Lo sviluppo dei rapporti di genere in Indonesia: il ruolo della donna attraverso le diverse influenze storico-politiche e religiose
Il revivalismo islamico e la questione femminile
Con il termine revivalismo islamico s’intende un fenomeno basato sulla volontà di ripristinare gli insegnamenti e i precetti fondamentali della fede islamica. Secondo il politologo C. Muzzafar tale concetto comprende al suo interno tre implicazioni significative: innanzitutto si verifica un crescente impatto della religione tra i propri seguaci, in seguito il fenomeno si sviluppa con modalità già verificatesi nel passato e infine il concetto stesso porta con sé la nozione di sfida, talvolta di minaccia, verso i gruppi di diversa affiliazione religiosa.
A partire dagli anni Settanta del secolo scorso emerse un revival islamico mondiale originato principalmente dalla delusione popolare nei confronti degli Stati nazionali secolari e delle élite dirigenti occidentalizzate che avevano dominato il mondo musulmano durante i precedenti decenni e che venivano percepiti come autoritari e inefficaci. Alcuni movimenti si ersero in qualità di contraltare del potere coloniale vigente, come nel caso del movimento indonesiano dei Padri originario e attivo in Sumatra a inizio XIX secolo e che si impegnò in attività di riforma delle pratiche religiose locali, di islamizzazione dei villaggi e di resistenza all’imperialismo olandese. Il movimento creò una resistenza contadina guidata dagli Ulema - espandendosi con la persuasione o con la forza - che con il tempo si costituì in un fronte musulmano relativamente unito a sostegno degli interessi indigeni e di denuncia degli olandesi considerati stranieri e infedeli. Sebbene nel corso degli anni Venti dell’Ottocento il potere coloniale non fosse ancora stabile in Sumatra, grazie all’appoggio della famiglia reale Minangkabau e delle élite locali gli olandesi riuscirono ad avere la meglio nelle due guerre dei Padri combattute tra 1803 e 1837. In seguito alcuni discendenti dei leader del movimento divenuti insegnanti religiosi giocarono un ruolo rilevante nel movimento islamico modernista dell’Indonesia di fine secolo.
Nonostante l'Indonesia costituisca la più vasta nazione con popolazione musulmana del mondo, l'Islam indonesiano venne mantenuto ai margini della scena politica attraverso un sistema di depoliticizzazione sia durante il corso del Vecchio Ordine di Sukarno, sia durante il primo periodo del regime di Suharto: tale processo attuò un generale annullamento dell’utilizzo dei simboli islamici nelle attività politiche e un’eliminazione dall’arena politica dei partiti politici islamici. La depoliticizzazione dell'Islam raggiunse il suo culmine con la fusione di tutti i partiti politici islamici esistenti all’interno del Partai Persatuan Pembangunan (PPP) nel 1973 e più marcatamente nel 1985 con l’adozione del principio asas tunggal (aderenza a una sola ideologia) da parte di tutti i partiti politici e organizzazioni di massa. Essendo politicamente ed economicamente limitati, i musulmani reagirono in molteplici modi ai nuovi sviluppi dell'era del Nuovo Ordine. In primo luogo molti giovani musulmani provenienti dall'associazione degli studenti islamici universitari Himpunan Mahasiswaa Islam (HMI) e da quella degli studenti islamici indonesiani delle scuole superiori Pelajar Islam Indonesia (PII), divennero funzionari del governo al fine di ottenere un cambiamento entro le maglie del regime. In secondo luogo i musulmani modernisti, inclusi i membri anziani del Consiglio delle associazioni musulmane indonesiane, istituirono i gruppi musulmani legalistici-formalistici che, essendo scettici nei confronti degli impegni del governo tra cui la garanzia della separazione dei poteri, si impegnarono nella promozione degli ideali politici islamici. A seguito di questi provvedimenti i sostenitori del partito islamico Masyumi, bandito nel 1960, furono chiamati a concentrare i loro sforzi sull’attività di dakwah (proselitismo) affidata all’organizzazione sunnita Dewan Dakwah Islam Indonesia (DDII) con lo scopo di promuovere lo sviluppo di una rinascita mentale e spirituale popolare. Sulla scia del DDII anche le organizzazioni sorte nei primi decenni del XX secolo, tra cui Nahdlatul Ulama, Muhammadiyah e Persatuan Islam, si concentrarono sull’attività di proselitismo al fine di ravvivare la consapevolezza popolare sull'Islam.
