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Il mito di Narciso tra antico e moderno

Il narcisismo sui social network

"L'immagine grandiosa dei narcisisti come appare sui social rappresenta una proiezione irrealistica e ideale, che deve compensare una rappresentazione di sé molto più modesta e fragile, cercando di nascondere la debolezza e la fragilità che li caratterizza". Internet ha modificato il modo in cui gli individui possono esprimersi. Gli utenti dei social network possono oggi scattarsi una foto che rappresenti "il meglio di loro stessi" alla comunità di contatti che sono nella loro rete, che a loro volta si limita passivamente a guardare queste rappresentazioni. Si può dire che il web abbia rivoluzionato la comunicazione, le cognizioni e i pattern comportamentali.

Dato che oggi si parla di "mania da selfie", i ricercatori si sono concentrati a rintracciare la motivazione che spinge i soggetti prima a scattarsi queste foto utilizzando la fotocamera frontale del telefono e poi a postarle online. La prima fotocamera frontale è stata introdotta nel 2003 dai telefoni della Sony Ericsson e Motorola, ma la prima documentazione del termine "selfie" risale al 2002. Inizialmente, il motivo per il quale fu introdotto questo strumento era lavorativo: serviva a dare la possibilità di realizzare video-conferenze. Nel 2005, Apple ha introdotto tra le cartelle preimpostate dell'IPhone una chiamata appunto "Selfie", ma non essendo ancora la pratica riconosciuta, era frequente che coloro che possedevano tale modello di telefono cercasse un modo per eliminare la cartella.

È stato nel 2010, quando la Apple lanciò l'IPhone 4 che era dotato di una fotocamera interna ad elevata risoluzione, che la pratica dei selfie iniziò a suscitare un maggior interesse. Questo processo venne facilitato dall'introduzione della rete 4G, che consentiva una rapida condivisione dei contenuti online. Nello stesso anno, inoltre, Instagram ed altri siti di social network introdussero la possibilità di modificare facilmente le proprie foto attraverso dei filtri. Infine, l'introduzione nel 2013 della parola Selfie nell'Oxford English Dictionary sancì l'arrivo del nuovo mezzo di espressione: "una fotografia che si scatta a sé stessi, fatta con il telefono o una webcam, e condivisa sui social media".

Data l'affermazione e la rapida diffusione di questa pratica, i ricercatori hanno posto come punto di interesse scoprire lo scopo e la funzionalità del postare selfie. Sebbene ancora incerti siano i fattori demografici, personali e psicologici che consentano di predire il comportamento social, i ricercatori hanno ipotizzato una relazione tra la pratica del selfie-posting e il narcisismo. Ricerche precedenti si sono concentrate sul narcisismo in generale, quando bisognerebbe misurare le componenti o i fattori in cui il narcisismo può essere scomposto.

Senza questa specificità nella ricerca infatti potrebbe non essere possibile trovare una relazione tra il narcisismo e i comportamenti online. Le difficoltà nella misurazione del narcisismo derivano dal fatto che potrebbe essere espresso più attivamente attraverso dei comportamenti visibili, come per esempio la dichiarazione del diritto di pretendere un certo atteggiamento dagli altri (narcisismo overt, ovvero palese) oppure potrebbe essere manifestato da comportamenti più nascosti, come per esempio fanno gli individui che evitano le interazioni in cui percepiscono che il loro diritto non può essere rispettato (narcisismo covert, ovvero nascosto). Allo stesso modo, anche i comportamenti online si distinguono in pubblici e privati.

Questo però non basta ad arrivare alla conclusione che i comportamenti pubblici predicano il narcisismo overt e quelli privati il narcisismo covert, data la complessità dell'argomento. Nei social network, che Francesco Gallo individua come "piattaforme web nelle quali viene elogiata la bellezza, l'apparenza fisica e viene posto al centro l'individualismo, il culto del corpo, il successo, dando poca importanza a valori come la solidarietà e l'empatia verso il prossimo", il narcisismo trova terreno fertile. Infatti, si può oggi parlare di Sindrome da Narcisismo digitale, che caratterizza coloro il cui l'interesse primario è ricevere la Web Attention e l'ammirazione, per soddisfare l'egocentrismo, la megalomania e il senso grandioso del sé che li caratterizza. Su tali piattaforme viene esaltata quasi esclusivamente la bellezza fisica, evidente nella moda dei selfie, dalla mania per il cibo sano ("ortoressia") e per la perfezione del proprio fisico ("vigoressia").

