La tutela della salute nell’ordinamento multilivello. Nuovi modelli di Welfare per l’attuazione della riforma del Titolo V della Costituzione.

A fronte del decentramento territoriale delle competenze che si è realizzato a seguito dell'introduzione della legge costituzionale 3 del 2001, e data la forte interdipendenza tra tutela dei diritti e poteri che li devono proteggere, si sottolinea come i diritti (civili e sociali) sono diventati l'oggetto possibile di molte competenze legislative regionali costituzionalmente garantite con il rischio per l'universalità del diritto alla salute come diritto fondamentale di una differenziazione territoriale nella disciplina regolativa e nella concreta erogazione di servizi e prestazioni strumentali.

Per queste ragioni il rapporto tra regionalismo spiccato e uguaglianza in materia sanitaria si pone in termini complessi. Da un lato, infatti, appare evidente la necessità di un decentramento che possa rendere più efficiente la risposta delle istituzioni ai bisogni dei cittadini, dall'altro, risulta essenziale l'esigenza di garantire a tutti i consociati un minimo di uguaglianza di condizioni di vita, indipendentemente dal loro luogo di residenza.

In questo senso e in mancanza del riferimento all'interesse nazionale quale meccanismo di tutela di esigenze di carattere unitario, la competenza esclusiva dello Stato alla determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni sembra essere stata concepita come strumento di armonizzazione del principio autonomistico con il principio di uguaglianza, come clausola finalizzata alla salvaguardia dell'unità nazionale, scevra da ogni tendenza disgregante che una adesione al federalismo impone: "è la disposizione che per eccellenza si oppone alla frammentarietà del sistema".