Baptiste Lully. Analisi scenico-musicale delle tre versioni teatrali della favola di Apuleio alla corte del re Sole.

Il processo di estensione e consolidamento dell'assolutismo monarchico di Luigi XIV, realizzatosi con la fondazione delle Accademie e la creazione delle prime opere in lingua francese, portò ad accentrare sempre di più nelle sue mani il potere politico e culturale, esautorando di fatto la grande nobiltà. Tutto ciò ebbe ovviamente notevoli ripercussioni sulla musica. In primis essa si trasformò in specchio e cassa di risonanza del fasto monarchico, con lo scopo esplicito di esaltare allegoricamente le gesta gloriose del sovrano; in secondo luogo essa venne ad assumere un'accentuata connotazione “nazionale”, ponendosi in forte e polemica opposizione rispetto al gusto musicale fino ad allora in gran parte unitario e sovranazionale degli altri paesi; infine essa assunse una dimensione fortemente centralizzata e propagandistica. Sotto il diretto controllo del sovrano solo un compositore riuscì a diventare il coordinatore ed il creatore della musica del re, assurgendo ben presto a modello normativo per tutti i musicisti francesi della sua generazione, e rimanendolo fino alla riforma gluckiana di quasi un secolo e mezzo dopo: Jean Baptiste Lully.
Egli riuscì a raggiungere tale supremazia grazie alla sua irrefrenabile ambizione, ma anche grazie alle sue straordinarie abilità di ballerino e musicista, qualità che seppe genialmente far coincidere con quelle del suo sovrano.