Il Bilancio sociale negli enti locali. Esperienze a confronto.

Se con la legge 142/90, nel rispetto del disegno costituzionale, viene introdotto il principio di sussidiarietà, successivamente, prima con la legge 59/97, e infine con la modifica del titolo V, viene ribaltata l’impostazione della Costituzione del 1948 in materia di distribuzione delle funzioni amministrative tra Stato, Regioni ed Enti Locali. Ne scaturisce una nuova architettura dei poteri, un rovesciamento dei rapporti tra centro e periferia che lascia allo Stato solo le funzioni ed i compiti riconducibili ad una serie di materie espressamente elencate, conferendo tutte le altre alle regioni e agli enti locali. In questo modo, in attuazione dei principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza, «ciascuno sarà titolare esattamente delle funzioni che gli competo-no...e in relazione ad esse non avrà senso una distinzione fra funzioni proprie e funzioni in qualunque modo non proprie».Circa l’ambito di intervento, l’art. 3 del d.lgs. n. 267/2000 definisce i comuni e le province enti locali che rappresentano le proprie comu-nità, ne curano gli interessi e ne promuovono lo sviluppo. Già in pre-cedenza diversi interventi avevano precisato l’autonomia impositiva e finanziaria degli enti locali nell’ambito dei propri statuti e regolamenti e delle leggi di coordinamento della finanza pubblica.Il rafforzamento dell’autonomia ha inoltre previsto, come conse-guenza, anche una modifica significativa nell’ambito dei controlli. La legge costituzionale n. 3/2001 ha, infatti, abrogato l’art. 130 della co-stituzione che disciplinava i controlli preventivi di legittimità e di me-rito sugli atti degli enti locali.