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Mindfulness: affrontare il periodo della Pandemia con consapevolezza

Applicazioni alla psicopatologia

Nel campo della clinica, in particolare, ci sono prove effettive che gli MBI siano efficaci per il trattamento dei sintomi dei disturbi d'ansia e dei disturbi depressivi (Hofmann et al. 2010; Khoury et al. 2013, citati da Goldberg et al., 2018). Wielgosz et al. (2018) hanno riportato una rassegna di studi precedenti da cui emergono tali evidenze.

Il corpus di ricerca più sostanziale è la prevenzione di recidiva nel disturbo depressivo maggiore; è stato dimostrato che gli MBI possono ridurre questo rischio, ciò è stato possibile dopo un follow-up di 60 settimane, paragonando i risultati rispetto ai pazienti che non avevano ricevuto tale trattamento. Inoltre, si hanno evidenze del fatto che non siano inferiori ad altri trattamenti, come la terapia cognitivo-comportamentale o quella farmacologica.

In uno studio condotto da Kuyken et al. (2015, citati da Wielgosz et al.,2019), in un campione di 424 partecipanti, non sono emerse differenze tra MBCT e l'utilizzo di farmaci antidepressivi per ciò che concerne le ricadute o il rapporto costi-benefici. Infatti, questa tecnica è d'aiuto per evitare il meccanismo della ruminazione, uno dei responsabili dello sviluppo di pensieri e comportamenti disadattivi; in aggiunta, è stato verificato che sia in grado di sopprimere complessi mentali non rilevanti e ridurre la memoria autobiografica eccessivamente generalizzata.

A differenza della depressione, per l'ansia non sono emersi risultati troppo rilevanti; tuttavia, sembra che gli interventi basati sulla Mindfulness possano ridurre i sintomi se messi a confronto con pazienti che non ricevono alcun trattamento (Goldberg et al., 2018), e che siano equiparabili ad altri trattamenti, principalmente quelli basati sull'esposizione.

Anche in questo caso, il meccanismo principale è quello della riduzione del pensiero ripetitivo negativo; tale riduzione è possibile grazie all'attivazione di quelle regioni cerebrali, corteccia prefrontale ventro-mediale, corteccia cingolata anteriore e insula implicate nella valutazione e nella risposta affettiva durante lo stato di meditazione. Recentemente, c'è stato un importante interesse nell'applicazione degli MBI anche ai disturbi da uso di sostanze.

Li et al. (2017, citati da Wielgosz et al., 2019) hanno esaminato 34 studi controllati randomizzati, da cui emergono promettenti risultati circa la riduzione della frequenza di utilizzo di queste; Goldberg et al. (2018) hanno riscontrato la superiorità dei trattamenti rispetto ad altre terapie attive, in modo particolare per smettere di fumare, in quanto hanno visto che possono ridurre l'automaticità e il pregiudizio attenzionale collegati all'abuso e alla dipendenza (Brewer et al., 2013, citati da Wielgosz et al., 2019).

Tuttavia, le primissime applicazioni cliniche sono state progettate per far fronte al dolore cronico e hanno riscosso grande successo; di fatti, sono stati realizzati molti studi, in ciascuno dei quali si sono evidenziati benefici significativi per la qualità della vita e la riduzione del dolore, questo grazie all' attivazione dei circuiti di valutazione, tra cui la corteccia orbito frontale, la corteccia cingolata anteriore, l'insula anteriore, e la disattivazione dei circuiti sensoriali nel talamo (Zeidan & Vago 2016, citati da Wielgosz et al., 2019).

I praticanti esperti di mindfulness mostrano anche l'inibizione della cognizione anticipatoria avversiva, in concomitanza con una minore attività nelle regioni dell'amigdala e della rete della salienza fra l'arrivo del segnale e l'insorgenza di stimoli dolorosi (Lutz et al., 2013, citati da Wielgosz et al., 2019). Per quanto riguarda gli elementi emergenti degli ultimi anni, la ricerca ha coltivato interessi anche per altri disturbi. L'ADHD, disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività, è senza dubbio un logico collegamento, in quanto la pratica comporta l'incremento di specifiche capacità attentive; al momento, però, gli unici studi realizzati non sono su campioni controllati randomizzati, ma su di una popolazione più generale.

L'esercizio di consapevolezza del momento presente ha il potenziale di modulare l'attivazione emotiva e facilitare l'esposizione a stimoli spiacevoli, così da agire nella ristrutturazione delle cognizioni disadattive, anche quelle correlate ai traumi; perciò, può essere applicata anche nei disturbi da stress post-traumatico (PTSD). L'applicazione nei pazienti con PTSD, però presenta un limite rilevante, ovvero la sua idoneità; infatti, è bene chiarire che per questi soggetti è estremamente difficile impegnarsi e rimanere focalizzati sui propri stimoli interni per un periodo di tempo prolungato. Tali interventi possono essere proposti per consentire un miglioramento della regolazione emotiva, precedentemente alla terapia di esposizione, per contrastare i sintomi residui e prevenire le ricadute (King & Favorite, 2016, in Wielgosz et al., 2019).

Altre evidenze emergono per quanto riguarda i disturbi dell'alimentazione e della nutrizione, in particolar modo per Binge Eating e obesità piuttosto che per l'anoressia nervosa; a tal proposito, sono stati creati protocolli di Mindful-eating, con lo scopo di aumentare la consapevolezza nelle esperienze alimentari, - come ascoltare i segnali del proprio corpo, gli stimoli di fame e sazietà-, aumentare il piacere edonico percepito dal cibo, anche in piccole quantità, interrompere il meccanismo di auto-giudizio negativo, e aumentare l'auto-accettazione (Kristeller & Wolver, 2010, citati da Wielgosz et al., 2019).

Questo brano è tratto dalla tesi:

Mindfulness: affrontare il periodo della Pandemia con consapevolezza

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Informazioni tesi

  Autore: Elisa Maccari
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2021-22
  Università: Università degli Studi di Firenze
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Scienze e tecniche psicologiche
  Relatore: Barbara Giangrasso
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 31

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