Il cinema e la lotta armata in Italia: dalla fabbrica al caso Moro

L’attenzione si è concentrata su alcune fasi della lotta armata e, per raccontare quelli che reputo i momenti cruciali, ho prediletto il punto di osservazione di alcuni registi rispetto ad altri. Il cinema attraverso alcune pellicole rende conto della drammatica immutabilità di alcune situazioni politico-sociali.

Nel secondo e nel terzo capitolo mi sono servito dei film di Elio Petri Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto e La classe operaia va in paradiso per fornire una vera e propria istantanea, piuttosto colorita, della società dei primissimi anni Settanta e della sue contraddizioni.
Attraverso l’analisi dei due film considerati penso di poter dire di essere riuscito a far emergere le immense possibilità dello strumento filmico che, sostenuto anche dalle interpretazioni dell’attore Gian Maria Volonté, diventa capace di creare una consapevolezza comune, scendendo nel profondo dei gangli della società. La triste immagine che emerge è quella di una società a compartimenti stagni: il Potere deve rimanere ad ogni costo al suo posto e chi è marginale non ha alcuna possibilità di emergere dalla propria condizione.
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La metaforica parabola della lotta armata, presentata nella fase introduttiva, si conclude con la trattazione della vicenda di Aldo Moro.
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Solamente Il Caso Moro, girato nel 1986, dei tre film presi in considerazione, può essere visto come relativamente vicino ai fatti raccontati.
Buongiorno, notte e Piazza delle Cinque Lune, entrambi del 2003, diventano la testimonianza di quanto sia ancora attuale per il cinema confrontarsi con quel periodo. I numerosi enigmi e i casi irrisolti legati alla stagione degli ’anni di piombo’ hanno offerto e, probabilmente, continueranno ad offrire allo strumento filmico illimitate possibilità di intervento e di rappresentazione.