Potenziamento e nuovi sviluppi di intervento per la prevenzione e la riduzione dei conflitti sociali
Il Covid e la frammentazione sociale
A fine 2019 a Wuhan, in Cina, un nuovo virus della famiglia dei coronavirus battezzato Sars-cov2, inizia a mietere vittime e a preoccupare. Il contagio si sparge poco dopo, molto velocemente per il resto mondo. L'emergenza sanitaria conquista la scena mondiale, e l'undici marzo del 2020, l'Organizzazione Mondiale della Sanità dichiarerà in una conferenza stampa lo stato di pandemia (Who, 2021).
L'Italia fu una delle Nazioni più colpite, immediatamente dopo la Cina, e ufficialmente la prima in Europa.
In letteratura, uno dei primi articoli disponibili che andava analizzando le prospettive psicosociali intragruppo e intergruppi, e che poneva l'attenzione sulla dimensione dell'identità sociale nei processi che si erano e si sarebbero potenzialmente andati a creare, è stato quello di Abrams e colleghi (2021). Gli studiosi, alla luce delle teorie psicosociali di riferimento, analizzavano criticamente la situazione emergente e le potenziali criticità, includendone le sfide future. Sulla scia di questo articolo ho sviluppato di seguito una analisi critica e aderente alle dinamiche esposte dagli autori riflettendole sugli avvenimenti intercorsi nel contesto italiano.
Si inizia dal principio, dove di fronte a una minaccia collettiva come è stata, ed è tuttora, quella del covid, come prima reazione all'incertezza della situazione, al timore dell'ignoto, alla paura per la propria incolumità e per quella altrui, si innescava una situazione di emergenza e di crisi acuta che si tradusse in incertezza personale. E fu in quel momento di vulnerabilità che si sentì il bisogno di aderire con vigore a una identità sociale comune, che si ritrovò ad essere oltretutto, seppur per un brevissimo periodo, eccezionalmente coesa.
Come abbiamo visto anche nei precedenti paragrafi, per compensare e diminuire il livello di insicurezza personale si fa capo all'identità sociale. In questo specifico caso, essendo la minaccia pandemica una situazione che riguarda e coinvolge davvero tutti allo stesso modo, almeno in un primo tempo, ci si è percepiti tutti come attori sulla stessa barca, e anche i gruppi preesistenti, in quello specifico momento andavano perdendo di salienza, mentre al contrario la tendenza prevalente, fu data dal convergere tutti in un unico gruppo condiviso.
In sostanza, dal momento in cui l'emergenza emersa è diventata una sfida condivisa, le persone si sono unite e coese nel destino comune, inneggiando a una identità superiore, in questo caso quella Nazionale, che le ha viste unite e solidali. A questo punto, il ruolo dell'autorità diviene preminente: da essa ci si aspetta protezione e di esser guidati verso una risoluzione del problema e dell'incertezza. Per questo motivo, di solito il Leader ha ottime probabilità di divenire una guida indiscussa, nel quale riporre sentimenti di speranza e fiducia, al punto di accettare e condividere anche norme non convenzionali, più o meno estreme. Questo scenario però non rimane immutato per sempre, anzi, esso varia non appena la crisi prosegue e va divenendo più complessa: ben presto iniziano a crearsi delle fratture all'interno dell'ingroup sovraordinato, che nel caso specifico della pandemia in atto, come nel contesto italiano, vedevano ad esempio da una parte coloro che hanno posto un'enfasi fondamentale e necessaria sulla salute, e da una altra, coloro che si sono preoccupati prevalentemente e con altrettanta enfasi e manifestazione di necessità, dell'aspetto economico.
