Cosa nostra, da associazione costituzionalmente vietata a ordinamento parallelo
Ecomafia siciliana
Il termine "ecomafia" è un neologismo coniato da Legambiente che indica quel settore tipico delle organizzazioni mafiose caratterizzato dalla commissione di reati a danno appunto dell'ambiente, tra i quali spicca il traffico e lo smaltimento dei rifiuti. Di qui il duplice danno o pericolo all'ecosistema nella sua interezza e ai soggetti che in esso vivono, i quali a loro volta vengono interessati per quel che riguarda direttamente il loro diritto alla salute oltre che il già descritto diritto alla libera iniziativa economica. Avviene così che tali illeciti, da apparenti "reati senza vittima" - caratterizzati dalla non immediata percezione dell'offesa al bene giuridico protetto -, divengono in realtà col tempo forieri di danni enormi per tutta la collettività. Il tutto avviene ancora una volta mediante una filiera al primo posto della quale ci sono quegli imprenditori ai quali le mafie offrono un servizio di smaltimento rifiuti con un risparmio di oltre il 90%, giustificato da costi irrisori, possibili grazie all'utilizzo di modalità illegali come il sotterramento in buche, l'incendiamento, il mescolamento col cemento nelle costruzioni edili o addirittura il caricamento in grosse imbarcazioni che poi vengono lasciate affondare in mari o laghi. Le modalità di fruizione di tali servizi è del tutto simile a quella già vista per le attività economiche in generale, quindi attraverso quella supposta "protezione" che costringe gli imprenditori ad affidarsi a imprese mafiose per paura o per comodità In Sicilia, di smaltimento illegale di rifiuti si parla ufficialmente fin dal 1992, quando il pentito Leonardo Messina dichiara al Dottor Paolo Borsellino che nelle cave di Pasquasia presso Enna dove lui lavorava, si celavano rifiuti atomici provenienti dall'Est Europa, sotterrati a seguito dell'apparentemente inspiegabile e improvvisa cessazione dell'attività estrattiva della Kainite fino a qual momento in essere. Numerose furono le indagini che sfociarono anche in delle interrogazioni parlamentari. Nel frattempo la Regione Siciliana ha avviato la bonifica superficiale della zona effettivamente inquinata. Tali dichiarazioni vengono confermate dal camorrista Carmine Schiavone, che afferma della spartizione del traffico illegale dei rifiuti tra le varie mafie italiane sulla base dei territori regionali d'appartenenza. Successivamente, Il compianto Giuseppe Regalbuto, allora Presidente della Commissione Speciale per le miniere siciliane dismesse, presenta alla Procura della Repubblica di Caltanissetta un dossier contenente una mappa delle aree più a rischio della Sicilia, nelle quali è più alta l'incidenza di gravi patologie soprattutto oncologiche e respiratorie rispetto ad altri luoghi della Sicilia. Così è partita un'indagine per traffico illecito di rifiuti e disastro ambientale, che inizialmente ha coinvolto i seguenti siti:
1) La c.d. Cava dei Veleni, come è stata ribattezzata la miniera di San Giuseppe Jato vicino Palermo, ove, secondo l'esposto presentato, per anni sono stati depositati rifiuti tossici di derivazione industriale: i campionamenti effettuati hanno accertato la presenza di un'ingente quantità di pirite di ferro, sottoprodotto della lavorazione dell'acido solforico, smaltita negli Anni '70.
2) Le cave di Mussomeli in provincia di Caltanissetta, la cui storia è stata dimenticata da chiunque, nonostante molti cittadini di quei luoghi sostengano che i camion ivi giunti sparivano misteriosamente, e malgrado le falde acquifere stiano lentamente restituendo tracce di scorie nascoste.
3) La minera di Zolfo di Ciavalotta in provincia di Agrigento, - peraltro oggetto di diversi presentati da Legambiente -, ove i relativi sopralluoghi hanno portato alla luce ingenti quantità di amianto, sfabbricidi, materie plastiche e altri rifiuti non identificabili perché incendiati.
4) Il Lago Soprano, ubicato a Terra di Falco in provincia di Caltanissetta, nelle cui vicinanze, solo nel 2013 sono 21 i morti per neoplasie. Secondo le denunce, negli abissi del Lago Soprano si trovano alcuni residui di Cesio 137, isotopo altamente radioattivo.
5) Il Mostro di Sale di Boscogrande, poco distante dal lago soprano, ex miniera di zolfo sino a quando non si scoprì la kainite, ora si verificherà se nella montagna creatasi con il relativo materiale di scarto, siano presenti radionuclidi naturali riconcentrati, come il Potassio 40. La zona, nonostante sia considerata riserva naturale, secondo le denunce sarebbe contaminata da rifiuti tossici e ospedalieri.
Riguardo ai tratti costieri, nel 2016, ancora una volta Legambiente tramite la campagna "goletta verde" ha monitorato ventisei punti della costa siciliana tra foci dei fiumi, pennelli e scarichi, considerati a loro volta principali epicentri di inquinamento tossico. Il risultato è stato preoccupante, evidenziandosi tra quelli esaminati oltre quindici siti con un livello di inquinamento molto al di sopra del livello consentito dalla legge. [...]
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Informazioni tesi
Autore: | Salvatore Tavilla |
Tipo: | Laurea magistrale a ciclo unico |
Anno: | 2019-20 |
Università: | Università degli Studi di Brescia |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Adriana Apostoli |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 146 |
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