La tutela dei diritti fondamentali nel costituzionalismo albanese

Dopo 40 anni di regime comunista nel 1990 il vento del cambiamento in seguito al crollo del muro di Berlino e degli altri regimi comunisti nell’Est europeo arriva anche in Albania. La crisi e la scomparsa dei regimi comunisti hanno costituito il frutto della sconfitta storica di un modello d’organizzazione civile e politica. Il crollo dei regimi comunisti ha comportato una fase di liberazione, ma soprattutto la necessità di transizione e costruzione di sistemi politici pluralisti. Dal punto di vista formale per quanto riguarda le normative costituzionali nella quasi totalità degli ordinamenti dell’est è stata adottata una nuova Costituzione, mentre in Ungheria, Polonia e Lettonia si è scelta la strada delle modificazioni parziali. La disgregazione del blocco sovietico e le trasformazioni politico-costituzionali dell’Est percorsero anche l’Albania. Tutto iniziò a Tirana nel 1990 con alcune manifestazioni degli studenti contro il peggioramento delle condizioni di vita, la situazione, però degenero mese dopo mese. Agli studenti si riunirono migliaia di cittadini e le richieste divennero politiche tanto che nel dicembre del 1990 il presidente Ramis Alia si vide costretto a introdurre almeno formalmente il multipartitismo e un parziale ritorno alla proprietà privata. Il partito del lavoro venne ribattezzato Partito Socialista e nacquero dodici nuovi partiti, tra cui il partito democratico di Sali Berisha il quale nel 1992 vinse le elezioni politiche. Da quel momento possiamo dire che ebbe ufficialmente fine la dittatura comunista.