L'amore fino agli inferi: Eurydice di Jean Anouilh

Gli autentici attori del teatro, oltre ad essere persone fisiche, incarnano tutti gli strumenti materiali attraverso i quali è possibile la relazione tra rappresentatori e fruitori. L’attore si fa dunque produttore di forme sensibili e animate e diventa mezzo espressivo. Ma che cosa deve fare il pubblico per comprendere questa particolare concezione dell’arte attoriale? A proposito di questo, esistono differenti opzioni prospettiche. È importante saper distinguere, ad esempio, tra l’attore capace di immedesimarsi completamente nel personaggio da quello che interpreta più una marionetta, la quale manovra ogni componente del proprio io senza fingere personaggi e i rapporti tra di essi. Nel caso de La Comedia dell’Essec, sia Eurydice, interpretata da Clara Sankari che Orfeo interpretato da Louis-Kyan Minoui si immedesimano perfettamente nelle vesti dei due giovani innamorati. Essi raccontano le loro storie di vita, personalità e carattere fino ad incarnarne degli ideali. D’altronde per poter essere un buon attore, è necessario comprendere fino in fondo la parte che si andrà a rappresentare in modo tale da poterla raccontare esaustivamente al fruitore. Gli attori nel nostro caso interpretano perfettamente il ruolo a loro assegnato diventando essi stessi personaggio. I due giovani attori riescono a dar senso ai soggetti che raccontano servendosi della loro qualità artistica e impiegando speciali tecniche vocali e gestuali Eurydice recita con movimenti aggraziati e armoniosi, la sua bontà e purezza d’animo traspare anche nei suoi gesti. Ugualmente Louis-Kyan Minoui riesce a dar senso al suo personaggio interpretando il ragazzo con maniere gentili e tono di voce delicato. Gli attori si avvalgono, dunque, di tutti gli strumenti a loro disposizione per rappresentare l’intera opera. «L’attore dovrà dunque porre a disposizione dell’evento, uno strumentario tanto ricco e articolato quanto può esserlo il complesso insieme dell’organicità psicofisica di cui si vale l’uomo comune onde a svolgere le proprie attività quotidiane». Un altro strumento utilizzato dai fanciulli per rendere la loro rappresentazione più credibile è sicuramente l’utilizzo dello spazio. La posizione occupata dall’attore all’interno della scena gioca un ruolo fondamentale per l’intera rappresentazione ed è importante ricordare che essa è prestabilita da un ferreo copione. Quest’ultimo, deciso precedentemente da una regia, deve essere seguito alla lettera dagli attori. Nella scena dove prende vita il primo incontro dei due giovani protagonisti, è possibile notare come essi giochino molto con lo spazio a loro disposizione. I due ragazzi si prendono per mano e corrono per tutto il perimetro del palcoscenico, si abbracciano, si stringono e si muovono simultaneamente. I due riescono a manifestare la propria espressività in tutto lo spazio scenico. Ci sono infine quei momenti nei quali gli attori dovranno impiegare lo spazio in maniera inversa: invece di espandersi su tutto il palcoscenico, si ritroveranno in un margine angusto. Questo accade perché è evidentemente necessario per l’attore assumere altre valenze espressive. Un valido esempio è la scena finale nella quale i due protagonisti si comprimono in un angolo del palco, quasi isolandosi dalla scena. È il momento in cui Orfeo abbandona la terra per vivere finalmente quell’amore assoluto con la sua Eurydice, i due si prendono per mano e ed escono insieme dalla scena.