"It's an Endless World!" - Il cyberpunk giapponese nella prospettiva di Endo Hiroki

Usato molto spesso come ambientazione prediletta delle opere occidentali, il cyberpunk non poteva rimanere a lungo lontano dalle coste giapponesi. Escludendo le opere che hanno preceduto la nascita del genere, il cyberpunk in Giappone si è sviluppato pressoché in contemporanea a quello occidentale, apportando però una serie di modifiche che lo rendono qualcosa di nuovo e, alla fine, totalmente differente da quello che il cyberpunk ha rappresentato in occidente. Il primo grande cambiamento che ha apportato il Giappone al genere cyberpunk è l’area di produzione. Viene infatti abbandonato l’ambito letterario in favore della produzione cinematografica e artistica e, infatti, non è un caso se le due opere più rappresentative del cyberpunk nipponico sono un manga, Akira di Ōtomo Katsuhiro e un film, Tetsuo: The Iron Man di Tsukamoto Shinya.
I temi fondanti del cyberpunk occidentale, come la lotta per la libera informazione o contro grandi multinazionali, vengono via via abbandonati. Soprattutto nel cinema, cyberpunk non sono altro che le ambientazioni che fanno da sfondo a storie che vanno dal fetish all’horror e che hanno ben poco a che vedere con le vicende di Neuromante o Blade Runner. Il cyberpunk viene totalmente rielaborato e usato come semplice pretesto per inscenare situazioni altrimenti difficilmente spiegabili, come le varie trasformazioni corporee di Tetsuo o gli avvenimenti sovrannaturali presenti in Akira. Anche le successive produzioni cyberpunk giapponesi continueranno a percorrere questa via, soprattutto nel cinema, creando trame distanti dal modello occidentale e concentrandosi per la maggior parte su argomenti come sesso, violenza e mutazioni pseudo-meccaniche, come nel caso di Pinocchio 964, Rubber’s Lover, Death Powder, Hellevator, Meatball Machine e I.K.U. Quello giapponese è un cyberpunk talmente atipico che spesso viene inserito in una categoria a parte conosciuta come Extreme Cyberpunk. Estremi assalti sensoriali con l’unico scopo di eliminare i confini dati alla condizione umana. Violenza estrema, tortura, modificazioni corporee invasive, bizzarre esperienze sessuali, fusione tra vita e morte. Tutto ciò attraverso il canale privilegiato dell’esperienza visiva e simbolica. Alla fine, ciò che rimane e che accomuna queste produzioni al cyberpunk occidentale non è altro che l’aspetto grafico, come la tecnologia usata o le ambientazioni, anche se anche in questo caso, molti tendono a considerare anche queste rappresentazioni influenzate in minima parte dalla cultura occidentale.