Aspetti giuridici connessi al fenomeno dell'omicidio seriale con particolare riferimento alla donna serial killer
La donna serial killer
La maggior parte degli studiosi del fenomeno escludono la possibilità che esistano serial killer di sesso femminile tesi sposata soprattutto da coloro i quali ritengono che i serial killer uccidano con un movente sessuale; la stessa idea viene condivisa dalla parte più radicale dei movimenti femministi in quanto ritengono che nelle donne sia assente la componente del sadismo.
Inoltre, Segrave4 considera che si debba parlare di “assassine multiple” piuttosto che di serial killer al femminile.
In ogni caso anche gli studiosi del fenomeno che ammettono la serialità femminile concordano per una percentuale di casi estremamente ridotta che oscilla tra un minimo del 5 ed un massimo del 15% dei casi.
Tanto viene giustificato dal fatto che le donne ricevono una educazione meno protesa alla violenza ed è anche stato dimostrato uno stretto legame di correlazione tra il testosterone e l’aggressività.
I dati reali illustrano che le donne, in genere, sono portate ad interiorizzare gli elementi che provocano stress e ad auto-colpevolizzarsi con le conseguenze di assunzione abnorme di alcool e di sostanze (tossiche e/o stupefacenti).
Rilevante è il fatto che le donne difficilmente depezzano la vittima o commettono atti di cannibalismo, ma uccidono, il più delle volte, attraverso l’uso di sostanze venefiche in quanto così facendo non entrano in contatto diretto con la vittima.
Le sostanze letali sono, infatti, rappresentano armi affidabili e silenti e non seminano indizi e testimonianze chiare ed incontrovertibili.
Come illustra Simonetta Costanzo nota esponente della criminologia, le donne somministrano veleno:
"invertono l’atteggiamento materno: non avendo figli non possono proporgli latte, somministrano l’ultimo respiro tramite sostanze venefiche alla propria vittima. Sentono forte il bisogno di predominio e sono bramose di ricchezza, tendono a non amare e frequentemente sono avvezze all’incesto, non è raro che provengano da un trascorso da meretrici."5
E’ complicato smascherare le assassine seriali in quanto sono in grado di perpetrare per anni la loro catena omicidiaria che può durare mediamente anche otto anni, ovvero il doppio di quella dei killer di sesso maschile.
E’ tipico che non infieriscano sul cadavere ed hanno intrattenuto qualche forma di rapporto personale con la vittima nel passato.
Anche questo fenomeno conta le sue eccezioni, come per esempio la Saponificatrice di Corregio, Leonarda Cianciulli morta nel carcere penitenziario psichiatrico di Pozzuoli, la quale non solo depezzava i cadaveri ma si occupava di produrne saponi e biscotti che offriva ai suoi conoscenti, i quali ritenevano che fossero saporitissimi.6
Le donne serial killer, come gli uomini, sono cresciute in famiglie multiproblematiche e, molto spesso, hanno subito abusi durante l’infanzia e l’adolescenza. Presentano diverse problematiche, tra cui il sentirsi brutta o poco desiderata dal sesso opposto, hanno livelli bassi di autostima e spesso la loro sessualità si manifesta precocemente ed è evidente una forma di personalità aggressiva.
Kelleher & Kelleher (1998)7 hanno proceduto ad analizzare il comportamento di 50 assassine seriali classificandole in diverse categorie: “vedova nera” e “l’assassina in gruppo”; “l’angelo della morte”, la “predatrice sessuale”, la “vendicatrice”, “l’assassina per profitto”, “l’ assassina psicotica”, la “donna che uccide in coppia con un uomo”.
La c.d. vedova nera, la più diffusa, tende ad uccidere membri della propria famiglia e conoscenti stretti precipuamente per motivi economici. Questo genere di assassina inizia ad uccidere, per lo più, in età matura; è molto organizzata, paziente e manipolativa. L’arma più spesso adoperata è il veleno dal momento che tende a non lasciare tracce ed uccide in silenzio.
L’assassina in gruppo uccide con altri uomini o donne e può ricoprire un ruolo dominante oppure subordinato ed i suoi omicidi sono caratterizzati dall’essere particolarmente efferati e di natura sessuale.
