Il silenzio dell'Handicap: da ostacolo cognitivo-relazionale a risorsa coevolutiva
Ritardo mentale: il percorso storico
Nei tempi passati, i disturbi mentali erano considerati perlopiù derivanti da cause soprannaturali o non naturali, opera di spiriti diabolici o della depravazione umana. Infatti nell'antichità i bambini che nascevano con qualche alterazione visibile venivano o eliminati o abbandonati o tollerati, ma lasciati ai margini della società, anche di quella familiare. D'altra parte, in una società dominata dalla necessità di avere un'alimentazione non sempre sufficiente, non avanzava posto per la pietà, che veniva preceduta dai bisogni quotidiani. Nella civiltà contadina, la nascita di un bambino che non avrebbe dato il suo contributo lavorativo era considerata una grande disgrazia. L'infanticidio, anche se deprecato, era tollerato.12
Dopo timide apparizioni nel XVI E XVII secolo, tuttavia, lo studio della mente umana, poi chiamato psichiatria, acquistò pieno riconoscimento nel 1790.
In questa data il metodo parigino Philippe Pinel abolì il contenimento fisico per i malati mentali, istituì il trattamento morale (psicologico) e diede avvio agli studi clinici oggettivi. Soltanto in seguito, attraverso il lavoro clinico con ampi campioni di pazienti, si definirono i principali tipi di disturbi mentali, e si svilupparono tecniche di trattamento differenziate.
Bisognerà attendere a lungo perché il rigetto, poi la pietà verso i portatori di handicap mentale e di qualsiasi genere, si trasformino in percezione realistica e accettazione nella loro identità originale. L'etichetta di "idiota" del XIX secolo, come quella di autismo del XX secolo, giocano il ruolo di alienazione. Esquirol, rappresenta bene la mentalità dell'epoca nei confronti del portatore di handicap mentale, considerandolo non degno di ricevere educazione, perché risulterebbe un'impresa fallimentare. Inoltre l'educatore perderebbe del tempo prezioso limitandosi all'assistenza di un fanciullo e non potendo espletare io suo ruolo, la sua "missione educativa", si ridurrebbe a mortificare se stesso, sentendosi alienato. Infatti, Esquirol, nel Dictionnaire des sciences mèdicales, 1818, propone un'equazione semplice fra linguaggio e pensiero: il linguaggio è inutile a colui che non pensa, e si può allo stesso modo valutare il grado d'intelligenza degli "idioti" dal loro linguaggio. Esquirol scrive di non avere nulla da dire su una condizione praticamente incurabile: si può, fino ad un certo punto, migliorare le condizioni della loro vita, vestendoli meglio, organizzando qualche semplice lavoro che aiuti l'"imbecille" povero, o serva da distrazione a quello ricco; non richiedono che cure assistenziali.
Nella seconda edizione del Dictionnaire, del 1837 aveva raggiunto che si tenta inutilmente di combattere l'idiotismo: perché l'attività intellettuale possa esercitarsi, bisognerebbe intervenire e rimediare circa la conformazione di organi che invece sono immodificabili.13
12 L. Trisciuzzi, C. Billi, Psicologia dell'uomo sociale, Giunti, Firenze,1995, pag. 298-299.
13 J.S. Esquirol, Idiotisme, in Dictionnaire des sciences mèdicales, vol.23, Paris. In: A.Canevaro. J.Gauidreau, L'educazione degli handicappati, La Nuova Italia Scientifica, Roma, 1989, pag.73.
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Il silenzio dell'Handicap: da ostacolo cognitivo-relazionale a risorsa coevolutiva
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Informazioni tesi
Autore: | Nicoletta Scarlata |
Tipo: | Laurea vecchio ordinamento (pre riforma del 1999) |
Anno: | 2002-03 |
Università: | Università degli Studi di Palermo |
Facoltà: | Scienze della Formazione |
Corso: | Scienze dell'Educazione |
Relatore: | Carlo Romano |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 89 |
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