Tra questi due gruppi che andavano a differenziarsi dal gruppo originario unico, da un certo punto in poi sono andate a palesarsi priorità differenti e diametralmente opposte tra i membri. Dal momento che le persone di un gruppo, ancor più se in situazioni di crisi e di vulnerabilità sentano il bisogno di controllare gli altri membri del gruppo, nell'attimo in cui questi ultimi non aderiscono alle norme dello stesso, essi verranno percepiti dagli altri membri come devianti, e le reazioni di disprezzo e condanna verso questi, prenderanno le più svariate giustificazioni, derivanti da principi e valori ritenuti superiori. Il gruppo, precedentemente unito dalla stessa sfida in una unica identità sociale, a un certo punto, di fatto, si frammenta. Un esempio molto pratico di come questo avveniva, lo ritroviamo nelle diatribe tra coloro che fossero ligi ad indossare le mascherine e coloro che invece non le indossavano (o le indossavano male), oppure tra coloro che iniziavano a ridimensionare l'impatto del virus sulla salute in favore dell'aspetto economico (taluni anche negandolo e aderendo a teorie cospirazioniste), e coloro che invece prendevano seriamente la questione sanitaria ma al contempo ignoravano le difficoltà economiche di molti cittadini costretti sia alla pressione fiscale che alla chiusura.
Quindi, dopo una prima aderenza ad un unico scopo sovraordinato, nel momento in cui la crisi si è dimostrata man mano più complessa, l'identificazione in un ingroup sovraordinato ha iniziato a vacillare fino a frammentarsi: le aspettative iniziali venivano disattese qualunque esse fossero (ripristino del rischio sulla salute, sul lavoro, sul denaro, sulla libertà, ecc.) nell'attimo in cui si sono scontrate e colluse con la realtà tangibile della situazione pandemica di fatto complessa, facendo riemergere l'insicurezza che, almeno nel primo momento, si era tentata di compensarla aderendo al gruppo identitario comune. Citando letteralmente Abrams e colleghi (2021, p.204) "Nell'attuale pandemia, la caratterizzazione un po' romanzata del destino comune è diventata problematica: mentre un numero enorme di persone è stato costretto a isolamento sociale e fisico attraverso vari forme di lockdown, gli aspetti pratici della sopravvivenza personale […] militavano contro la fusione in un'identità sovraordinata, mettendola in discussione assieme alla leadership, le regole e le restrizioni".
Poi un anno dopo, finalmente i vaccini. Si era prospettata una possibile risoluzione della pandemia grazie all'eventuale immunità di gregge che avesse raggiunto una adesione vaccinale intorno al 70%. Una percentuale questa, che in seguito alla variante Delta molto più virulenta della precedente, non sarebbe più stata sufficiente per raggiungerla, inducendo ad alzare le soglie percentuali di volta in volta, pur di rincorrerla e conquistarla. Purtroppo, nonostante le previsioni ottimistiche, e addirittura una data in cui la si sarebbe raggiunta in settembre (ilmattino.it, 2021), di fatto questa agognata immunità non si è rivelata fino ad oggi concretamente realizzabile, venendo meno quella che si era andata ad avallare come una prospettiva inoppugnabile nell'opinione pubblica, ovvero che la vaccinazione prevenisse l'infezione, sfavorisse i contagi e la circolazione del virus (Kampf, 2021); in realtà queste credenze non si basavano su evidenze, al contrario, uno studio preliminare su Nature (Krammer, 2020) lasciava ipotizzare esattamente questo scenario. Il medico legale Cembrani (quotidianosanita.it, 2021) inoltre, a proposito di immunità di gregge, si definiva cauto, e citando un articolo di Aschwanden su nature.com (2021), ne spiegava i motivi del perché fosse improbabile raggiungerla.
L'idea instillata nell'opinione pubblica invece (ancora oggi si insiste molto su questo punto), che la pandemia si sarebbe estinta sicuramente, e che non si sarebbero venute a create varianti laddove ci si fosse vaccinati in massa, si è rivelata irrealistica e di fatto errata: questa ipotesi ottimista, oltretutto in un mondo globalizzato dove la copertura vaccinale non è omogenea, ha la falla di non prendere in considerazione che esiste un mondo anche fuori dall'Italia (e il 10% della popolazione italiana, a maggior ragione, non potrebbe obiettivamente avere una reale influenza sul decorso della pandemia mondiale e delle eventuali varianti). [...]
Questo brano è tratto dalla tesi:
Potenziamento e nuovi sviluppi di intervento per la prevenzione e la riduzione dei conflitti sociali
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Informazioni tesi
Autore: | Fatma Yuemlue |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2021-22 |
Università: | Università Telematica "E-Campus" |
Facoltà: | Psicologia |
Corso: | Psicologia Clinica e Dinamica |
Relatore: | Erica Viola |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 87 |
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