Il mandato di arresto europeo: le problematiche connesse alla tutela dei diritti fondamentali della donna e del bambino
Quali diritti della madre e del bambino rischiano di essere sacrificati? a) L’interesse superiore del bambino
Sia la madre di figli minori e condannata ad una pena detentiva, sia il bambino, sono destinatari di numerose disposizioni nazionali e sovranazionali che ne garantiscono i diritti fondamentali. Nell’analisi del difficile bilanciamento tra la tutela di tali diritti e il buon funzionamento dell’euromandato, si rende necessario analizzare quali sono le principali fonti normative, da cui hanno spesso attinto le principali Corti interne e sovranazionali, al fine di decidere sulle richieste di mandato d’arresto europeo emesse dagli Stati membri.
A tal proposito, non può passare inosservato un principio che, forse più di ogni altro, è considerato preminente rispetto alle esigenze processuali e procedurali, non solo del mandato d’arresto europeo, ma più in generale di qualsivoglia autorità pubblica o istituzione privata: si tratta del c.d. best interest of child, un principio che rende il minore portatore di propri interessi e che, al contempo, funge da clausola generale predisposta al fine di consentire al giudice la valutazione concreta delle peculiarità della situazione sottoposta al suo esame, affinché adotti la decisione che a suo giudizio realizzi, appunto, il miglior interesse del minore. L’interesse superiore del bambino è stato formalizzato per la prima volta nell’art. 3 dalla Convenzione sui diritti del fanciullo, approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989 a New York, che testualmente recita: «In tutte le decisioni relative ai fanciulli, di competenza delle istituzioni pubbliche o private di assistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative o degli organi legislativi, l’interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione preminente». Tale disposizione ha assunto una rilevanza tanto basilare quanto assoluta, sia negli ordinamenti interni che in quelli sovranazionali, i quali hanno recepito il principio del miglior interesse del minore sempre attraverso norme di portata generale e inderogabile.
All’interno dell’ordinamento giuridico italiano, l’interesse superiore del bambino è ricoperto da una tutela costituzionalmente garantita dagli artt. 2 e 31 della Costituzione, che rispettivamente sanciscono il riconoscimento e la tutela dei diritti inviolabili del singolo, e la protezione della maternità e dell’infanzia.
A livello sovranazionale, poi, oltre al già citato art. 3, la Convenzione sui diritti del fanciullo stabilisce, all’art. 9, l’obbligo per gli Stati parte di vigilare affinché il bambino non venga separato dai propri genitori contro la loro volontà, a meno che la separazione non sia necessaria con riferimento al preminente interesse del minore; sempre tenuto conto del principio in esame, al bambino deve essere assicurato l’intrattenimento di relazioni stabili con la madre ed il padre. Analogamente all’art. 3 della Convenzione sui diritti del fanciullo, anche l’art. 6 della Convenzione europea sull’esercizio dei diritti dei fanciulli ribadisce l’obbligo per l’autorità giudiziaria di considerare il preminente interesse del bambino, prima di disporre qualsiasi decisione che lo riguardi.
La Corte di Strasburgo, invece, determina l’applicazione del principio sulla base di quanto sancito dall’art. 8 CEDU (rubricato “Diritto al rispetto della vita privata e familiare”), che tutela il diritto al rispetto della vita privata e familiare, parallelamente a quanto stabilito nell’art. 7 CDFUE (rubricato “Rispetto della vita privata e della vita familiare”). Sempre la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea elenca, all’art. 24, tra i principali diritti del minore, quello a ricevere le cure e la protezione necessarie al suo benessere, ad esprimere liberamente la propria opinione e ad intrattenere rapporti stabili con entrambi i genitori, sempre che ciò non sia contrario al suo preminente interesse.
La peculiare condizione del bambino che conviva insieme alla madre all’interno di un istituto penitenziario nel quale quest’ultima è detenuta, invece, trova i suoi principali riferimenti all’interno delle Regole penitenziarie europee (RPE) e delle Regole di Bangkok. In particolare, le Regole penitenziarie europee, all’art. 36 (rubricato “Bambini in tenera età”), stabiliscono la possibilità per il bambino di restare nell’istituto di detenzione assieme ad un genitore, se questo risponde al suo interesse primario, escludendo in ogni caso che tale circostanza faccia di lui un detenuto; l’istituto che accoglie i bambini in tenera età, deve adottare misure speciali per disporre di un nido d’infanzia in cui collocarli quando il genitore sia impegnato a svolgere altre attività, e assicurare loro un alloggio speciale all’interno del quale poterne curare la crescita e lo sviluppo.
Anche le Regole di Bangkok, che più in particolare si occupano del trattamento riservato alle donne detenute, stabiliscono, alla regola 49, che la decisione sulla permanenza in carcere dal bambino insieme alla madre detenuta – così come la decisione sulla separazione (reg. 52) - debba fondarsi sull’interesse superiore del bambino, non comportando in alcun caso la conseguenza che egli sia considerato un detenuto. La regola 51 promuove e cura lo sviluppo del bambino attraverso la previsione di servizi sanitari primari e di un ambiente educativo quanto più simile a quello di un bambino che cresce fuori dall’ambiente carcerario.
Altre regole sono stabilite per quanto concerne il trattamento che l’istituto penitenziario deve riservare al bambino e che prevedono, più in generale, la prestazione di servizi sanitari ed educativi che ne garantiscano correttamente lo sviluppo, distogliendolo quanto più possibile dalla percezione di vivere in un ambiente normalmente a lui non consono. Tale obiettivo è maggiormente raggiungibile assicurando al bambino la costante presenza della madre, alla quale devono essere garantite le medesime cure, anche al fine di renderla capace di assistere il figlio nella sua crescita.
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Il mandato di arresto europeo: le problematiche connesse alla tutela dei diritti fondamentali della donna e del bambino
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Informazioni tesi
Autore: | Benedetta Simoncini |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2021-22 |
Università: | Università degli Studi di Milano - Bicocca |
Facoltà: | Scienze dei Servizi Giuridici |
Corso: | Scienze giuridiche |
Relatore: | Francesco Zacché |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 58 |
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