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Da Propp a Rodari: l'importanza della narrazione nella pratica dell'insegnamento

La pedagogia narrativa

La pedagogia narrativa è una disciplina (piuttosto recente), che nasce dalla volontà di fornire a tutti i professionisti dell’educazione una serie di strumenti operativi/modalità di intervento finalizzati allo sviluppo del pensiero narrativo in bambini e ragazzi. Discende dalla piena consapevolezza di quanto già esposto circa le potenzialità della narrazione applicata all’apprendimento, e - pur essendo da sempre impiegata nelle scuole - è stata a lungo sottovalutata e relegata al semplice concetto funzionale di “imparare a leggere”, senza che fossero tenute nella dovuta considerazione
tutte le implicazioni trasversali e cognitive che la pratica del leggere, dell'ascolto ed espressione del narrato, possano indurre nei bambini e nei ragazzi. Tale pedagogia non ha goduto inoltre di una sua dignità al pari di tutte le altre metodologie pedagogiche […] solo di recente, in Italia, si iniziano a produrre ricerche e scrivere libri specifici che mettono insieme queste teorie e a parlare di pedagogia del narrare. (Bartoli 2020, 9)

Fin dalla più tenera età, i bambini entrano in relazione con ambiente e persone secondo modalità fortemente connesse con la narrazione: le narrazioni sono indispensabili per vivere, e assolvono a funzioni complesse di cui esistono oggi numerose evidenze scientifiche. L'acquisizione in età evolutiva di una buona competenza narrativa è quindi
fondamentale per favorire la costruzione delle capacità di pre-alfabetizzazione (emergent literacy) utili per l'apprendimento futuro, una sorta di “cassetta degli attrezzi” che il bambino continuerà ad utilizzare per tutta la vita. I bambini al loro inizio non dispongono ancora degli strumenti narrativi adeguati, noi adulti, educatori, insegnanti, dovremmo impegnarci più consapevolmente affinché essi acquisiscano attraverso la pedagogia narrativa, questi preziosi strumenti utili al loro sviluppo cognitivo, emotivo, sociale. (Bartoli 2020, 4)

Fatte le dovute premesse - e tenendo in considerazione che la pedagogia narrativa non dispone ancora un quadro teorico completo (i contributi più significativi si registrano a partire dai primi anni Duemila), ma si compone di una serie di linee guida caratterizzate da un alto grado di spendibilità all’interno dei contesti educativi - tratteremo quelli che sono gli spunti più interessanti in relazione al fine del presente lavoro.

• ZSP (Zona di Sviluppo Prossimale)
Questo concetto viene introdotto nel primo Novecento dallo psicologo e pedagogista sovietico Lev Semënovič Vygotskij (1896-1934), per poi essere ripreso da Bruner e tenuto in grande considerazione anche dai più recenti contributi in termini di pedagogia e psicologia dello sviluppo: definisce la distanza tra il livello di sviluppo attuale del bambino e il livello di sviluppo che può essere potenzialmente raggiunto con l'aiuto di altre persone (adulti, o altri bambini con un maggior livello di competenza). La pedagogia narrativa propone di identificare le diverse ZSP all’interno di un gruppo-classe, e solo dopo elaborare strategie e modalità per offrire ai bambini l’esplorazione di contesti narrativi il più possibile ricchi e diversificati, in modo che tutti possano sentirsi ugualmente coinvolti da ricezione e creazione di storie.
Sulla scorta di questa riflessione, occorre tenere sempre ben presente che non esiste un ascoltatore (né un narratore) uguale a un altro, quindi «una proposta unica di lettura alla classe, modalità poco differenziate o troppo omogenee avranno esiti poco efficaci e poco motivanti per la maggioranza dei bambini.» (Bartoli 2020, 12)

