La sottomissione indigena e la difesa di Bartolomé de Las Casas
Il supplice schiavo indiano
Questo documento è un trattato scritto da Bartolomé de Las Casas tra il 1544 e il 1548, antecedentemente alla data della prima edizione di Siviglia, ovvero nel 1552. L'autore non aveva anteposto alcun titolo a quest'opera, infatti questo titolo, "Il supplice schiavo indiano", è stato aggiunto dallo stesso editore veneziano, cioè Marco Ginammi nel 1636. In aggiunta, lo stampatore crea una presentazione della testimonianza al lettore, esponendo le sue precedenti edizioni lascasiane ed il contenuto del trattato; prima di questa premessa e subito dopo la copertina, è stato anche inserito un frontespizio dedicato al Signore Henrico de Fois della Valletta (cavaliere degli ordini delle fanterie della Repubblica di Venezia). Dopodichè vi è il regesto inserito nell'edizione di Siviglia curata da Sebastián Trujillo, in cui sono fornite le indicazioni temporali della prima stampa (1552), il mittente (il vescovo della città del Chiapas, Don Fray Bartolomé de Las Casas), il committente (il Consiglio Reale delle Indie) e la tematica (la sottomissione indigena). Sempre al momento della prima pubblicazione è stata aggiunta una prefazione denominata argumento, in cui vengono esplicitate le motivazioni per le quali l'autore ha voluto comporre questo testo:
Sobre la libertad e remedio general de los Indios: y entre otras partes de sus negocios, fuesse suplicar: que los Yndios que tenian los Españoles, que propiamente llamavan ellos esclavos: se pusiessen todos en libertad.
Inoltre, in questa introduzione editoriale viene anticipata la struttura impiegata dal letterato, ed anche quest'ultimo la spiega fin da subito. Lo scheletro dello scritto è ben articolato ed assai complesso, ed esplicitato all'interno del suo primo elemento, ovvero nel prologo, indirizzato al Consejo Real de las Indias e al principe Filippo:
Porque Vuestra Alteza me madó que diesse por escripto: lo que sentia, o entendia, cerca delas materias delos Indios que se han hecho esclavos y con titulo de esclavos los posseen los españoles enlas Indias: paresciome que seria a Vuestra Alteza mas agradable por sus frequétissimas occupaciones dar mi parecer compendiosamente por la siguiente conclusion con su prueva y corrolarios que della dependen.
L'elaborato è composto da differenti componenti : il prologo che introduce la tematica che verrà trattata complessivamente e l'organizzazione testuale; la tesi chiamata conclusión, decorata abbondantemente con una lunga dimostrazione inerente a tre argomentazioni diverse (la giusta guerra, la cattiva fede degli spagnoli e l'illegalità della schiavitù indigena); tre corollari denominati corolarios di cui il secondo scritto quasi interamente in latino. Alla fine del testo vi è una dedica alla stampa, inserendo la città ed il nome del curatore.
Come già introdotto, la tesi presenta tre tematiche differenti, ma tutte largamente approfondite e sviluppate dal punto di visto giuridico-legislativo. Il primo oggetto riguarda la riflessione sul termine letterario "guerra giusta" ed il suo significato dal punto di vista giudiziario nella contemporaneità dello scrittore. Gli spagnoli erano legittimati a dichiarare guerra agli indios solo in determinate circostanze, peccato che quest'ultime non si siano mai presentate, e nonostante ciò si permisero di infliggere ogni tipo di male a queste popolazioni.
Erano solo tre le motivazioni che potevano legalizzare un atto bellico: un attacco armato ricco di persecuzioni ed inquietudini; un'occupazione forzata dei territori appartenenti o un tempo appartenuti ai cristiani; l'appartenenza al gruppo dei nemici capitali della santa fede cattolica, recando ad essa danno ed oltraggio; ed infine l'intervento immediato fatto per soccorrere degli innocenti.
