Il preludio nella Russia del ‘900. Analisi critico-comparativa dei preludi di Rachmaninov, Scriabin e Kapustin
Il preludio in Rachmaninov – opera unitaria o frammentata?
Rachmaninov scrisse, in tutto, tre serie di preludi:
- il famoso preludio in do diesis minore op. 3 n ° 2, nel 1892;
- l’op. 23, tra il 1901 e il 1903, che consta di 10 tonalità tutte diverse tra loro, e che non includono il do diesis;
- l’opera 32 nel 1910, con altri 13 preludi, a completare il mosaico delle ventiquattro tonalità.
In realtà, il preludio per antonomasia di Rachmaninov fu per moltissimo tempo (e resta tutt’ora, nell’immaginario collettivo) quello in do diesis minore, op. 3 n° 2, una delle prime composizioni del diciannovenne neo bi-diplomato al Conservatorio di Mosca, scritto ed eseguito per la prima volta nel 1892: dal momento in cui suo cugino Aleksandr Ziloti portò il brano in tournée in Europa, la sua popolarità crebbe – nel mondo Occidentale, oltre che in Russia – in maniera talmente esponenziale che le più famose testate inglesi e americane lo recensirono molto positivamente, assegnando ad esso numerosi soprannomi, il più celebre dei quali soprannome resiste fino ad oggi: “Le campane di Mosca”. Non solo: era il brano che il pubblico richiedeva ormai costantemente come bis nei suoi recital, e fu inserito nelle colonne sonore dei primi film, qualche anno dopo.
Perciò, dopo il primo preludio di successo, per quasi dieci anni, durante i quali il Preludio entrava nel repertorio di tutti i pianisti e diffondeva il nome del suo autore in tutto il mondo, Rachmaninov non pensò più a questa forma compositiva fino ai primi del ‘900, quando si dedicò all’op. 23.
In totale, considerando anche l’op. 32, si tratta di 24 preludi, che coprono il totale cromatico delle tonalità, sia maggiori che minori, aspetto dal quale di certo si evince il nesso diretto con il predecessore Chopin, rafforzato, come si vedrà, dai forti rimandi all’impronta stilistica di gusto romantico.
L’interrogativo che però ci si pone di fronte alla frammentarietà della pubblicazione dei preludi, spalmata complessivamente su ben diciotto anni, è se l’insieme dei brani sia da intendere in senso unitario, o se Rachmaninov, più che ad un ciclo, pensasse più a mettere insieme i tasselli distinti di un puzzle.
Ci sono alcune ragioni che possono far propendere verso la seconda delle due ipotesi: eccezion fatta per un rimando allusivo e costante al numero 5, che evidentemente non può essere casuale (op. 2 n° 3, op. 23, op. 32, 3+2=5), non ci sono principi unificatori talmente lampanti da lasciar sottintendere che ci sia un qualche motivo conduttore in grado di ricollegare realmente le tre opere (ad esempio un principio tonale secondo il quale disporli in ordine).
A sostegno di questa tesi si aggiungono le forti diversità stilistiche, che fanno pensare ad una sostanziale autonomia delle tre opere, unitamente al fatto che Rachmaninoff stesso, il quale ricalcava la figura di compositore-interprete tipica del suo tempo e dunque aveva l'abitudine di suonare i suoi stessi brani, sceglieva puntualmente di suonare solo una selezione dei suoi preludi, senza presentare mai - di norma - la serie completa.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Il preludio nella Russia del ‘900. Analisi critico-comparativa dei preludi di Rachmaninov, Scriabin e Kapustin
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Informazioni tesi
Autore: | Francesco Lomuscio |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2022-23 |
Università: | Conservatorio N. Piccinni Bari |
Facoltà: | Pianoforte |
Corso: | Pianoforte |
Relatore: | Vita Papapietro |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 94 |
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