Strategie imprenditoriali nell'industria olearia: il caso Salov

Negli ultimi anni l’olivicoltura biologica, in particolare quella da olio, ha avuto un notevole sviluppo sia per numero di operatori e di aziende, sia per l’incremento delle superfici investite, sia per ciò che concerne l’affermazione dei prodotti biologici sul mercato. Questo ci porta ad affermare che, per l’olio extravergine di oliva biologico, così come per altri beni, non si parli più di “prodotto di nicchia”, ma di un prodotto la cui diffusione rappresenta un fenomeno in fase di crescita e la cui affermazione, se supportata da adeguate politiche aziendali, può portare ad un migliore posizionamento sul mercato delle aziende produttrici. Tra l’altro, la coltura dell’olivo è facilmente convertibile alla coltivazione biologica poiché è caratterizzata da un agro-ecosistema estremamente adattato ai diversi ambienti italiani e che non richiede, contrariamente ad altre produzioni, profonde innovazioni. Secondo gli ultimi dati Istat, l’8% della superficie investita a oliveto è coltivata con metodi di produzione biologica. L’estensione complessiva di circa 86 mila ettari è pari a circa il 13% della SAU biologica italiana. Riportando l’analisi a un ambito territoriale, emerge che la distribuzione della superficie olivicola biologica riflette quella riportata per la SAU biologica nazionale complessiva. Anche in questo caso, infatti, la superficie olivicola biologica è concentrata per oltre il 75% nelle aree meridionali; in particolare in Calabria (25%), in Puglia (27%) e nelle isole, dove risalta, per importanza, il dato della Sicilia (11%) oliva.