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Carmignano, una delle più piccole DOCG d’Italia: storia, produzione e territorio

Vitigni e forme di allevamento

La viticoltura è sempre stata parte integrante dell'economia e della cultura toscane; pertanto, i cambiamenti evolutivi in ambito economico, politico e sociale in questa regione ebbero sempre riflessi importanti sulla coltivazione della vite (Nanni, 2007). L'invasione fillosserica e la conseguente ricostituzione dei vigneti su portinnesti americani, sommati alla formula proposta da Bettino Ricasoli, segnarono l'inizio di una serie innovazioni tecniche e di riassortimento varietale che portarono alla moderna viticoltura (Nanni, 2007). Il periodo successivo alla Seconda guerra mondiale fu ricco di cambiamenti per il settore agricolo e per la viticoltura; gli impianti promiscui erano ancora molto diffusi, in quanto corrispondenti alle esigenze dell'azienda mezzadrile; l’impiego dei tutori vivi, come l’acero campestre, era diffuso in quasi tutte le province toscane; c’erano anche una grande varietà di forme di allevamento a seconda della zona: la più diffusa nel Chianti fu il "bracciale alla chiantigiana", costituito da alberi di acero, posti sulla fila ed allevati con due branche orientate nel senso del filare, in modo da sostenere i tralci delle viti situate tra gli aceri; nella pianura pisana e nelle zone caratterizzate da viti molto rigogliose si diffusero, invece, “le catene” che prevedevano tralci potati lunghi, legati con quelli delle viti vicine e con un alto carico di gemme che consentiva elevata produzione ma scarsa qualità.

Altri sistemi di allevamento meno diffusi erano: il "succhiello", riconducibile all’alberello attuato a Montalcino; il “frascone”, in cui la vite era sostenuta da una grossa branca di castagno; la “stangata”, realizzata con pali posti orizzontalmente lungo il filare tra aceri contigui; il sistema “a croce”, costituito da un palo con dei fori entro i quali erano inseriti dei listelli su cui venivano legati a capovolto 2/4 capi a frutto (Nanni, 2007). La crisi della mezzadria e il rapido spopolamento delle campagne, iniziati dopo la fine della II Guerra Mondiale, ebbero conseguenze negative su tutta l’agricoltura; la mancanza di manodopera sommata all’aumento del suo costo rese necessaria la meccanizzazione. Così, a partire dalla fine degli anni ‘50, iniziò un profondo rinnovamento viticolo, basato sul passaggio dalla coltura promiscua ad impianti specializzati, di ampia superficie, sistemati a rittocchino, e con distanze tra i filari compatibili con il passaggio delle macchine. L’introduzione della viticoltura specializzata portò anche alla riduzione delle forme di allevamento con una minore espansione della chioma e distanze tra le viti tra gli 0,5-1 m sulla fila e da 1 a 2,30 m tra le file) (Mazzanti, 2017).

I sistemi di allevamento più utilizzati furono il Guyot, il capovolto, il cordone speronato e l’alberello. Ci furono anche cambiamenti dal punto di vita varietale che hanno portato all’utilizzo di un ristretto numero di vitigni; tra quelli a bacca nera predomina oggi il “Sangiovese”, ma troviamo anche il “Canaiolo” e il “Ciliegiolo”, mentre tra quelli a bacca bianca predominano il “Trebbiamo toscano”, la “Malvasia” e in modo più ridotto la “Vernaccia di San Gimignano” e il “Vermentino” (Nanni, 2007). Tra gli obiettivi delle aziende vitivinicole, inizia a farsi strada l'esigenza di produrre vini rossi e bianchi di maggiore qualità e personalità. Da qui inizia l’introduzione di vitigni internazionali quali Chardonnay, Sauvignon Blanc, Pinot, Cabernet Sauvignon e Franc, Merlot, Syrah, Petit Verdot (Fig 9) (Nanni, 2007). Viene introdotta una diversa tecnica di produzione e vinificazione per i vini con maggiore corpo, ricchezza fenolica ed aromatica e con tempi di affinamento più lunghi; viene introdotto il diradamento dei grappoli manuale al fine di ridurre il carico produttivo di uva durante la maturazione; si passa dal Guyot doppio al cordone speronato, in modo da ridurre il carico di gemme e quindi il potenziale produttivo (Nanni, 2007).

Questo brano è tratto dalla tesi:

Carmignano, una delle più piccole DOCG d’Italia: storia, produzione e territorio

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Informazioni tesi

  Autore: Giulia Deplano
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2020-21
  Università: Università degli Studi di Firenze
  Corso: Viticoltura ed Enologia
  Relatore: Giovan Battista Mattii
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 61

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Parole chiave

toscana
vini
viticoltura
docg
sangiovese
carmignano
cabernet

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