Skip to content

Il turismo sostenibile in Italia. Sfide e trasformazioni in tempi di coronavirus

Ambiti di destinazione turistica e reti di governance: la normativa italiana

La globalizzazione impone nuovi imperativi al “governo del territorio”: la necessità primaria è quella di tessere una rete di relazioni a favore dello sviluppo territoriale che sia in grado di valorizzare la specificità locale integrandola nel sistema globale con una sua identità.
“Fare rete” quindi non è un semplice slogan, bensì un modo per rendere più attrattivo e competitivo il territorio, permettendo di sviluppare una politica di governance basata sulla condivisione e negoziazione. Si ha governance della rete quando si creano dialoghi produttivi tra le parti, quando determinati attori, individuali e collettivi, privati o pubblici, volontariamente progettano, gestiscono, mantengono un sistema di scambi reciproci basati su regole condivise. La rete opera se la regolazione degli scambi viene avvertita come giusta e conveniente dai partner; per fare ciò essa deve produrre valore. I suoi confini vengono identificati in base agli attori che coinvolge, dalle relazioni che attiva e dagli effetti che produce; la rete, infatti, oltrepassa i confini organizzativi e mette in rapporto organizzazioni e parti di esse.
Questa necessità della rete esige altresì una riforma istituzionale che garantisca un decentramento amministrativo in grado di aumentare le risorse di flessibilità necessarie in un sistema complesso. Qualsiasi progetto di riforma amministrativa deve considerare le capacità istituzionali e regolative nell’ambito di quel determinato contesto locale, e non potrà essere adatto per tutti i sistemi locali e regionali perché i sistemi di governance regionale presentano stili amministrativi e capacità istituzionali differenti.
La responsabilità dell’attore politico locale, soprattutto regionale, è stata consolidata sul piano istituzionale: seguendo un orientamento comune ai principali Stati dell’UE, in Italia le riforme Bassanini (federalismo amministrativo e fiscale) e del Titolo V della Costituzione a opera della Legge Costituzionale n.3 del 18 ottobre del 2001, sulla base del principio di sussidiarietà, hanno assegnato ai governi locali rilevanti competenze in materia di regolazione politica dello sviluppo locale.
Gli Enti locali sono autorizzati a regolamentare tutte le materie che non sono di competenza esclusiva dello Stato. Tra gli ambiti di competenza delle Regioni rientra il turismo, una risorsa economica determinante in grado di generare valore e sviluppo per il territorio.
L’intervento dello Stato nell’ambito turistico si concentra, invece, sulle questioni di rilevanza nazionale e si osserva in altri provvedimenti legislativi: nel 2005 la trasformazione dell’ENIT in Agenzia Nazionale del Turismo, con lo scopo di promuovere la destinazione “Italia” sui mercati internazionali, e l’istituzione del Comitato Nazionale del Turismo, con compiti di orientamento per l’ambito turistico e di coordinamento stabile delle politiche d’indirizzo del turismo in sede nazionale e della sua promozione all'estero; nel 2006 la creazione dell’Osservatorio Nazionale del Turismo, poi affidato nel 2014 all’ENIT, per studiare, analizzare e monitorare le dinamiche economico-sociali e tecnologiche, qualitative e quantitative d’interesse turistico; nel 2014 la Riforma dei Musei Statali che ha dato vita al nuovo Sistema Museale Nazionale, costituito dalla Direzione Generale Musei, articolata sul territorio nazionale in 17 Poli Museali regionali e da 32 Istituti Autonomi.

Dal 2013 l’Ufficio per le Politiche del Turismo è passato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. Nell’iter normativo nazionale le competenze del turismo sono transitate nel 2016 al Ministero dei Beni Culturali e delle Attività Culturali; nel 2018, sono passate al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari, Forestali e del Turismo (MiPAAFT), per ritornare nuovamente, nel dicembre 2019, al Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo (MiBACT).
Oltre alle modifiche al Titolo V, i principali riferimenti normativi per le attività turistiche sono rappresentati dalla Legge Quadro sul turismo 135/2001, che ha abrogato e sostituito la vecchia Legge Quadro n. 217/1983, dal Codice del Turismo (D. legs. n.79 del 2011).
Relativamente al Codice, la Corte costituzionale, con sentenza n. 80 del 2012, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale di alcune parti, contro cui diverse Regioni avevano fatto ricorso. La Corte ha ritenuto che il Governo, attraverso il Codice, avrebbe potuto riordinare le normative di sua competenza in ambito turistico, ma non di ridisciplinare i rapporti con le Regioni in questa materia.
Elemento cardine della Legge Quadro 135/2001 è l’introduzione dei Sistemi Turistici Locali (STL), altrimenti definiti Sistemi Locali di Offerta Turistica definiti all’art. 5 come:

