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Base neurali dell'esperienza religiosa

Mappatura cerebrale durante la recitazione di mantra differenti

L’indagine di T. Shimomura, M. Fujiki e colleghi [J. Akiyoshi, T. Yoshida, M. Tabata, H. Kabasawa, H. Kobayashi] del 2008, svolta presso il dipartimento di neurochirurgia di Oita, in Giappone, ha messo a confronto tre tipologie di concentrazione (due delle quali legate alle pratiche meditative tipiche del buddhismo giapponese), analizzandole attraverso la fMRI. I partecipanti allo studio sono stati reclutati nel tempio buddhista della penisola Kunisaki, nella prefettura di Oita. Gli 8 soggetti erano tutti uomini, destrimani, con un’età compresa tra i 25 e i 64 anni che non avessero pregresse storie mediche che implicassero problemi neurologici, psichiatrici o di diagnosi di malattie mentali. Un altro vincolo imposto dalla ricerca è stato che ogni monaco avesse recitato un sutra (ripetizione di brani derivanti dal testo sacro per i monaci, simili alla liturgia cristiana) ogni giorno, per più di un’ora, nei 10 anni che hanno preceduto l’indagine. Infine le meditazioni - attuali o antecedenti - non dovevano essere guidate o indotte da sostanze psicotrope.
Necessaria, ai fini della comprensione, è una breve descrizione dei compiti che sono stati affidati ai monaci: ogni monaco è stato infatti invitato a compiere tre tasks differenti, la ripetizione di un mantra (Namu Amida Butsu), di una scrittura (Sutra) e di un gioco di parole (Shiritori). Il Namu Amida Butsu “Io mi rifugio in Amida Butsu” è una vera e propria invocazione (Nenbutsu) che dà voce al desiderio di rinascere nell'Amida Pure Land; i monaci si immaginano di essere assorbiti in questa terra. I Sutra sono invece scritti raccolti postumi dai discepoli dove vengono tenuti insieme tutti gli insegnamenti del Buddha, in maniera similare al nuovo testamento evangelico del cristianesimo dove l’unica differenza risiede nell’interpretazione: i preti cristiani leggono ritualmente i loro scritti mentre i monaci buddhisti cantano (chant, nel testo originale che differisce semanticamente nella lingua inglese dal più comune sing, infatti l’autore lo definisce “like singing songs learned by heart”). Infine lo Shiritori è un comune gioco di concatenamento di parole giapponese in cui bisogna dire una parola che inizi con la stessa sillaba con cui finisce la parola detta precedentemente dall'avversario. Ad ogni monaco veniva richiesto di affrontare i tre compiti (corrispondenti alle tre prove descritte sopra) in un ordine prestabilito che non variava tra i soggetti e che era stato pensato in ordine di impegno attentivo, partendo perciò dal Nenbutsu, passando al Sutra per finire con lo Shiritori. Quattro periodi di controllo si alternavano a tre di attivazione ed ogni periodo era di 30 secondi, il tutto comunicato ai soggetti - dentro gli scanner - attraverso l’utilizzo di cuffie. La mappatura cerebrale ha mostrato l’incremento del segnale BOLD (Blood Oxygen Level Dependent) associato alla condizione di attività rispetto a quella di riposo. Nel primo compito, la ripetizione del mantra Nenbutsu, si è rilevata un’attivazione significativa nella corteccia prefrontale mediale destra e la corteccia prefrontale superiore [figura 2.1(4)], sempre se paragonata alla condizione di riposo, la corteccia del cingolo, la corteccia prefrontale dorsolaterale e la corteccia parietale. Queste aree risultano essere fortemente legate ai processi attentivi come la concentrazione su un focus e quella di natura spaziale.

Il secondo compito, valutato a priori dai ricercatori come atto meditativo che richiedeva una concentrazione intermedia rispetto agli altri due presi in esame, prevedeva la recitazione melodica del Sutra ed ha evidenziato l’attivazione di aree legate alla musica e al canto come la corteccia temporale destra e la corteccia prefrontale destra, nonché la corteccia prefrontale dorsolaterale e la corteccia parietale destra [figura 2.1(5)]. Altre attivazioni di interesse sono state il giro frontale medio sinistro, il giro sopramarginale destro ed il giro angolare destro. Infine lo Shiritori ha mostrato - come supposto - una forte attivazione delle aree del linguaggio, della corteccia prefrontale laterale destra e sinistra, delle cortecce frontali mediali bilateralmente, e dei giri frontale inferiore sinistro e frontale mediale destro e sinistro. A conclusione dello studio si può riflettere sulle differenze dei vari compiti, mettendoli a confronto. Le aree del Nenbutsu e del Sutra sono molto diverse da quelle legate al linguaggio dello Shiritori e molto simili a quelle rilevate da altri studi che hanno indagato precedentemente gli stati meditativi, in particolare quelle del mantra nel primo compito. La ripetizione di Namu Amida Butsu ha in comune però con lo Shiritori la ripetizione di parole o frasi molto brevi che stimolano i centri del linguaggio richiamando i singoli enunciati alla mente e coinvolgendo quindi il cingolo frontale mediale, mentre la corteccia prefrontale laterale sinistra e quella mediale frontale sono attivate dalla recitazione cantata del Sutra, caratterizzata da frasi molto lunghe. Sebbene però il canto e le percezioni melodiche attivino il giro temporale superiore destro, il compito del Sutra sembra evidenziare in questo studio maggiormente la corteccia prefrontale dorsolaterale e la corteccia parietale destra (aree coinvolte nell’attenzione visuospaziale). Ovviamente non è stato possibile escludere completamente quelli che gli autori chiamano “artifici legati a sub-processi” o altri processi non indagati legati alle pratiche meditative come banalmente i processi di ripetizione fonologica subvocali interni, ma in ogni caso le evidenze scientifiche restituite dalla risonanza magnetica funzionale sembrano confermare il legame tra meditazione e aree cerebrali comunemente associate ai processi di natura attentiva.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Base neurali dell'esperienza religiosa

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Informazioni tesi

  Autore: Martina Belli
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2021-22
  Università: Università Telematica Internazionale Uninettuno
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Psicologia
  Relatore: Walter Adriani
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 106

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Parole chiave

estasi
allucinazioni
meditazione
mindfulness
male sacro
neuroteologia
basi neurali e religione
sindrome di waxman- geschwind

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