Nessuna di queste giustificazioni venne attuata da parte dei popoli nativi, e quindi i cattolici non avevano alcuna scusante valida per agire nella maniera nella quale hanno portato conseguenze disastrose a queste genti:
Que no aya auido causa justa paresce, porque vistas todas las causas que justifican las guerras, ni todas, ni algunas dellas no se hallara, que enesta guerra concuran. Porque ni por injurias que los indios les ouiessen hecho. Ni porque les persiguiessen, impugnassen, ni inquietassen. [...] Pues por sola la ampliacion y predicacion de la fee entre gentes, e tierra de gentiles como son aquellas: nunca vuo ley divina, ni humana que guerra consintisse ni permitiesse, antes la condenan todas. [...] Otra causa quepodria aver (conviene a saber) por razon de socorrer los innocentes, en este caso de agora della no es menester traetar. Lo uno porque nunca por nuestros españoles tal guerra fe ha pretendido: sino matar, despojar, y robar los innocentes, usurpar les sus tierras, sus haziendas, sus estados, y señorios. [...] Pues como por ninguna delas dichas causas: y no ay otras (y si las ay, a estas seran reduzibles) los españoles no pudieron hazer contra los yndios justa guerra, luego nunca, tuvieron causa justa.
Per questa manchevole e giusta causa, l'autore denomiva questa guerra "ingiusta" e quindi ingiustificata, priva di una reale giustificazione. Tutti coloro che intrapresero questa battaglia vengono ritenuti dei ladroni, ma anche dei predatori, utilizzando l'animalizzazione dell'essere umano sotto una connotazione negativa: "han sido ladrones, o latrunculos, y predones". Inoltre, per fornire maggior veridicità al suo discorso ed alla sua testimonianza, nomina la legge a cui sta facendo riferimento: Hostis. ff. De capti. E postlimi, e narra alcuni avvenimenti accaduti agli indiani riguardanti la loro sottomissione, definendoli così:
Han sido espantables, y nunca vistas, ni oydas tales cautelas, tales fraudes, tales dolosas machinaciones, y exquisitas inventiones, y novedades de maldad: para poner en admiracion a todos los hombres. [...] Esta manera de tirania, y destruicion de aquellos infinitos pueblos tan horrible, fu hizo tan desuergoncadamente, y tan a ojos vistas: haziendo esclavos oy los indios, que ayer de sus mismos pueblos les servian. [...] Y consentir tanta, y tan cruel injusticia: que se despoblava tan rotamente toda la tierra. [...] Mas de tres cuentos de animas. [...] Ver su felicidad en moltitud, y bondad de gente, en fertilidad, y frescura: y agora es una miseria, y compassion, y dolor ver su despoblacion, y perdicion, y soledad,y desuertura. [...] Han sido tantas las gentes, que aquellos hombres desalmados, y perdidos, y hijos de perdicion: han destruydo, y tanta la corrupcion, y desuerguenca, que en esto exercitaron, que sera muy difficultoso creello a quien no lo vio.
In questo frammento si può osservare come lo scrittore impiega l'iperbole mediante l'aggettivo "espantables", ovvero spaventevoli, e con l'avverbio mai "nunca vistas, ni oydas", cioè mai viste né sentite, per sottolineare l'inattuabilità degli episodi. Questi avvenimenti vengono definiti così dal letterato: "tan horrible", "tanta, y tan cruel injusticia", "se despoblaba toda la tierra"; mentre, per affermare la moltitudine di queste vittime utilizza "infinitos pueblos" e "más de tres cuentos de animas", fornendo dei numeri, ma senza procurare alcun tipo di certificazione veritiera, o possibilmente accertabile. Ulteriormente lo scrittore impiega l'antitesi nell'ultima parte frammentaria: "felicidad...dolor", "fertilidad...despoblacion, y perdicion", ma utilizza anche delle terminologie appartenenti allo stesso campo semantico: da un lato sostantivi che rappresentano la situazione dei nativi prima dell'arrivo degli spagnoli, aventi un carattere prettamente positivo "felicidad, bondad, fertilidad, frescura"; dall' altra parte usa delle parole appartenenti alle devastazioni causate dei popoli cattolici, possedenti solo ed esclusivamente elementi negativi "miseria, dolor, despoblación, perdición, soledad, desventura". [...]
Questo brano è tratto dalla tesi:
La sottomissione indigena e la difesa di Bartolomé de Las Casas
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Informazioni tesi
Autore: | Elvira Francesca Colore |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2020-21 |
Università: | Università degli Studi di Milano |
Facoltà: | Lingue e Letterature Straniere |
Corso: | Lingue e letterature straniere |
Relatore: | Emilia Perassi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 90 |
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