contesti turistici omogenei o integrati, comprendenti ambiti territoriali appartenenti anche a regioni diverse, caratterizzati dall'offerta integrata di beni culturali, ambientali e di attrazioni turistiche, compresi i prodotti tipici dell'agricoltura e dell'artigianato locale, o dalla presenza diffusa di imprese turistiche singole o associate.

Si tratta di un originale modello di organizzazione del territorio, la cui creazione è affidata alle Regioni chiamate a definire in piena autonomia le strategie di governo del territorio e l’assetto dell’organizzazione turistica regionale, per la valorizzazione delle risorse esistenti e la realizzazione d’innovativi progetti di sviluppo dell’offerta turistica, con lo scopo di attrarre nuovi flussi e aprire nuovi mercati. Essi avvalorano che il territorio non è più il semplice spazio in cui si realizza l’attività turistica, ma il nuovo e vero protagonista del turismo. Non si tratta di nuovi Enti locali né di altri organismi intermedi, ma di nuove figure di organizzazione turistica chiamate a progettare e realizzare un nuovo modello di crescita socioeconomica del territorio (Dell’Ara e Morandi 2006).

Le Regioni italiane hanno provveduto a dotarsi di una specifica regolamentazione nonché a riconoscere questi nuovi organismi. In proposito va segnalata l’adozione di 4 Unioni di Prodotto in Emilia Romagna nel 1998, che può essere annoverata tra le più imitate a livello nazionale e utilizzata quale esempio di innovazione; di Poli Turistici di interesse regionale nel Friuli Venezia Giulia nel 2002; di 4 Sistemi Turistici Locali da parte della Regione Lombardia nel 2004; di Distretti turistici della Sicilia nel 2005; di 6 Sistemi Turistici Locali nel Lazio nel 2007; di 14 Sistemi Turistici Tematici in Veneto nel 2013; di 12 Ambiti Territoriali Turistici Omogenei in Campania nel 2014.
Il cuore dei sistemi è rappresentato dal “piano di sviluppo turistico”, prima ancora che della promozione e dalla commercializzazione del prodotto, in cui vanno specificate le strategie individuate per il territorio di riferimento, con i tempi di realizzazione, e che metta in evidenza il tessuto imprenditoriale, i valori ambientali e paesaggistici, le emergenze culturali ed artistiche, l’enogastronomia, i modelli di vita e le tradizioni della comunità locale, le attività economiche tipiche e tradizionali (Presenza 2008).
Il sistema turistico italiano è un sistema complesso e trasversale che coinvolge una pluralità di soggetti che a vario titolo interagiscono tra di loro. Molteplici sono i portatori d’interesse (stakeholder), soggetti sia privati che pubblici con competenza diretta e soggetti con influenza indiretta, tra i quali rientrano numerosi Ministeri che possono incidere sul turismo (si pensi alla rilevanza di un’efficace programmazione del Ministero delle Infrastrutture sulla competitività del turismo).
L’Italia, secondo l’OCSE (1981), è una destinazione turistica matura e altamente sviluppata che, nonostante le proprie eccezionali attrattive, si trova a far fronte a una crescente concorrenza globale e ciò rende sempre più arduo attrarre la domanda turistica.
Lo sviluppo in chiave turistica pone al centro il sistema territoriale e le attività delle imprese operanti al suo interno: il territorio è considerato un network di attori indipendenti, i quali basandosi sulle risorse e sulle competenze disponibili, presentano un’offerta di attrazioni sui mercati per attrarre volumi di visitatori coerenti con le proprie esigenze economiche, sottostando al limite dato dalla capacità di carico che il territorio può sopportare (Martini 2015).
La filiera turistica, che può essere ritenuta una “miniera da prosciugare”, non viene ben sfruttata e le cause, per Milena Viassone (2017), vanno ricercate nel modello di gestione
turistica nazionale e nella continua evoluzione della domanda e del contesto in cui si opera, che rende ancora complesso trovare una soluzione competitiva.
L’unità fondamentale sulla quale si fondano le dimensioni del turismo è costituita dalla destinazione turistica, intesa da molti come la vera entità concorrenziale nell’ambito del turimsmo (Pechlaner e Weiermair 2000) e il cui concetto è entrato nella letteratura e nella prassi turistica agli inizi degli anni Novanta. Esistono diverse interpretazioni della parola destination.
Bieger (2000) individua due diversi significati: il «contesto geografico scelto dal turista o dal target di turisti quale meta del proprio viaggio» (p. 86), e anche l’insieme di tutte quelle prestazioni che l’ospite considera necessarie al suo soggiorno.
Stefan Marchioro (2014) vede nella destinazione «un luogo obiettivo di viaggio, che il turista intende visitare grazie alle attrazioni naturali o artificiali che offre». I soggetti che conferiscono concretamente valore alle destinazioni sono i turisti stessi, per cui un luogo diventa destinazione quando il mercato acquista contezza delle risorse esistenti e tale consapevolezza si concretizza in domanda concreta (Martini 2010).
Umberto Martini (2005) ritiene che una località diventi


