ADR e digitalizzazione: la tenuta della mediazione umanistica nel contesto delle ODR
Lo scopo della mediazione umanistica
L’obiettivo dichiarato è quello di promuovere una cultura della pace nel mondo partendo da ogni singola persona, “elevandola ed aiutandola a ricongiungersi ai suoi valori essenziali per ritrovare la propria capacità di essere, di vivere meglio con sé stessi e con gli altri”. Tale obiettivo “utopistico” e in controtendenza si inserisce in una dimensione sociale che vede privare progressivamente l’ essere umano di quelli che sono i veri valori alla base di una coesistenza pacifica e umana , sempre più diretta a “valori” come il consumismo, la produttività, il profitto, con la perdita delle proprie radici e la supremazia degli egoismi individuali e collettivi. È una bella sfida ma l’intento della mediazione umanistica è quello di accedere ad un livello superiore dell’uomo e “al bisogno fondamentale di verità, rispetto, libertà; rappresenta una trascendenza nel senso metafisico, si intende che sta al di là, che oltrepassa qualcosa quindi lo spirito trascende la materia”. Si tratta di recuperare quella dimensione naturale che ci riporta alla nostra infanzia, a quando si era bambini e non a caso l’Autrice riporta in molti suoi passaggi l’importanza di ritornare a questa dimensione; il bambino fin dalla sua nascita è portatore di quella sfera intima intrisa dal mistero della vita, non ancora contaminato dai condizionamenti sociali, capace di collegarsi in maniera naturale al suo Io interiore in rapporto con sé stesso e con la natura, con ciò che è bello, buono, al bene, alla dimensione umana per eccellenza. Il bambino sa ciò che è giusto. La pratica della mediazione presuppone quindi l’incontro con sé stessi, non è un passaggio indolore, perché ci mette di fronte alla nostra coscienza, alle nostre debolezze, alle nostre sofferenze ma che porta poi ad una dimensione superiore, “ad un livello di coscienza più elevato dove l’uomo può trovare la sua dignità e la sua nobiltà”. Non si tratta di rifiutare la modernità ma di indirizzarla nel giusto senso , facendo quindi prevalere l’ uomo nella sua dimensione giustizia. “Non c’è felicità senza pace e non c’è pace senza giustizia”.
Campi di applicazione
La Mediazione Umanistica nasce come pratica, “non si tratta dell’applicazione di una teoria o di un metodo”. Dopo 10 anni di fase sperimentale è stata istituzionalizzata nel 1993 ed è stata applicata come modello sia complementare che alternativo alla giustizia penale francese. “Ha avuto ampia diffusione anche in Italia e gli altri Paesi Europei e gli ambiti di applicazione e di intervento vanno dalla vita cittadina, dalle carceri agli ospedali, dai luoghi segnati dai conflitti bellici alle grandi banche“, in ambito quindi educativo, sociale, familiare ed economico oltre che penale. In via preventiva e quindi in alternativa al ricorso giudiziale penale, il ricorso alla mediazione può avvenire prima della denuncia dove il conflitto può essere ancora latente, non riconosciuto dalle parti, in tal caso il processo di mediazione può far emergere il conflitto e permette “una sua evoluzione nel senso di prevenirne l’escalation e ritrovare la pace”. Dopo la denuncia quando il conflitto è esploso, la mediazione è utile ad individuare il vero motivo che è alla base del conflitto; i confliggenti possono fare un passo indietro e andare ad individuare la vera causa del conflitto che spesso non è rappresentato dal motivo esposto in denuncia, si rendono coscienti e quindi trovano un nuovo equilibrio, una nuova armonia. Si può intervenire in mediazione anche dopo la sentenza la cui funzione è punitiva ma spesso non riesce ad attenuare il conflitto, anche in questo caso si vuole risolvere il conflitto ed evitare ulteriore violenza. La mediazione umanistica applicata all’ interno dell’ambito scolastico è educazione alla relazione, è consapevolezza del sé, scoperta delle proprie potenzialità ed accettazione delle diversità, nuovo apprendimento delle regole di condotta. Nella realtà scolastica si può evidenziare spesso una mancanza di comunicazione empatica tra alunni e insegnanti perché talvolta sorretta da una relazione di tipo autoritario con imposizione di orari, del contenuto dell’insegnamento, di punizioni, della rigida disciplina. Spesso devono essere affrontate situazioni di alunni difficili che hanno alle spalle una famiglia in crisi o assente, che non permette loro di condividere e superare il proprio conflitto, e riversano il loro malessere all’ interno della scuola con queste situazioni che la mediazione può dare il suo apporto educando alunni e insegnanti e cosi l’autorità può trasformarsi in elasticità dando anche la parola, la possibilità di esprimersi all’ alunno anche attraverso la propria creatività; la sospensione di un alunno può essere revocato quando l’alunno ha capito di aver sbagliato, l’atteggiamento violento si trasforma in auto responsabilità e comprensione dell’altro. In campo sociale la mediazione umanistica interviene nei casi di disgregazione all’ interno di una famiglia, comunità ma anche a livello internazionale in caso di conflitti fra paesi: il comune denominatore è accogliere il disordine e trasformarlo in armonia. Si pone l’accento sull’ importanza della formazione del mediatore: essa non va solo studiata ma applicata in maniera costante anche fuori dalla mediazione, è un modello di vita, dell’essere persona libera e consapevole di sé stesso e aperto all’ altro: è aperta a tutti abbiano la volontà di mettersi in discussione e di volere il bene della collettività.
Questo brano è tratto dalla tesi:
ADR e digitalizzazione: la tenuta della mediazione umanistica nel contesto delle ODR
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Informazioni tesi
Autore: | Laura Volpe |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2021-22 |
Università: | Università degli Studi di Padova |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Consulente del Lavoro |
Relatore: | Letizia Mingardo |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 55 |
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