Nella rivista "Time" del 2013 si parla di "Me, me, me Generation" per indicare la necessità continua degli utenti di trovare uno scatto perfetto da pubblicare sui social network per autocelebrarsi grazie ai complimenti (veri o falsi che siano) ricevuti online. La Sindrome Narcisistica Digitale si può trasformare in Dipendenza da Internet, così chiamata nel 1995 dallo psichiatra Ivan Goldberg: tale disturbo colpisce circa l'8,2% della popolazione nel mondo occidentale. Coloro che ne sono affetti sono inizialmente euforici per l'utilizzo di Internet. Successivamente però subiscono un senso di alienazione che li porta ad essere in astinenza quando si distaccano dal web, con conseguenti atteggiamenti ossessivo-compulsivi. L'ambiente online dà sicurezza ai narcisisti, che sono considerati personalità vulnerabili. Questo attaccamento maniacale al web, porta gli individui a trascurare la propria famiglia, il lavoro, la vita sociale ed affettiva, l'attività fisica e l'alimentazione.

Ciò che affascina di Internet è la possibilità di cambiare o creare il proprio Sé, di presentarsi agli altri come personalità sicure e prive di difetti. È per questo che i narcisisti preferiscono la vita online, perfettamente controllabile, a quella offline che trovano ansiogena, deprimente ed imprevedibile. È proprio l'Io ad essere posto al centro di tali spazi, nonostante il successo sui social sia basato sulla quantità di "amici" e interazioni che si hanno con gli altri. Fausto Colombo infatti, tra le azioni-tipo sui social individua una relazionalità incentrata sull'io. È l'individuo ad essere continuamente al centro di ogni dinamica, a comunicare agli altri le proprie attività, i propri pensieri, le proprie rappresentazioni migliori attraverso le immagini. Come conseguenza di questo, vi è la creazione di relazioni tutt'altro che solide e durature, ma piuttosto definibili come fluide, leggere, strumentali al miglioramento della percezione che si ha di sé. All'interno di relazioni così impostate si insinua proprio il narcisismo.

Uno studio dell'Università di Firenze ha affermato che anche nell'ambito digitale è possibile individuare diverse tipologie di personalità narcisiste. Si distinguono i narcisisti vulnerabili, ovvero i più insicuri con minore autostima, che si sentono più a loro agio in ambiente online, e i narcisisti grandiosi, che risultano invece arroganti ed esibizionisti e che ricercano apertamente attenzioni e consenso anche offline senza problemi. Coloro che rischiano maggiormente di sviluppare una dipendenza da Internet sono proprio i narcisisti vulnerabili. Accanto a queste due tipologie di narcisisti, vi sono coloro che dai social network derivano disistima verso sé stessi, essendo sottoposti ad un confronto continuo gran parte delle volte verso l'alto con gli altri attraverso i contenuti postati, fenomeno questo chiamato Image Crafting.

Diversi articoli hanno provato a studiare il legame tra narcisismo ed utilizzo dei social network. Sebbene sia un argomento frequentemente discusso, data la novità della tematica, si tratta ancora di ipotesi da testare ulteriormente con ricerche che approfondiscano le conseguenze della presenza di tali personalità su queste piattaforme. Sicuramente però, con l'arrivo del web e dei social network, il narcisismo digitale ha avuto una diffusione sempre maggiore. Per narcisismo digitale si intendono "un insieme di pratiche comunicative tipiche dell'universo 2.0 e fondate su un egocentrismo così accentuato da apparire patologico". Il fenomeno appare talmente diffuso che alcuni autori hanno parlato di "Cultura del Narcisismo" ed "Epidemia del Narcisismo".

In uno studio di Erica di Benedetto è emerso che anche i selfie rafforzano i tratti narcisistici della personalità agendo da "moltiplicatori" del desiderio di stare al centro dell'attenzione. Con tale ricerca, è risultato che il campione che postava un numero eccessivo di selfie, aveva il 25% dei tratti narcisistici oltre il cut- off clinico per il Disturbo Narcisistico della personalità. In questo modo è stata dimostrata una correlazione esistente tra la frequenza di utilizzo dei social ed il narcisismo. Nel 2008, Buffardi ha accennato una catalogazione delle foto postate sui social tra narcisisti e non: il narcisismo è individuabile in quei profili in cui primeggiano foto in cui gli utenti mettono in mostra sé stessi, mentre gli altri si limitano a pubblicare foto non particolarmente studiate, scattate velocemente con un telefonino o rappresentanti paesaggi.