destinazione soltanto attraverso l’interazione con la domanda turistica, quando divenga una meta che si posiziona all’interno delle preferenze dei turisti, essendo percepita come un luogo nel quale sono disponibili determinati fattori di attrattiva.

Allo stesso modo il turista ricopre un ruolo fondamentale nella composizione del prodotto turistico offerto dalla destinazione (Martini 2010).
Le destinazioni, per essere sostenibili e competitive nel tempo, vanno governate attraverso strumenti manageriali a cominciare da quelli pianificatori e del marketing.
È a partire dagli anni Settanta che si afferma l’idea che i principi del marketing possano essere applicati al di fuori del settore dei beni di consumo, estendendosi anche a un’area geografica. Il marketing, mette in luce Martini (2015), diventa lo strumento grazie al quale si può ampliare, attraverso lo scambio, lo stock delle risorse fruibili nel territorio, agevolando i processi di commercializzazione di ciò che offre, utilizzando una forza di attrazione dall’esterno e consolidando competenze per attrarre investimenti, flussi turistici, insediamento di organizzazioni e residenziali. La scelta della metafora del territorio come impresa e l’attuazione di strategie e politiche di marketing per la gestione dello stesso, secondo Valdani e Ancarani (2000), si giustifica con la presenza di dinamiche globali molto concorrenziali e di rapporti di scambio tra il territorio e i suoi stakeholder.
La competitività di un territorio ha origine dalle risorse che possiede. Molti decision maker sono convinti che sia sufficiente disporre di un bene culturale o di attrattori perché si attivino in modo automatico flussi turistici verso una destinazione.
Vi sono, infatti, territori che, se pur dotati di validi fattori di attrazione, non sono competitivi per l’inadeguata capacità di integrarli con una giusta combinazione di servizi turistici e quindi di avviare comportamenti più collaborativi e manageriali.
Affinché le risorse culturali divengano attrattive turistiche, o una località divenga destinazione turistica, è indispensabile che rispondano a requisiti di valorizzazione adeguata e orientata al mercato, requisiti che si concretizzino in riconoscibilità, ovvero visibilità, e accessibilità, ovvero fruibilità Bencardino e Marotta 2004).

