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La questione delle unioni matrimoniali tra donne musulmane e uomini non musulmani in Italia

Il matrimonio nel diritto islamico

La famiglia assume, anche nel diritto islamico, un'importanza preponderante. Essa infatti rappresenta, per così dire, l'elemento fondante su cui si viene a costituire l'intera società. Per questo motivo, anche nel diritto islamico grande importanza è riservata al legame matrimoniale, come atto costitutivo dell'elemento famiglia. Il matrimonio (nikah) occupa nella Shari'a una posizione intermedia tra le 'ibadat (le regole del culto, ossia le regole relative al rapporto tra l'uomo e Dio) e le mu'amalat (i rapporti giuridici tra l'uomo e i suoi simili). Infatti, continua Vercellin, esso costituisce sia un'ingiunzione divina, grazie alla quali diventano leciti i rapporti carnali tra uomo e donna, sia un contratto tra due parti; tale contratto per il marito prevede una serie di diritti sulla donna (godimento sessuale, autorità maritale), per la donna invece garantisce un corrispettivo economico che il marito le deve sia al momento della stipula del contratto (mahr), sia nella vita di ogni giorno sotto forma di beni di uso comune per il soddisfacimento dei suoi bisogni (abiti, vitto, alloggio..). Da ciò si deduce che la caratterizzazione che assume il matrimonio musulmano è quella di contratto di puro diritto civile, anche se la sua celebrazione è accompagnata dall'invocazione di Dio e dalla lettura di versetti del Corano. Tale contratto regola le modalità con le quali può avvenire lo scambio fondamentale, quello tra il dono nuziale (mahr) che l'uomo offre alla donna, e, in cambio, la possibilità di avere con lei rapporti sessuali, che divengono così legittimi.
Sono indispensabili quattro elementi per la validità del matrimonio: la capacità giuridica delle parti, il consenso dei futuri coniugi, l'intervento del tutore della sposa (wali) e la costituzione del donativo nuziale (mahr) a vantaggio esclusivo della nubenda. Le due figure che intervengono nella stipula del contratto sono lo sposo e il wali, il rappresentante della donna. Il wali è il parente maschio più prossimo alla donna, e deve essere musulmano, pubere, sano di mente, e tenuto all'osservanza dei doveri religiosi. Giorgio Vercellin definisce il wali come un "tutore [...] incaricato di rendere manifesto alla controparte l'accordo della donna e di concederla al futuro marito". Infatti, continua Vercellin, essendo il nikah valido soltanto con il consenso degli sposi, mentre lo sposo può palesare il proprio accordo in prima persona, la sposa si esprime nella sfera pubblica attraverso il tutore. Causa di questo, probabilmente, sempre secondo Vercellin, è la proibizione per la donna nel mondo musulmano di intervenire direttamente nella sfera pubblica. A questo proposito Vincenzo Abagnara afferma che la sussistenza della figura del wali si può spiegare perché "dati i costumi orientali che esigono la clausura della donna, difficile riuscirebbe alla donna musulmana stipulare con la dovuta cautela un negozio di tanta importanza". Il wali quindi ha una funzione di portavoce della parte femminile. La sua figura con l'andare del tempo ha progressivamente perso d'importanza e d'influenza, tanto che oggi è generalmente considerato un semplice mandatario della sposa. D'altra parte però il wali non è scomparso dalle norme del diritto islamico, e in alcuni casi la sua presenza è ancora necessaria per la validità del contratto, anche se, ripeto, nella prassi più diffusa esso detiene una funzione simbolica e di richiamo alla tradizione, più che di partecipazione attiva.
Lo sposo e il wali concludono quindi il contratto di matrimonio stabilendo l'entità del dono nuziale (mahr). Il mahr è un altro elemento giuridicamente indispensabile per la validità del matrimonio secondo il diritto islamico. Non assimilabile alla "dote" che caratterizza la tradizione europea, essendo questa un insieme di beni portati dalla donna per sostenere l'onere del matrimonio, il mahr è costituito da una quantità di denaro o beni che lo sposo attribuisce alla donna, e nel cui esclusivo possesso rimane. Giorgio Vercellin spiega che il donativo nuziale "rimaneva di esclusiva pertinenza e proprietà della moglie, ed era obbligatorio al punto che interveniva anche nel caso di matrimoni contratti tra musulmani e donne cristiane o ebree". La somma del mahr, sulla cui entità sembrano non esistere regole precise o concordi, deve essere versata, in una o più rate, direttamente alla donna, la quale appunto diventerà il solo possessore di questa cifra, e potrà utilizzarla come preferisce, senza che nessuno possa sottrargliela.
Al momento della stipula tra il futuro sposo e il wali possono essere introdotte nel contratto anche delle clausole particolari, come ad esempio l'impegno da parte del marito a non sposare un'altra donna oppure la verginità della sposa.

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La questione delle unioni matrimoniali tra donne musulmane e uomini non musulmani in Italia

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Informazioni tesi

  Autore: Giovanni Andriolo
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2005-06
  Università: Università degli Studi Ca' Foscari di Venezia
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere Moderne
  Corso: Lingue e letteratura afroasiatiche
  Relatore: Giorgio Vercellin
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 118

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