Una ricerca condotta dagli psicologi della IULM e della Cattolica di Milano ha dimostrato che i social network forniscono un flusso (Flow) dal quale gli utenti derivano una ricompensa intrinseca. Questo flusso è uno stato emotivo positivo (Mihàly Csìkszentmihàlyi) che non fa percepire a chi lo vive lo scorrere del tempo e che favorisce un susseguirsi continuo di pensieri. L'utente si ritrova totalmente coinvolto nell'attività che sta svolgendo ed ha un elevato livello di concentrazione. L'immediata conseguenza negativa di ciò è uno stato di "mancata autocoscienza" in cui non ci si sente attori e in cui anche i bisogni primari passano in secondo piano.

L'oversharing, ovvero la necessità di postare continuamente immagini rappresentanti anche momenti di intimità diventa così parte integrante della propria vita e l'unico modo per esistere. Da una ricerca condotta da Tamir e Mitchell nel 2012, studiosi di Harvard, è risultato che nel momento in cui ci si ferma a condividere i propri momenti di vita quotidiana, vengono attivate aree cerebrali responsabili della percezione di un senso di gratificazione e piacere, e questo porta l'individuo a ripetere continuamente questo comportamento. Tra i diversi social a disposizione, i narcisisti sembrano preferire Facebook, piattaforma che consente attraverso diversi strumenti di mostrarsi agli altri a tutto tondo e di presentarsi nel modo in cui si desidera agli altri. Allo stesso modo, viene apprezzato anche Instagram, che dà la possibilità di postare diverse visioni di sé, nessuna delle quali rappresenta la realtà.

Tra i molti che hanno provato a dare una definizione di narcisismo, Alexander Lowen ha indicato tali persone come individui integralmente assorbite dalla propria immagine. Stando a questa definizione, il mondo attuale 34 appare come l'ambiente ideale per lo sviluppo di queste personalità data la mercificazione del corpo e l'importanza data all'apparenza e all'immagine. Il narcisista non è in grado di distinguere chi veramente è da chi pensa di essere, ovvero confonde il sé reale (per lui inaccettabile) con il sé idealizzato, immagine che lo assorbe. L'autore afferma che il sé rappresenta il corpo, e di conseguenza l'espressione sé reale comprende sia il corpo con le sue percezioni ed espressioni corporee, sia le sensazioni più profonde, radicate nel corpo per mezzo della mente, ovvero i sentimenti. Il fatto che il narcisista non riesca a percepire l'immagine del sé reale lo rende incapace di sentire ed esprimere i sentimenti, ma lo porta a concentrare tutte le sue forze su un'immagine definibile più "esteriore" che "estetica". È proprio per tali motivi che il narcisista manca di empatia, in quanto non essendo in grado di vivere i propri sentimenti, non ha nemmeno la capacità di riconoscere e dare importanza a quelli altrui.

Questi atteggiamenti che lo spingono a mettere sempre al centro la sua grandiosità e ad attribuirsi doti che spesso non ha, non sono volontari, così come non lo è la conseguente sofferenza di chi si trova a stare in contatto con tali personalità. L'immagine di sé che hanno questi soggetti è distorta sia verso l'esterno che verso l'interno: verso l'esterno vi è la volontà di apparire perfetti, senza difetti ed essere sempre al centro di attenzioni e complimenti; verso l'interno vi è un'insicurezza che non traspare agli altri, un'incapacità di accettare e sopportare le critiche e una bassa autostima. Proprio per questo il narcisista non riconosce l'immagine di sé reale, perché in realtà è caratterizzata da molte insicurezze e fragilità che non vuole accettare e che lo portano a decidere, anche se inconsciamente, di concentrarsi solo sulla sua immagine esteriore. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il mito di Narciso tra antico e moderno

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Informazioni tesi

  Autore: Lucia Iossa
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2021-22
  Università: Università degli Studi di Napoli - Federico II
  Facoltà: Lettere
  Corso: Lettere classiche
  Relatore: Angela Palmentieri
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 62

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