Secondo Ferri (2012) bisogna stimare se l’insieme delle risorse (ambientali, sociali, economiche, politiche) possano divenire esternalità positive per gli operatori economici, vantaggi per gli attori locali e opportunità di sviluppo individuale per i consumatori. Presenza (2008) propone di partire anche dall’analisi e dalla valorizzazione delle dimensioni “intangibili e umane”, quali la conoscenza, la reputazione o la motivazione, che tuttavia non possono essere acquisite facilmente sul mercato, né trasferite da un ambito aziendale a un altro nel breve periodo. Con la crescita dell’omologazione dell’offerta e la diffusa standardizzazione delle aree turistiche, diventa determinante la capacità di offrire elementi di differenziazione che possono essere intercettati, come evidenzia Ejarque (2003), attraverso le richieste del cliente: qualunque destinazione dovrebbe produrre valore per il turista, il cui obiettivo «non è avere servizi, bensì acquistare benefici che non sono tangibili, che soddisfino le sue aspettative».
Lo sviluppo di una destinazione è, per Martini (2002), il risultato di una strategia attraverso la quale un insieme di interventi organizzativi, strutturali e infrastrutturali arricchiscono – o realizzano ex novo - la capacità di attrazione turistica del territorio.
La necessità di avviare questo processo si rende indispensabile dal momento che, di fronte ai cambiamenti radicali avvenuti nel turismo e alla crescente pressione esercitata dalla concorrenza nazionale e internazionale, non sono più permesse forme di sviluppo spontaneo delle destinazioni, come quello che si è riscontrato in Europa dagli inizi del turismo moderno fino agli anni Settanta.
L’esigenza di integrare nell’ambito di un processo tutte le azioni essenziali per conseguire questo obiettivo ha portato alla nascita, intorno alla metà degli anni Novanta, di una disciplina specifica, denominata Destination Management.
Mette in luce Marchioro (2014), la gestione della destinazione nasce per combinare le iniziative necessarie per gestire i fattori di attrattiva e i servizi turistici al fine di interessare la
domanda di mercato e di posizionare la destinazione in ambiti competitivi rispetto alle caratteristiche del territorio.
In letteratura esistono molteplici definizioni di Destination Management. Secondo Martini (2002), rappresenta:

L’insieme delle decisioni strategiche, organizzative e operative attraverso le quali deve essere gestito il processo di definizione, promozione e commercializzazione dei prodotti turistici espressi da un territorio al fine di generare flussi turistici di incoming equilibrati, sostenibili e adeguati alle esigenze economiche degli attori coinvolti.

Della Corte (2000) la identifica in un tipo di «gestione strategica delle località turistiche, attraverso un adeguato sistema di pianificazione e di controllo delle attività da sviluppare per incentivare il flusso di turisti presenti nell’area» (p.11).
La politica di destination management non può essere una politica turistica a sé stante, ma deve essere combinata con il resto delle iniziative attuabili per appagare al meglio le esigenze sia della comunità residente sia delle attività economiche. Inoltre la ciclicità del turismo comporta una diversificazione della stessa governance turistica per ognuna degli stadi di sviluppo delle attività turistiche in quell’area (Grossi e Meneguzzi 2002).
Sulla base dei modelli elaborati in letteratura, le fasi attraversate da una destinazione nel corso della sua evoluzione sono l’esplorazione, il coinvolgimento, lo sviluppo, il consolidamento, la stagnazione e la post-stagnazione (Martini 2005).
Il campo d’azione è riferibile a quattro dimensioni, come sottolinea Stefan Marchioro (2014), la generazione di flussi turistici di incoming; la gestione dell’immagine e del valore metaforico della destinazione; il coordinamento e la gestione delle relazioni con gli stakeholder; la stima dell’effetto del turismo sul sistema territoriale locale.
Per questo motivo, puntualizza Romei (2016), il territorio deve essere analizzato in ogni sua compente con lo scopo di mettere in luce i feedback tra le attività turistiche e la società locale, tra i residenti e i turisti, tra l’ambiente naturale e il territorio, osservando le relazioni d’interdipendenza e di dominanza che hanno distinto e disegnato la storia, il paesaggio, la cultura, la crescita e lo sviluppo economico di ogni luogo.
La competitività, pertanto, può essere intesa come l’abilità di realizzare e integrare prodotti a valore aggiunto gestendo risorse, competenze e relazioni mediante comportamenti sostenibili per l’ambiente, l’economia e la società locale (Presenza 2008).
[…]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il turismo sostenibile in Italia. Sfide e trasformazioni in tempi di coronavirus

CONSULTA INTEGRALMENTE QUESTA TESI

La consultazione è esclusivamente in formato digitale .PDF

Acquista

Informazioni tesi

  Autore: Renato Abbate
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2019-20
  Università: Università degli Studi di Padova
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Studi europei
  Relatore: Patrizia Messina
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 204

