Profili normativi e medico legali dell'uso di alcol e sostanze stupefacenti alla guida di autoveicoli
Le sostanze stupefacenti e/o psicotrope
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (1993) definisce droga “qualsiasi sostanza che, introdotta in un organismo vivente, può modificarne le capacità percettive, emotive, cognitive o motorie”. Questa definizione include anche l’alcool, il tabacco e i solventi, ed esclude le sostanze non psicoattive.
Con il termine di sostanze “psicoattive” si devono intendere, quindi, tutte le sostanze (legali e illegali, naturale o di sintesi) che sono in grado di interferire con le funzioni neuro-psichiche e che presentino un rischio potenziale di uso non terapeutico e/o dipendenza. Sono da annoverare fra tali sostanze sia quelle comunemente denominate “droghe” (cannabis, cocaina, eroina, ecstasy, amfetamine, sostanze allucinogene, ecc.), sia farmaci di varia natura con azione sulle funzioni neuro-psichiche e sui comportamenti, quali, ad esempio, sedativi, ipnotici in generale, oltre alle bevande alcoliche nelle loro varie forme e gradazioni.
Le attività delle principali droghe psicoattive sul sistema nervoso centrale possono essere “psicolettiche”, cioè deprimono le funzioni psichiche (morfinosimili, etanolo, barbiturici, benzodiazepine), “psicoanalettici”, cioè eccitano le funzioni psichiche (amfetaminosimili, cocaina, caffeina, nicotina), “psicodislettiche”, cioè alterano le funzioni psichiche (derivati della canapa indiana) o “psichedeliche”, cioè provocano distorsione della percezione sensoriale (LSD, psilocina, psilocibina, mescalina, ecstasy).
Le indagini storiche ed etnologiche dimostrano che la ricerca dell'alterazione degli stati mentali è un tratto costante nell’evoluzione dell'umanità. Attraverso le sostanze psicoattive, l'uomo ha cercato di curare le malattie, superare i disagi morali, rompere i vincoli della quotidianità, acquisire una percezione mistica e giungere all'esperienza del sacro.
In farmacologia, per droga (dall'olandese droog, in anglosassone dryg, pianta “secca”) s’intende ogni prodotto di origine naturale, vegetale o animale, che contiene delle sostanze farmacologicamente attive, cioè “principi attivi” (quali alcaloidi, glicosidi, saponine, oli essenziali, sostanze amare, purgative, aromatiche, ecc.), insieme a altre inerti, e che pertanto, opportunamente preparato e conservato, trovano indicazioni terapeutiche o sperimentali. Delle numerose piante medicinali sono di regola utilizzate solo le parti più ricche di sostanze attive: ora le radici o i tuberi o i rizomi, ora le foglie, i fiori, il succo, la corteccia ecc. Le droghe sono oggetto di studio proprio della farmacognosia. Nel linguaggio scientifico, qualsiasi sostanza che può modificare una o più funzioni del corpo, quando ingerita, si chiama “farmaco”. La parola deriva dal greco ‘pharmakon’ (da cui le parole "farmacia", "farmacologia", ecc.) e significa sia medicina, sia droga e sia veleno, per cui, “droga” non è un termine scientifico, bensì un’espressione colloquiale per indicare tutti quei farmaci, di solito illegali, che inducono illusorie sensazioni piacevoli, mentre danneggiano la salute; invece, da un punto di vista tecnico medico legale, con il termine droga s’intende comunemente un insieme di sostanze di origine naturale o sintetica la cui assunzione provoca profonde modificazioni degli equilibri biologici e psichici di un individuo e che sono usate (e abusate) per i loro effetti psicoattivi gratificanti.
Questi effetti sono dovuti alla capacità delle droghe di raggiungere il cervello e interferire nella normale comunicazione neuronale, provocando una serie di modificazioni neurobiologiche. L’interferenza con il normale funzionamento del sistema nervoso centrale è quasi sempre dovuta alla somiglianza delle sostanze stupefacenti con i “neurotrasmettitori”, molecole prodotte dall’organismo ed utilizzate dalle cellule nervose per comunicare tra loro. Questa somiglianza inganna, per così dire, il cervello innescando una serie di reazioni fisiologiche che, nel caso delle droghe d’abuso, possono corrispondere a stati psichici piacevoli.
Gran parte delle droghe usate dall’uomo esercitano un’azione sui centri del cervello coinvolti nella neurobiologia delle emozioni e, in particolare, sui circuiti neuronali del cosiddetto ‘sistema di ricompensa cerebrale’. Le droghe potenziano direttamente o indirettamente questo sistema, modificando la produzione o il re-uptake dei neurotrasmettitori (dopamina, serotonina, ecc.) e influenzando le sensazioni di piacere associate all’uso di droghe.
Il sistema dopaminergico è stato identificato come sede di modificazioni persistenti in relazione all’uso cronico di molte droghe. L’uso cronico provoca una riduzione del funzionamento spontaneo dei neuroni dopaminergici e quindi l’organismo non prova più piacere e gratificazione dagli stimoli naturali quotidiani. Il sistema di ricompensa cerebrale diviene, quindi, dipendente dalla continua somministrazione della droga.
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Profili normativi e medico legali dell'uso di alcol e sostanze stupefacenti alla guida di autoveicoli
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Informazioni tesi
Autore: | Alessandro Rucci |
Tipo: | Laurea vecchio ordinamento (pre riforma del 1999) |
Anno: | 2012-13 |
Università: | Università degli Studi di Roma Tor Vergata |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Giovanni Arcudi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 130 |
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