La politica energetica italiana tra aziendalizzazione ed europeizzazione
La crescita lenta e l’avvio delle privatizzazioni
La successione delle crisi e l’esperienza dell’inflazione a due cifre produssero una nuova consapevolezza: la crescita economica non era più quella dei decenni passati. Il tasso di crescita ritenuto normale per un paese industrializzato era ormai più vicino al 2% che al 5%. In ciascun paese la banca centrale era impegnata a garantire il grado di stabilità monetaria che essa riteneva necessario e possibile, e tendeva a convergere sulla nozione di stabilità monetaria che veniva definita dal consenso delle altre banche centrali, sul quale le più potenti avevano determinate influenze. Il mercato mondiale dei capitali, ormai ampiamente unificato, si incaricava di rendere difficili e oltremodo costosi i comportamenti devianti. La crescita lenta allontanava il rischio di strozzature nella fornitura di materie prime. Nuove crisi energetiche apparivano improbabili. Il prezzo del petrolio in termini di prodotti industriali era ricaduto, con il controshock del 1985, al livello precedente lo shock del 1973; e non si attendevano forti allontanamenti. Le economie europee sembravano solidamente avviate ad un destino sempre più strettamente comune. Gli ultimi cicli economici vedevano una quasi perfetta sincronia tra sistemi nazionali europei, violata solo debolmente agli inizi degli anni ottanta da un breve tentativo francese di far rientro dall’inflazione isolata e, più significativamente, all’inizio del decennio novanta, dall’espansione dell’economia tedesca dovuta all’onda di spesa pubblica che l’improvviso assorbimento dei Länder orientali ha reso necessaria.
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La politica energetica italiana tra aziendalizzazione ed europeizzazione
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Informazioni tesi
Autore: | Davide Previtera |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2003-04 |
Università: | Università degli Studi della Calabria |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze Politiche |
Relatore: | Giorgio Giraudi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 206 |
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