FAQ

Per consultare la tesi è necessario essere registrati e acquistare la consultazione integrale del file, al costo di 29,89€.
Il pagamento può essere effettuato tramite carta di credito/carta prepagata, PayPal, bonifico bancario.
Confermato il pagamento si potrà consultare i file esclusivamente in formato .PDF accedendo alla propria Home Personale. Si potrà quindi procedere a salvare o stampare il file.
Maggiori informazioni
Ingiustamente snobbata durante le ricerche bibliografiche, una tesi di laurea si rivela decisamente utile:
  • perché affronta un singolo argomento in modo sintetico e specifico come altri testi non fanno;
  • perché è un lavoro originale che si basa su una ricerca bibliografica accurata;
  • perché, a differenza di altri materiali che puoi reperire online, una tesi di laurea è stata verificata da un docente universitario e dalla commissione in sede d'esame. La nostra redazione inoltre controlla prima della pubblicazione la completezza dei materiali e, dal 2009, anche l'originalità della tesi attraverso il software antiplagio Compilatio.net.
  • L'utilizzo della consultazione integrale della tesi da parte dell'Utente che ne acquista il diritto è da considerarsi esclusivamente privato.
  • Nel caso in cui l’utente che consulta la tesi volesse citarne alcune parti, dovrà inserire correttamente la fonte, come si cita un qualsiasi altro testo di riferimento bibliografico.
  • L'Utente è l'unico ed esclusivo responsabile del materiale di cui acquista il diritto alla consultazione. Si impegna a non divulgare a mezzo stampa, editoria in genere, televisione, radio, Internet e/o qualsiasi altro mezzo divulgativo esistente o che venisse inventato, il contenuto della tesi che consulta o stralci della medesima. Verrà perseguito legalmente nel caso di riproduzione totale e/o parziale su qualsiasi mezzo e/o su qualsiasi supporto, nel caso di divulgazione nonché nel caso di ricavo economico derivante dallo sfruttamento del diritto acquisito.
L'obiettivo di Tesionline è quello di rendere accessibile a una platea il più possibile vasta il patrimonio di cultura e conoscenza contenuto nelle tesi.
Per raggiungerlo, è fondamentale superare la barriera rappresentata dalla lingua. Ecco perché cerchiamo persone disponibili ad effettuare la traduzione delle tesi pubblicate nel nostro sito.
Per tradurre questa tesi clicca qui »
Scopri come funziona »

DUBBI? Contattaci

Contatta la redazione a
[email protected]

Ci trovi su Skype (redazione_tesi)
dalle 9:00 alle 13:00

Oppure vieni a trovarci su

Parole chiave

turismo
sviluppo locale
turismo sostenibile
turismo coronavirus
italia e turismo

Tesi correlate


Non hai trovato quello che cercavi?


Abbiamo più di 45.000 Tesi di Laurea: cerca nel nostro database

Oppure consulta la sezione dedicata ad appunti universitari selezionati e pubblicati dalla nostra redazione

Ottimizza la tua ricerca:

  • individua con precisione le parole chiave specifiche della tua ricerca
  • elimina i termini non significativi (aggettivi, articoli, avverbi...)
  • se non hai risultati amplia la ricerca con termini via via più generici (ad esempio da "anziano oncologico" a "paziente oncologico")
  • utilizza la ricerca avanzata
  • utilizza gli operatori booleani (and, or, "")

Idee per la tesi?

Scopri le migliori tesi scelte da noi sugli argomenti recenti


Come si scrive una tesi di laurea?


A quale cattedra chiedere la tesi? Quale sarà il docente più disponibile? Quale l'argomento più interessante per me? ...e quale quello più interessante per il mondo del lavoro?

Scarica gratuitamente la nostra guida "Come si scrive una tesi di laurea" e iscriviti alla newsletter per ricevere consigli e materiale utile.


La tesi l'ho già scritta,
ora cosa ne faccio?


La tua tesi ti ha aiutato ad ottenere quel sudato titolo di studio, ma può darti molto di più: ti differenzia dai tuoi colleghi universitari, mostra i tuoi interessi ed è un lavoro di ricerca unico, che può essere utile anche ad altri.

Il nostro consiglio è di non sprecare tutto questo lavoro:

È ora di pubblicare la tesi