"Il lamento di Danae" - Donne detenute: tra genitorialità e misure alternative alla detenzione
Evoluzione femminile dentro il carcere: la maternità
Per la propria doppia condizione di femmina e madre, la donna detenuta, si trova in una condizione fortemente più svantaggiata, rispetto all'uomo nelle stesse condizioni: sia nell'allontanamento dagli affetti e dagli interessi permanenti al di fuori del carcere, oltre che all'impatto sul proprio vissuto interiore e al rapporto col proprio corpo, o piuttosto rispetto al trascorrere del tempo in maniera vuota. In tutti questi ambiti è colpita in maniera senza dubbio più dirompente. Ancor più, con la maternità emerge una problematica fortemente più sentita: poiché sia che si tratti di un filo che s'interrompe alle porte del carcere, o di una condizione che la donna vive in detenzione, questa rappresenta per la stessa una pena "doppia". Si pone una delle questioni più spinose per la madre detenuta: essere un modello educativo idoneo per i propri figli anche senza mezzi e in carcere, o scegliere di affidarli a terzi e tenerli in libertà, ma rinunciare al rapporto affettivo più importante per un essere umano? Chiaramente, la separazione dalla madre comporta per i bambini un grave senso di colpa e abbandono, poiché non ne comprendono i motivi, mentre quando trattenuti in detenzione con la madre, soffrono il distacco dalla figura paterna, fondamentale per il consolidamento della personalità, dell'autostima, nella determinazione dell'identità sessuale, e infine, nella gestione emozionale e del piano cognitivo, in generale. Se dunque, la condizione detentiva da un lato toglie serenità alla madre, dall'altro incide sull' attaccamento sano, oltre che sullo sviluppo cognitivo del bambino, e parimenti sul vissuto di entrambi. Il carcere sviluppa innanzi tutto un rapporto diadico quanto mai disfunzionale, basato sull'eccessiva, reciproca, dipendenza di entrambi i soggetti: da un lato un bambino "iper-accudito", che fatica a emanciparsi dalla "base sicura" della madre, con cui vive, e dall'altra una madre con un vissuto ansiogeno, in cui si ingigantiscono: a) i timori sulle possibili ripercussioni che l'ambiente carcerario può avere sul bambino b) i sensi di colpa per via della detenzione a cui essa stessa lo obbliga c) l'angoscia rispetto alla separazione inevitabile al raggiungimento del sesto anno d'età del bambino stesso. Essa si trova costantemente a mediare tra la necessità del bambino di avvertire il meno possibile le restrizioni della detenzione, e le sue esigenze di sviluppo, crescita e scoperta. Madre e figlio si caricano d'ansia e frustrazione, oltre che di rischi reali rispetto all'insorgenza di stati patologici. D'altra parte, e per sua natura, la stessa istituzione carceraria tende a privare la donna del suo ruolo genitoriale, gestendo gli ambiti primari nella vita dei figli: la scelta del vestiario, la salute (ad esempio le vaccinazioni), le attività predisposte per i bambini all'esterno come le passeggiate, e l'accompagnamento al nido. La reclusione rappresenta insomma per la madre, importanti limitazioni anche e soprattutto nell'espressione del proprio ruolo genitoriale, oltre che nella costruzione di un legame sano col proprio figlio. Infine, particolarmente drammatica per entrambi, rimane la separazione al sesto anno di età, che, soprattutto in passato, poteva essere un momento segnato dall'istituzionalizzazione del minore, con l'aggiunta di ulteriori danni. Il timore delle madri aumenta, laddove poi, a fronte di una detenzione molto lunga, si concretizza la possibilità di perdere del tutto la custodia dei propri figli minori, con limitazioni della responsabilità genitoriale o perché gli stessi vengono dichiarati adottabili, per disposizione del Tribunale dei Minori stesso.
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"Il lamento di Danae" - Donne detenute: tra genitorialità e misure alternative alla detenzione
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Informazioni tesi
Autore: | Barbara Cadeddu |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2019-20 |
Università: | Istituto Progetto Uomo - Aggregato alla Facoltà di Scienze dell'Educazione dell'Università Pontificia Salesiana |
Facoltà: | Scienze dell'Educazione |
Corso: | Scienze dell'educazione e della formazione |
Relatore: | Massimiliano Nisati |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 70 |
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