Ultimo viene il poeta. La mancata influenza di Henry Charles Bukowski Jr. in Italia.
All’angolo rosso, pantaloncini verdi: Henry Charles Bukowski Jr., lo sfidante.
Per Bukowski handicap fu certamente l'alienazione, condizione che echeggia di continuo nell'opera e su cui l'elemento biografico ha avuto un'influenza rilevante. La questione però non è legata soltanto al rapporto conflittuale con la famiglia (un padre duro, che lo accusava continuamente di mancare di carattere e di ambizione e una madre assolutamente incapace di prendere le sue parti) ma anche al fatto di essere stato un immigrato prima e colpito da una gravissima forma di acne giovanile poi.
Come noto, in America del Nord la popolazione è frammentata in piccole comunità: italiane, spagnole, francesi, indiane, pakistane ecc… e chiunque abbia un parente emigrato nel Nuovo Continente sa quanto appartenere alla comunità di “partenza” sia importante e quanto questa influisca nella vita di tutti i giorni. Ciò che invece è meno noto, è che integrazione e multirazialità, tanto vantate dalle istituzioni, fungono da copertura ad un profondo disagio sociale. Non c'è soltanto lo “scontro” fra bianchi e neri o le annose questioni ebraiche, messicane e oggi musulmane ma addirittura distanza fra immigrati di stesse comunità ma di diverse generazione, ovvero c'è differenza anche nella differenza.
Proprio Bukowski fu testimone diretto di tale emarginazione (peraltro aggravata dalla crisi economica degli anni '30), descritta nel romanzo autobiografico sull'infanzia e successivamente ricordata in German:
"being the German kid in the 20's in Los Angeles
was difficult.
[…]
I was more or less accepted (but never really)
which was all right with me.
those sons-of-bitches were Americans,
they and their parents had been born here.
[...]
they were pale and often fat with runny
noses and big belt buckles.
I decided never to became an American.
[...]."
Nonostante lo sforzo da parte di tutta la famiglia, che addolcì la pronuncia del cognome (passato da “Bukov-ski” a “Bukou-ski”) e cambiò i nomi di battesimo da Heinrich Karl a Henry Charles, da Katharina a Kate (la mamma), di “mimetizzarsi”, il piccolo Bukowski rimase perlopiù emarginato dal resto dei bambini del vicinato, coi quali il padre, ambizioso e snob, non voleva giocasse e perché si sentiva superiore e perché le condizioni economiche, in cui versava la famiglia, non permettevano certo di sciupare i vestiti: «i nostri genitori non badavano ai graffi e al sangue e ai lividi; il peccato tremendo e imperdonabile era farsi un buco nei calzoni, all'altezza delle ginocchia».
Questo brano è tratto dalla tesi:
Ultimo viene il poeta. La mancata influenza di Henry Charles Bukowski Jr. in Italia.
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Informazioni tesi
Autore: | Roberto Di Pietro |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Roma Tor Vergata |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Lettere |
Relatore: | Fabio Pierangeli |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 45 |
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