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Etnografie russe fra il 1920 e il 1930 (La repressione della cultura sciamanica in URSS fra gli anni '20 e '30 del sec. XX. I casi di G.V. Ksenofontov e I.M. Suslov)

Lo sciamanesimo

Occorre ricordare qui che lo sciamanesimo è un oggetto storico estremamente variegato e multiforme e, in un certo qual senso, quasi evanescente. Per quanto riguarda la definizione dello sciamanesimo quale oggetto di studio delle scienze antropologiche, va ricordato che, come scrive il prof. Botta, "nell'oscillazione tra empirismo e deduzioni a priori, una soddisfacente definizione accademica dello sciamanesimo, che tenga cioè conto delle trasformazioni recenti e dell'allargamento del suo campo semantico, è ben lontana dall'essere stata prodotta" (Botta, 2019).

Lo sciamanesimo in quanto fenomeno singolo praticamente non esiste e ogni tentativo di generalizzazione si perde nella moltitudine dei vari sciamanesimi locali. Persino il termine "sciamano" è una parola che non appartiene al vocabolario emico dei popoli siberiani, proprio come la stessa parola Siberia non è una parola di origine slava, ma è stata invece ereditata dai russi nei loro scontri e incontri con le popolazioni mongoliche.

La ragione fondamentale per cui la parola "sciamano" non è interna al discorso dei popoli indigeni della Siberia sta nel fatto che nessuna di queste culture ha mai avuto la necessità di individuare e denominare una parte tanto profonda e "normale" della loro organizzazione sociale (Botta, 2019). Questo atteggiamento è ovviamente del tutto comprensibile se si pensa al fatto che, in effetti, nessun uomo riflette sulla sua normalità fino a che questa non debba confrontarsi con l'alterità ed è in questo confronto di alterità che sta l'essenza dell'antropologia in quanto disciplina scientifica.

Il termine "sciamano", quindi arriva nel lessico occidentale tramite gli esploratori russi e tedeschi che descrivevano gli operatori spirituali dei popoli siberiani, in particolare quello dei popoli che allora erano detti Tungusi, un etnonimo poi caduto in disuso poiché troppo generico.

Se la testimonianza scritta del primo uso del termine "sciamano" si deve alla figura dell'arciprete Avvakum Petrovič Petrov (1620-1682) 2 è piuttosto alle persone di Nicolaes Witsen (1641-1717)3 e di Eberhard Isbrand Ides (1657– 1708)4 che si deve la diffusione del termine nei circoli europei (Botta, 2019).

Le biografie di Avvakum, forti della loro visione conservatrice ortodossa che vedevano le attività dello "sciamanizzare" quali "diaboliche arti siberiane" furono lette assiduamente all'interno delle comunità dei "vecchi credenti" russi per circa due secoli (Botta, 2019), queste non avevano contatti con le accademie europee. Al contrario, invece, i resoconti di Witsen e di Isbrand Ides, pubblicati in olandese e in tedesco, erano diventati i primi testi attraverso cui gli europei avevano "scoperto" lo sciamanesimo siberiano, nel momento stesso in cui le regioni siberiane, i "nuovi" popoli siberiani (spesso ribattezzati dai russi con etnonimi derivati dalle loro lingue e che gli stessi indigeni non usavano per sé stessi) e tutta la cultura sciamanica, venivano "incorporati nel progetto coloniale russo". In quel periodo, per esempio, avveniva la spedizione di Bering allo stretto che oggi porta il suo nome e che fu uno degli eventi più importanti per la conoscenza dello sciamanesimo.

Seguirono poi le spedizioni di Caterina II "la Grande" e l'inizio dell'approccio illuminista alle religioni siberiane (Botta, 2019), fino ad arrivare al periodo pre e post-rivoluzionario, in cui molti etnografi russi avevano contribuito in maniera rilevante agli studi di settore.

Fra questi andrebbero certamente ricordati il già citato Bogoraz o, personaggio forse non meno importante Serghey Mikhailovič Širokogorov (1887-1939), che portò importanti contributi in relazione all'ipotesi diffusionista sullo sciamanesimo di cui anche Ksenofontov si sarebbe occupato e che anche Mircea Eliade avrebbe più avanti ripreso.

In ogni caso, tornando alle questioni etnografiche, va notato che nelle comunità indigene, lo sciamano era sempre un membro della società che nella sua straordinarietà era una parte perfettamente integrata nel panorama culturale del suo popolo. E che era allo stesso tempo, nella vita di tutti giorni eccezionale e mimetizzato agli altri membri del gruppo. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Etnografie russe fra il 1920 e il 1930 (La repressione della cultura sciamanica in URSS fra gli anni '20 e '30 del sec. XX. I casi di G.V. Ksenofontov e I.M. Suslov)

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Informazioni tesi

  Autore: Pietro Sferrino
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2020-21
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Laurea Magistrale in
  Corso: Cattedra di Storia delle religioni
  Relatore: Sergio Botta
  Lingua: Italiano

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