• Schemi narrativi e narrazioni personali
Per lavorare efficacemente sul pensiero narrativo dei bambini, la disciplina raccomanda di tenere in considerazione anche il fatto che esso si attivi attraverso due meccanismi: gli schemi narrativi o script, e le narrazioni personali. Per le definizioni, “scomodiamo” nuovamente Bruner (Cfr. Bruner, 2013):
⁃ uno schema narrativo è una cornice di senso, una sequenza di eventi di tipo generico di cui la memoria tiene traccia attraverso la costruzione di mappe cognitive;
⁃ le narrazioni personali (episodiche, specifiche e contrassegnate da un alto livello di personalizzazione), assumono il carattere del ricordo - quasi sempre collegato a emozioni e sensazioni private, connesse al proprio intimo.
Per i bambini, gesti come «Alzarsi, il rito della colazione, andare a scuola, scendere le scale […] Sono tutte azioni che si ripetono con similitudini che possono essere apprese come se fossero storie» (Bartoli 2020, 12); le storie che facilitano la costruzione di tali schemi sono quindi utilissime per trasmettere in forma narrativa il fatto che esistono azioni che si ripetono, che si possono in qualche modo aspettare e gestire come standard - facendo sì che in seguito la mente possa dedicarsi all’elaborazione di concetti più complessi. Le narrazioni personali «vengono espresse con le cosiddette parole-frasi, le quali racchiudono emozioni e un pensiero verbale molto più articolato di quello che emerge in forma narrata» (Bartoli 2020, 13); crescendo, esse cambieranno perché la mente è portata a rielaborarle, ma aiutare il bambino a prenderne coscienza e a condividerle narrativamente risulterà molto importante per l’adulto di domani - il quale ricorderà non solo le esperienze più significative per la sua crescita, ma anche il relativo stato d’animo.

• Lettura, narrazione e ri-narrazione
Un obiettivo molto sentito dalla disciplina in questione è quello di sensibilizzare i genitori circa l’importanza di leggere con i bambini, perché il libro o l’albo illustrato diventino strumenti in grado di offrire loro nuovi spazi di ascolto e partecipazione.
Accanto alla pratica della lettura (non in opposizione, bensì in sinergia con essa), suggerisce di predisporre giochi e attività di gruppo che coinvolgano attivamente il corpo e tutti e cinque i sensi: si tratta, dopotutto, di riconoscere che la capacità imitativa è pienamente sviluppata già nei bambini in età prescolare.
Viene poi caldamente consigliato il processo della ri-narrazione, attraverso cui il bambino - dopo aver ascoltato e osservato - è chiamato a ri-narrare l’episodio o la storia aggiungendo qualcosa di suo (ricordi, sensazioni, sentimenti): in questo modo non solo l’insegnante può valutare le sue effettive capacità di assimilazione e rielaborazione, il livello di consapevolezza circa la propria memoria e le proprie emozioni, ma i compagni saranno spronati a fare altrettanto - con evidenti benefici in termini di socializzazione.

• Sviluppo globale dell’individuo
Si può affermare che la pedagogia narrativa lavori costantemente in prospettiva: partendo dalla centralità assegnata al pensiero narrativo applicato all’apprendimento, si propone infatti di intervenire attivamente (come naturale conseguenza) anche su altri aspetti a esso strettamente collegati, e altrettanto importanti per lo sviluppo del bambino (Cfr. AA.VV., 2001):
⁃ attaccamento;
⁃ autonomia;
⁃ emozioni;
⁃ creatività;
⁃ linguaggio;
⁃ socializzazione.

L’importanza di queste aree d’azione si deduce facilmente: ognuna di loro è destinata a svilupparsi nell’adulto in vere e proprie competenze, necessarie per condurre una vita quotidiana piena e soddisfacente. Parliamo delle cosiddette (per gli amanti degli anglicismi) life skills, ampliamento delle soft skills citate in un gran numero di curriculum vitae:
⁃ capacità di problem solving;
⁃ capacità di giudizio ed esercizio del pensiero critico;
⁃ creatività;
⁃ capacità di collaborazione;
⁃ empatia e intelligenza emotiva;
⁃ orientamento al servizio;
⁃ capacità di negoziazione;
⁃ flessibilità cognitiva o capacità di adattamento che dir si voglia (importantissima).

In ultima analisi, soffermiamoci sul fatto che buona parte delle soluzioni pratiche proposte e attuate dagli esperti di pedagogia narrativa discendono da situazioni di lettura, narrazione collettiva e gioco narrativo di cui abbiamo già parlato nei capitoli precedenti (e che per ovvi motivi abbiamo evitato di menzionare nuovamente). Questo - però - non le rende meno degne di nota, anzi: significa che la disciplina ha saputo in primis riconoscere l’importanza dei contributi precedenti, e capito che se intende continuare a evolversi non può prescindere dalla loro innegabile attualità.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Da Propp a Rodari: l'importanza della narrazione nella pratica dell'insegnamento

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Informazioni tesi

  Autore: Linda Tosi
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2023-24
  Università: Università Telematica Pegaso
  Facoltà: Linguistica moderna
  Corso: Linguistica
  Relatore: Matilde Esposito
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 58

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