Santa Maria in Vescovio: storia della Cattedrale Sabinensis
La cripta
Come già accennato, la cripta di Santa Maria in Vescovio fa parte della struttura originaria dell'edificio, quella cioè risalente alla prima fase di costruzione.
Lo studio accuratamente svolto da Bruno M. Apollonj Ghetti contribuisce a dare un'immagine dettagliata della cripta semianulare visionata personalmente dall'autore.
L'ambiente fu reso accessibile, dopo essere stato sgomberato, nel Settecento; ciò permise di poter affermare chela sua struttura rispondesse al modello architettonico delle cripte semianulari.
È composta da un corridoio semianulare che termina al centro dell'abside ed un braccio rettilineo nel quale si innesta.
Le due porte, che permettono l'accesso alla cripta, sono ricavate laddove termina il deambulatorio, che possiede una copertura classica, in linea con il periodo, in lastre di pietra poggianti su una mensola anch'essa in pietra, inserita nell'abside.
Alla fine del braccio centrale del corridoio vi è una parete dipinta, raffigurante l'Agnello e due figure di santi, a cui si è precedentemente accennato.
Bruno M. Apollonj Ghetti riporta la tesi di Hartmann Grisar (1896), il quale sosteneva la presenza di un reliquiario all'interno della cripta che in origine comunicava con questa benché il passaggio fosse chiuso, facendo notare come egli stesso avesse ritrovato la stessa caratteristica anche nella chiesa di San Paolo sulla via Ostiense e in quella di San Pietro in Vaticano.
Tale tesi venne però confutata da Bruno M. Apollonj Ghetti, il quale sosteneva che la lastra che sovrasta il suddetto reliquiario non fu mai completamente forata, dunque resa accessibile. Lo studioso inoltre fa notare come sulla lastra vi sia un'incisione, già precedentemente riportata da Sperandio e successivamente da Hartmann Grisar:
IOHES. D. FOLIANO. P. D. IOHIS
COMITI S. CUNII. A.V.D.S.F.F.
Egli ne dà in seguito la lettura integrale secondo la propria interpretazione, sottolineando però la difficoltà della comprensione e la difficoltà di identificare le abbreviazioni presenti:
IOHES D. FOLIANO PRESBYTER (O PRIMICERIUS) D. IOHIS COMITIS CUNII
ANTONIANUS VICEDOMINUS SABINENSIS FIERI FECIT
Secondo lo studioso, Giovanni da Foliano sarebbe stato canonicus sancti Antoni iviennensise signore di castrum Gabiniani (Gavignano) nella diocesi ai tempi di Martino V. Antonio M. Bernasconi fa notare che Giovanni da Foliano ordinò dei restauri a proprie spese (FF.-fieri fecit). In alcuni documenti risalenti al XV secolo, lo troviamo menzionato insieme a Giovanni di Cuneoe l'interpretazione che ci fornisce è la medesima proposta da Bruno M. Apollonj Ghetti e Claudio Montagnie Loredana Pessa. Sperandio, tuttavia, riporta dei documenti nei quali sono citati Giovanni da Foliano e Giovanni da Cuneo. Ciò confermerebbe l'ipotesi di Bruno M. Apollonj Ghetti per il quale la lapide, che andava a coprire il reliquiario, fu solamente riadattata, in epoca non definibile, quale mensa. Questo spiegherebbe il motivo per il quale l'iscrizione risulti essere in posizione rovesciata per chi si trovi ad osservarla dal corridoio centrale della stanza. [...]
Questo brano è tratto dalla tesi:
Santa Maria in Vescovio: storia della Cattedrale Sabinensis
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Informazioni tesi
Autore: | Erica Vannini |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2016-17 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Storia medievale |
Relatore: | Umberto Longo |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 71 |
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