L'Islam indonesiano della fine degli anni Settanta divenne gradualmente una fonte popolare per la regolazione della vita sociale, etica e spirituale dei fedeli i cui obiettivi personali si concentrarono sulla ricerca di una nuova comprensione della propria religione che potesse dar loro un codice etico di gestione della vita privata e delle relazioni con l'esterno. In questo senso l’Indonesia dell’epoca assistette a una proliferazione di moschee, scuole religiose e di un vasto mercato di pubblicazioni islamiche, nonché allo sviluppo di una classe media musulmana istruita i cui quesiti s’incentravano su questioni moderne come il ruolo e i diritti delle donne, le sfide del pluralismo, i risultati delle economie di mercato e, più in generale, l’equa relazione tra religione e Stato.
Durante gli anni Ottanta, le attività degli studenti musulmani si concentrarono sulla socializzazione dell’Islam attraverso un approccio di tipo intellettuale e culturale. Nei campus universitari emersero diversi gruppi di dakwah, tra i quali il più noto è il movimento Tarbiyyah di Mohammad Natsir, che crearono in un secondo momento l'organizzazione ombrello per tutti i gruppi di dakwah Lembaga Dakwah Kampus. Questo processo educativo che riuniva questi raggruppamenti prese la forma di un circolo di studio (halaqah) presso le moschee del campus con vari gruppi di discussione riuniti principalmente presso le abitazioni dei propri membri; questi gruppi, largamente influenzati dall’organizzazione egiziana Fratelli Musulmani, concentrarono le loro discussioni su diverse opere tra cui il celebre scritto di Sayyid Qutb Ma'alim fi al-Tariq (Pietre Miliari) del 1964. La maggior parte degli studenti che vi appartenevano si definì apolitica, concentrandosi principalmente sulle questioni interne e con particolare preoccupazione rivolta al concetto di auto-miglioramento morale; l'enfasi della discussione venne posta inoltre sulla moralità personale così come sulla pietà, sulla disciplina, e sul rifiuto sia di uno Stato fondato sull’ideologia Pancasila sia delle pratiche non islamiche vigenti nell'Indonesia moderna.
Nel corso degli anni Novanta nonostante lo Stato si distinguesse per l’ancestrale carattere patriarcale e paternalistico islamico, comparvero importanti organizzazioni e forum islamici i cui temi si incentrarono anche su questioni femminili, come per esempio il forum organizzato in onore dell’anniversario dell’organizzazione femminile islamica Muslimat del 1994 durante il quale si trattò della condizione femminile. In questo periodo furono rilevanti le diverse pubblicazioni inerenti alla questione femminile nel contesto islamico tra cui “Women in Islam” di F. Mernissi, “Women in the Qur’an” di A. Muhsin e “Muslim Woman and Social Pathology” di M. Khan nonché lo speciale del giornale Ulum Qur’an inerente ai temi del femminismo, dell’anti-femminismo e dell’evoluzione della Shari’a. Contemporaneamente, il movimento Tarbiyyah di matrice riformista e ideologicamente speculare a Fratelli Musulmani basò la propria attività principalmente su concetti islamici d’interpretazione modernista diversi dalle comuni nozioni occidentali e riguardanti i temi della democrazia, della società civile, dei diritti umani e dell’uguaglianza tra uomini e donne. Sebbene il movimento sostenesse una doverosa separazione di genere nei contesti pubblici, le donne vennero percepite alla pari degli uomini nel contesto delle opportunità di ricoprire ruoli pubblici e di partecipazione politica; all’interno del Tarbiyyah ci furono infatti diverse donne attiviste che durante le riunioni poterono - sebbene separate - sedere accanto agli uomini anziché dietro, come accadeva di consueto. Nella sfera privata la segregazione tra uomini e donne venne meno esclusivamente nel contesto matrimoniale; una liberazione sessuale da parte di entrambi al di fuori del matrimonio fu interdetta in quanto concezione di derivazione femminista e occidentale, preferendo invece l’uguaglianza dei sessi e il mantenimento della segregazione sessuale. Successivamente durante le elezioni parlamentari del 2004 il Partai Keadilan Sejahtera (PKS), erede del movimento Tarbiyyah, con il 38% dei seggi allocò il numero maggiore di candidate donne al Parlamento tra tutti i gruppi politici del tempo, superando così la quota minima di rappresentanza femminile fissata al 30% e mantenendo la partecipazione politica femminile come importante caratteristica della propria struttura.
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Lo sviluppo dei rapporti di genere in Indonesia: il ruolo della donna attraverso le diverse influenze storico-politiche e religiose
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Informazioni tesi
Autore: | Alessandra Petrea |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2020-21 |
Università: | Università degli Studi di Trieste |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze internazionali e diplomatiche |
Relatore: | Diego Abenante |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 57 |
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