Le serial killer che tolgono la vita in diade sono attirate da un soggetto crudele che evidenzia una indole audace e predominante lasciandosi, così, coinvolgere in una specie di squilibrio in tandem. Il più delle volte è insicura e non dispone di molta stima in se stessa, la serial killer donna finisce per essere completamente fagocitata nell’autorità e nel dominio dell’uomo al quale si accompagna.
Come riporta Roy Hazelwood, Agente Federale USA, avendo osservato e studiato il comportamento di oltre una dozzina di donne che avevano intrattenuto relazioni con soggetti sadici, implicati in omicidi seriali, si evidenziava che esse erano caratterizzate da una intelligenza lievemente al di sopra dello standard medio e con un lavoro, a volte, anche riguardevole.8
Ciò che attrae le assassine seriali che uccidono in coppia con un uomo è la forte personalità sadica di questo e si lasciano, così, trascinare in una forma di follia a due. La donna serial killer sembra essere gestita in toto dal partner connivente.
Altri atteggiamenti psicopatologici si evidenziano in alcune donne che in situazioni di stress emotivo con il proprio compagno utilizzano i figli per scaricare la loro aggressività fino ad ucciderli. Questa condotta prende il nome di Complesso di Medea, dal mito greco di Medea che uccise i suoi figli per vendicarsi di un tradimento del marito.
La Sindrome di Munchausen per procura, poi, può essere alla base di un omicidio seriale nei confronti dei figli. Tale patologia ha assunto il proprio nome da un personaggio ben noto nella letteratura col nome di Barone di Munchausen il quale era solito soffermarsi nel riportare ai propri ospiti storie del tutto inverosimili. Il dottor Asher, nel 1951, fu il primo ad adoperare questa terminologia. Nel 1977, fu il dottor Roy Meadow, pediatra, che utilizzò per primo il termine “Sindrome di Munchausen per procura”, volendo intendere condizione in cui il genitore, o anche la coppia, idea una situazione in cui il figlio sia affetto da una particolare sintomatologia. Arrivano, così, nella maggior parte dei casi, ad indurla a sottoporre ad una molteplicità di indagini e di terapie il cui solo scopo è di nuocere alla salute del bambino e, in extrema ratio, ad ucciderlo. Il fine unico è quello di polarizzare le attenzioni su di sé. Nella gran parte dei casi questa patologia affligge le donne e le conseguenze sono rilevabili soprattutto in bambini inferiori ai sei anni. La madre si presenta, apparentemente, molto attaccata al figlio, i padri, in genere sembrano essere distanti. A causa dell’apparente attaccamento al figlio difficilmente i medici sospettano di questa psicopatologia.
La figura materna sembra particolarmente legata al figliolo e, all’opposto, il padre rappresenta una figura satellite. Per via di questo prepotente slancio materno non è facile che lo staff medico riesca ad insospettirsi in relazione a tale atteggiamento, apparentemente più che legittimo da parte di una madre.
Ripetutamente le donne serial killer trascinano con sé delle necessità che non sono state appagate ed esaudite dai loro genitori proiettandole su persone circondate da un alone di autorità come medici ed infermieri e, in generale, sulla collettività. Queste donne riversano i bisogni che non sono stati soddisfatti dai loro genitori su figure autoritarie come ad esempio quella del medico.
Il principale obiettivo prefisso da esse è quello di evocare negli altri sentimenti di simpatia ed ammirazione per essere una "super-mamma".
4 CLUFF J. et. al , Feminist perspective on serial murder, in Homicide studies, 1, 3, 1997, pag. 295
5 GARBESI M.,, op. cit. , 1996 , pag. 55.
6 CATANIA M., Morire d’orrore Cent’anni di serial killer raccontati come in un romanzo, Gli Specchi Marsilio, Venezia 1998, pp. 225-242
7 KELLEHER M.D. , KELLEHER C. L., Murder Most Rare, Praeger, Westport, 1998, pp. 19-58.
8 BURNSIDE S., CAIMS A. , Deadly Innocence, Waner Books, New York, 1995, pag. 550.
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Informazioni tesi
Autore: | Giuseppe Pellegrino |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2022-23 |
Università: | Università Telematica "E-Campus" |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | curriculum CRIMINOLOGIA L-14 |
Relatore: | Valentina Marsella |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 54 |
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