Land Grabbing e consumo di suolo:una comparazione tra i casi italiano e rumeno

Negli anni ‘50 la percentuale di suolo consumato non raggiungeva il 3%. L’andamento del consumo di suolo in Italia vede principalmente 2 picchi, nei decenni 1985-1995 e 2000-2010. Secondo l’ISPRA tra il 2006 e il 2012 abbiamo raggiunto addirittura i 27 ettari al giorno consumati, per poi scendere tra i 14 e i 16 fino al 2020 e superare i 17 ettari al giorno nel 2021³³. Sicuramente l’urbanizzazione ha avuto una forte influenza negli anni ‘80 sul consumo di suolo; aggiungiamo inoltre altri fattori come lo sviluppo delle industrie e dei distretti industriali locali, lo sviluppo delle infrastrutture, le migrazione interne, il cambio generazionale e l’aumento della popolazione. La crisi del 2008 ha lasciato il segno, dimezzando dal 2012 l’andamento del consumo di suolo. È utile notare che recentemente si è sviluppato un flusso inverso, dalle città alle campagne, che è diverso dalla periurbanizzazione e che incentiva il recupero e la ristrutturazione di casolari e case abbandonate nelle campagne. Questa controurbanizzazione permette di avere nuovi insediamenti senza consumare nuovo suolo. Un altro interessante dato è quello che riguarda la sensibilità della società civile, oggi molto più attenta all’ambiente e alla qualità della vita, che chiede a gran voce sempre più aree verdi e parchi. Da qui la nascita di orti sociali, parchi attrezzati per bambini e sportivi, ciclovie e percorsi pedonali, boschi urbani. Non sono di certo flussi capaci di contrastare l’avanzata del cemento e del degrado, dell’abbandono e dell’impermeabilizzazione del suolo ma possono essere dei punti di partenza per poter mirare ad una riduzione del consumo di suolo.


_{33 Munafò, M. (a cura di), 2022, Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici. Edizione 2022. Report SNPA (Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente) 32/22}