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Sbagliando s'inventa: lo sviluppo della fantasia e della creatività secondo Rodari. Ipotesi di percorsi didattici a scuola

Rodari: da pedagogista teorico a sperimentale

Nell'introdurre il discorso centrale sulla lingua e le potenzialità che offre come "attivatore" di quella creatività di cui Rodari parla – esplicitamente o implicitamente in ogni suo scritto – come fiamma da cui tutto ha origine, è indispensabile ripercorrere le esigenze e gli incontri, storici e sociali, che hanno determinato la pedagogia rodariana riguardo l'educazione all'immaginazione tramite l'uso della lingua.

Se già l'esperienza da direttore de Il Pioniere permette a Rodari di delineare e applicare un modello educativo guidato dalla Fantastica e dalla pedagogia attiva di John Dewey secondo la quale learning by doing – rendendo così il bambino protagonista della sua conoscenza – : «Si parla tanto della scuola attiva, dell'autoeducazione attraverso l'azione: sono proprio questi principi che guidano i pionieri d'Italia», è l'incontro con il pedagogista Raffaele Laporta e il MCE (Movimento di cooperazione educativa) ad avvicinare l'intellettuale di Omegna alla riflessione su temi molto più profondi legati alla scuola.

Si assiste, dunque, ad una evoluzione anche del Rodari educatore e pedagogista che trova riscontro dal suo modo differente di rapportarsi al mondo dell'infanzia e di leggerne i bisogni e i problemi; si rende così possibile distinguere due periodi legati al suo impegno educativo.

La prima fase, quella degli anni Cinquanta, caratterizzata dal Pioniere e, nello specifico, dal Manuale del Pioniere vede Rodari delineare un metodo educativo dedito a fornire gli strumenti culturali per l'impegno civile e la costruzione di un mondo più giusto e democratico. La sua attenzione è rivolta all'esperienza sociale del bambino, ad esortarlo nell'impegno scolastico, familiare e con la realtà circostante avvicinandolo al mondo degli adulti, convinto com'è della carica educativa delle emozioni suscitate dall'esperienza con certe immagini della realtà:

[…] con l'operaio che sciopera, per esempio, piuttosto che con il mendicante che tende la mano; con problemi che sollecitano una riflessione lunga e magari faticosa, invece che con scenette da «buona azione» quotidiana.

Ma la valorizzazione della pratica associativa, in questo periodo, è un altro dei fini principali di Rodari; a pagina dieci del Manuale afferma:

L'Associazione pionieri d'Italia ha lo scopo fondamentale di fornire ai ragazzi la possibilità di una vita organizzata intensa, gioiosa, interessante ed educativa. […]; educare i ragazzi incanalando la loro naturale sete di movimento e di novità, la loro gioia di scoprire e di fare, in attività utili alla formazione di un cittadino democratico, che rispetta ed ama il lavoro, che ama il suo Paese e la pace, la famiglia e lo studio, […].

Gli anni Sessanta inaugurano la seconda fase contrassegnata, per l'appunto, dall'incontro con l'MCE che dà spunto alla stesura della Grammatica della fantasia quale vademecum per insegnanti e bambini di quell'azione riformatrice che Rodari individua nella fantasia:

… gli strumenti della fantasia in cui parlo in questo libro, a me sembrano strumenti che servono ad arricchire la vita della scuola, a cominciare dalla scuola dell'infanzia. Non sono strumenti sostitutivi di altri, ma si aggiungono agli strumenti nuovi che si sperimentano per fare del momento linguistico nella scuola, un momento di liberazione, di costruzione, un linguaggio autonomo, creativo.

È chiaro che qui Rodari compie una trasformazione dei suoi interessi pedagogici che lo vedono protagonista del passaggio da educatore dei valori civili vicini alla classe operaia, alimentati dal terreno culturale, politico e sociale che hanno determinato il Rodari del primo periodo, ad un coinvolgimento più incentrato sulle questioni legate alla scuola, luogo privilegiato nella formazione del futuro cittadino dotato di pensiero critico e autocritico. È in questo momento, infatti, che matura nel pedagogista marxista la sensibilità verso argomenti quasi più "intimi" connessi all'infanzia e alla scuola, quale istituzione fondamentale per educare i bambini ad un mondo democratico e solidale.

Ora, cioè, Rodari si concentra sull'apprendimento, sulla didattica, sul rapporto insegnante-bambino; entra, per così dire, nel cuore del ruolo di "studioso" dell'infanzia.
Come ogni ambito di suo interesse nasce e si sviluppa dal raffronto con la società, così il suo avvicinarsi al mondo della scuola è la conseguenza di una esigenza sociale di cambiamento, di rinnovamento che trova posto nel suo impegno politico e civile, ma soprattutto nella sua passione intellettuale.

È l'esito di un lavoro di analisi condotto dalla Sinistra italiana subito dopo la guerra, maturato negli anni Cinquanta – ed Il Pioniere ne è l'esempio – in cui ci si rende conto che la scuola, come la definisce il pedagogista Bruno Ciari con cui Rodari si confronta spesso, è «la grande disadattata» in una realtà in continuo mutamento.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Sbagliando s'inventa: lo sviluppo della fantasia e della creatività secondo Rodari. Ipotesi di percorsi didattici a scuola

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Informazioni tesi

  Autore: Marianna Sciarretta
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2020-21
  Università: Università degli Studi del Molise
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: SCIENZE DELLA FORMAZIONE PRIMARIA
  Relatore: Rossella  Andreassi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 117

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