Quando l'identità dipende dal profilo: un'analisi psicosociale

Haferkamp e colleghi (2012) hanno studiato perché le persone usano i social network e hanno dimostrato che le donne danno molto valore alla creazione di un’immagine positiva di sé, mentre gli uomini si preoccupano meno di come appaiono agli altri; le donne usano i social network per paragonarsi agli altri e per cercare informazioni su di loro, mentre gli uomini li usano per farsi nuovi amici. Il comportamento online è diverso tra uomini e donne: i primi hanno un atteggiamento più orientato al compito, mentre le seconde tendono a divulgare informazioni personali. Inoltre, le donne preferiscono prevalentemente avere come immagine del profilo una foto raffigurante solo il viso, mentre gli uomini una foto che mostri tutto il corpo e anche il setting e altre persone. Questo è sostenuto dal fatto che le donne si preoccupano molto di più rispetto agli uomini di come appaiono agli occhi degli altri ed utilizzano maggiormente i social come modo di autopresentarsi (Haferkamp et al., 2012), usufruendo dell’editing per avvicinarsi ad un’immagine socialmente accettabile o per ricevere feedback positivi dai pari (Fox & Vendemia, 2016). Infatti, l’enorme visibilità e i feedback immediati (commenti, like) che offrono i social media favoriscono il confronto sociale con gli altri (ibidem) e la consapevolezza di vivere in un mondo basato su standard socialmente condivisi. L’importanza di ostentare la bellezza e cercare di essere apprezzati dagli altri rimanda alla teoria dell’oggettivazione sessuale, sviluppata da Fredrickson e Roberts (1997), secondo cui le donne vedono e valutano sé stesse prendendo in considerazione il punto di vista esterno degli altri e modificandolo in un processo di auto-oggettivazione, cioè, interiorizzandolo. La persistente attenzione sull’aspetto fisico e la bellezza può essere legato all’insorgenza di depressione, mancanza di autostima, comportamenti di body shaming e disturbi alimentari (Fox & Vendemia, 2016).