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Digital divide: per un approccio critico

Definizioni ed evoluzioni non pervenute

1999. Il telefono cellulare veniva definito così: “Telefono portatile individuale che impiega una rete di comunicazioni ad alta frequenza (450 e 900 megahertz) basata su numerosi ripetitori che controllano “celle” di territorio del raggio di circa 20 km”.
2009. Dieci anni dopo: “Il telefono cellulare, chiamato anche semplicemente cellulare o telefonino, è un apparecchio radio trasmittente e ricevente per la comunicazione in radiotelefonia, collegato alla rete telefonica di terra tramite centrali di smistamento, denominate stazioni radio base (BTS, Base Transceiver Station), molto spesso dotate di tre o più celle, ciascuna capace di diverse connessioni con gli apparecchi mobili. Il telefono cellulare consente di avere sempre disponibile un collegamento telefonico fino a che l'apparecchio si trovi nel raggio di copertura di una "cella" (variabile da cella a cella, da poche centinaia di metri fino a 35 km da una stazione radio base, in funzione della struttura della rete. Il limite di distanza dipende dalle specifiche correlate alla tecnologia GSM)”.
In termini molto spiccioli: le parole che definiscono il significato del termine “telefono cellulare” non sono cambiate di molto nel corso del decennio 1999-2009. Nonostante un’evoluzione tecnologica paurosa che ha visto coinvolto questo incredibile oggetto, nei due lustri presi in considerazione, la definizione nei vocabolari e nelle varie enciclopedie non è cambiata molto. Come se, per dirne una, la convergenza di moltissimi media in un’unica tecnologia fosse un evento di poco conto.
Per trovare definizioni più moderne bisogna far riferimento ad altri new media, creati sulla scia entusiastica del cellulare e di altre scoperte tecnologiche, nei quali la convergenza mediale si è palesata in un tempo relativamente breve. Infatti lo smartphone, ad esempio, viene così definito: “(…) è un dispositivo portatile che abbina funzionalità di gestione di dati personali e di telefono. Può derivare dall'evoluzione di un PDA a cui si aggiungono funzioni (non sempre tutte) di telefono (per questo detti anche PDA-Phones) o, viceversa, di un telefono mobile a cui si aggiungono funzioni di PDA. La caratteristica più interessante degli smartphone è la possibilità di installarvi altri programmi applicativi, che aggiungono nuove funzionalità. Questi programmi possono essere sviluppati dal produttore, dallo stesso utilizzatore, o da terze parti. Oggi esistono smartphone con connessione GSM/GPRS/EDGE/UMTS/HSDPA e che utilizzano le tecnologie Bluetooth e Wi-Fi”. Si tratta di una definizione più ricca rispetto alle altre, che, detto senza mezzi termini, va a delineare il profilo di un telefono cellulare evoluto che può estendere le sue capacità di utilizzo attraverso l’installazione di software applicativi. Caratteristiche quindi che esaltano ancor di più le sue qualità di obliquità, e di conseguenza vengono messe in gioco le capacità sensoriali dell’individuo rispetto all’interazione con la macchina, e di ubiquità. Per quanto riguarda la prima caratteristica basti pensare, ad esempio, ai touchscreens che permettono anche l’utilizzo del senso tattile; per quanto concerne la seconda, invece, si pensi alla rivoluzione che ha portato all’interno della quotidianità il new media “cellulare” (connessione ad internet, reperibilità, ecc…). Ma ci sono parecchi telefoni cellulari, anche a bassissimo costo per le capacità tecnologiche che possiedono, che possono fornire molti di questi servizi. Non è obbligatorio investire soldi sullo smartphone.
Riguardo il modernissimo Iphone, invece, vengono spese queste parole: “Le funzionalità relative alla telefonia sono quelle classiche di uno smartphone, e comprendono anche la possibilità di effettuare un'audioconferenza unendo più telefonate (durante la presentazione del prodotto, Steve Jobs ha utilizzato una conferenza a tre, ma il telefono supporta fino a 5 partecipanti, lasciando comunque disponibile una seconda linea per le chiamate in entrata)”.
Evoluzione: dal telefono fisso al cordless, passando per il telefono cellulare che poi diventa smartphone fino ad arrivare all’Iphone. Anche quest’ultimo si evolverà. E così via. Se cambia l’oggetto di studio cambiano anche le definizioni dell’oggetto stesso. Ma a cambiare sono anche modalità d’uso della tecnologia presa in considerazione. E mutando le modalità d’utilizzo mutano anche i divari digitali ad esse associati. Figuriamoci se il digital divide resta fermo. Cresce di pari passo con l’evolversi della tecnologia. Muta con il cambiare delle potenzialità dei vari new media, telefono cellulare incluso.
Proprio per il proseguo di questo lavoro risulta quindi importante parlare di un new media che, forse per primo, ha sconvolto la vita quotidiana degli individui; che ha messo in discussione il senso di responsabilità delle nuove generazioni, di bambini che sempre più piccoli hanno già un telefonino tra le mani; che quindi ha costretto la pedagogia ad aggiornarsi; che ha obbligato i genitori a prendere decisioni sempre più importanti in maniera, molto spesso, sempre più incosciente (ora la raccomandazione non è “Fai il/la bravo/a, ma è: “Hai il cellulare carico?”. Che ha il sapore, quasi amaro, di: “Male che vada se si mette nei guai ha il cellulare in tasca”); un new media il cellulare che, anche in questo caso per primo, ha iniziato e sta continuando a fare qualche buco significativo nell’immenso muro di gomma che è rappresentato dal digital divide .

Questo brano è tratto dalla tesi:

Digital divide: per un approccio critico

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Informazioni tesi

  Autore: Matteo Petrucci
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Urbino
  Facoltà: Sociologia
  Corso: Scienze della comunicazione
  Relatore: Giovanni Boccia Artieri
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 111

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