Le operazioni di peacekeeping

Le peacekeeping operationsTali operazioni, svolte nello spirito dettato dal capitolo VI dello Statuto delle Nazioni Unite, hanno comportato lo schieramento sul terreno di contingenti impegnati in compiti di: controllo delle linee di demarcazione, monitorizzazione di accordi come “cessate il fuoco”, vigilanza di “zone cuscinetto”, azioni di disarmo e controllo delle frontiere.
Negli ultimi anni le Nazioni Unite hanno significativamente ampliato la tipologia delle azioni militari svolte nell’ambito delle operazioni di mantenimento della pace fino a includere la protezione dei rifugiati e le azioni di soccorso umanitario.
Come prima accennato, le peacekeeping operations possono prevedere anche l’impiego di personale civile, facente capo a un responsabile civile della missione, impiegato con compiti di polizia civile, osservatori e consultazioni elettorali o per il rispetto dei Diritti Civili.
Una delle prime caratteristiche che emerge è il ruolo decisivo che in esse è svolto dalle forze di polizia civile. Inizialmente impegnati in attività di addestramento e monitoraggio, gli agenti di polizia internazionali sono stati in seguito coinvolti in funzioni operative, congiuntamente o in sostituzione delle autorità locali.
L’attribuzione di poteri diretti di pubblica sicurezza ha caratterizzato le operazioni in Cambogia, Somalia e Haiti, dove le autorità locali non erano in grado di garantire il rispetto delle leggi e l’ordine pubblico. Questo genere d’intervento di forze di polizia internazionali è di carattere transitorio, limitato cioè al periodo necessario per la ricostituzione di autorità nazionali legittime e ha sollevato alcune questioni riguardanti la sovranità dello Stato e la giurisdizione domestica.