Effetti del business penitenziario sul territorio statunitense: il paradosso di gated communities e prison towns

Nelle attuali società “assicuranti”, circondate e attraversate da protezioni, le preoccupazioni relative alla sicurezza, non solo rimangono onnipresenti, ma risultano esasperate, al punto da strutturare in larga misura la nostra esperienza sociale. Come rendere conto di questo paradosso? Esso ci porta ad ipotizzare – sostiene Castel – che non si debbano opporre insicurezze e protezioni come se appartenessero a due registri contrapposti dell’esperienza collettiva. L’insicurezza moderna non sarebbe l’assenza di protezioni, ma piuttosto il loro rovescio: la loro ombra, proiettata in un universo sociale organizzato intorno ad una richiesta senza fine di protezioni o ad una travolgente ricerca di sicurezza. Ma questa ricerca assomiglia di fatto agli sforzi impiegati per riempire una botte piena di fori, che lascia sempre filtrare il pericolo.
L’economia delle protezioni, insomma, produce una frustrazione sicuritaria, la cui esistenza appartiene in maniera sostanziale alle società che si costruiscono intorno alla ricerca di sicurezza. L’inflazione della preoccupazione di sicurezza dissolve infatti la possibilità stessa di essere protetti: essa colloca la paura nel cuore della vita associata e alimenta una mitologia della sicurezza, o piuttosto dell’insicurezza assoluta, che approda, al limite, ad un diniego della vita. L’ideologia della prevenzione generalizzata è quindi condannata al fallimento; ma il desiderio insopprimibile, che essa implica, di sradicare il pericolo alimenta una forma di angoscia inesauribile, specifica della modernità. La ricerca della sicurezza assoluta rischia in ultima analisi di entrare in contraddizione con i principi dello Stato di diritto e precipita facilmente in pulsione sicuritaria che degenera nella caccia ai sospetti e si appaga con la condanna di capri espiatori.