Curiamola… merta un avvenir migliore - L'opera lirica contagiata dal COVID-19
Annose questioni
[...] I numeri hanno da sempre rappresentato non solo gli incassi, ma uno dei punti dolenti del settore, penalizzato dai tagli ai finanziamenti destinati alla cultura, contro cui già nel 2014 il direttore d'orchestra Riccardo Muti era intervenuto, sostenendo che «azzittire la cultura significa abbrutire il popolo. Se togliamo ai nostri figli la possibilità di avvicinarsi all'arte, alla poesia, alla bellezza, in una sola parola alla cultura, siamo destinati a un futuro di gente superficiale e pericolosa. Per questo occorre difendere un settore che non esiste per dare dei profitti, ma per parlare direttamente alla gente». Inoltre, il sovrintendente dell'Opera di Roma Carlo Fuortes ha fatto notare in un'intervista che si viene a sapere «solo a ottobre il valore del finanziamento dal Fondo Unico dello Spettacolo che il teatro riceverà per l'anno in corso, quando cioè non c'è più alcuna possibilità di ridurre le spese o di fare delle correzioni. Bisognerebbe passare almeno a una triennalità, che consentirebbe maggiori margini di manovra oltre a migliorare molti aspetti della programmazione».
Se le modalità di diffusione dell'opera lirica possono essere ampliate "velocemente", ricorrendo alle potenzialità offerte dal web, di più difficile gestione è sempre stato il problema della fascia d'età del pubblico interessato a questa forma di spettacolo. Da qualche anno i teatri hanno trovato il modo di sopperire alle lacune dei programmi scolastici con esecuzioni espressamente pensate per gli spettatori più giovani, ma già nel 2012 l'Assessore alla Cultura di Brescia Andrea Arcai riteneva che «la ragione per cui l'opera lirica non è gradita ai ragazzi è la mancanza di conoscenza, tanto del genere quanto della vita del teatro. Nella attuale società, andare a teatro non è un'azione propria della vita quotidiana; non è un momento riconosciuto come "rituale" e comunitario, educativo o politico nel senso proprio del termine, e dunque non è metabolizzato come naturale. Bensì è qualcosa di straordinario, proprio della vita intellettuale, legato ad uno status sociale, economico, culturale. Troppe le barriere che si frappongono all'ascolto dell'opera lirica (e della musica classica) da parte delle nuove generazioni. A ciò si aggiunga la sempre maggiore mancanza di un'adeguata preparazione scolastica in fatto di musica, della quale non viene studiata neppure la storia. Tanto meno ne sono conosciuti i codici e i linguaggi. Distante per strumenti conoscitivi e per preconcetti socio-culturali, l'opera è disertata dal grande pubblico e dai giovani. Salvo poi riscuotere grande consenso quando è assaggiata in pillole: ne sono un esempio i successi di singoli cantanti d'opera resi noti dai media, o l'uso di arie d'opera nel settore pubblicitario. Grazie a questo, tutti, anche i più giovani, conoscono almeno un'aria composta da Verdi, Puccini, Rossini… senza saperla riconoscere. Cosa fare, allora? Prima di tutto educare all'opera, ossia promuovere un'educazione musicale di base, che sia tale da coinvolgere l'intera persona sia dal punto di vista cognitivo che socio-affettivo. In questo l'opera è uno strumento perfetto, poiché offre la partecipazione attiva del soggetto, bambino o ragazzo, puntando sull'aspetto ludico, sull'interesse, sul coinvolgimento personale e del gruppo, adottando strategie vicine a quelle che caratterizzano le attuali modalità di apprendimento di giovani e bambini, sia che si tratti di suonare, cantare, recitare, drammatizzare, redigere copioni, sia che interessi l'uso delle nuove tecnologie. Poi educare ai linguaggi della messa in scena, ossia creare sempre maggiori legami tra teatro e opera lirica, avvicinando e mescolando i pubblici, rendendo permeabili e osmotici i due settori. L'opera lirica è teatro in musica e come tale va visto e proposto. Inoltre rendere comprensibili le storie, semplicissime e avvincenti, che l'opera propone. Sono trame immortali, basate su intrecci elementari che fanno dell'amore, della guerra, del tradimento, della vendetta e dell'equivoco i principali temi. Esattamente come nella commedia antica e poi nella commedia dell'arte e poi in quella borghese. Esattamente come nelle contemporanee serie televisive. Nulla di complesso. Molto di affascinante, per come sono narrate, per il fattore musica che rende le parole più espressive e più dense di significato. Racconto affettivo, parola poetica e musicale. Parola e musica messe in scena: questa è la cifra dell'opera, una cifra che è sinonimo di semplicità. L'opera è nata per il popolo, per la gente. Solo in tempi recenti è stata allontanata dalla gente attraverso la sua trasformazione in genere elitario. Colpa anche della modalità di gestione dei teatri, che si sono chiusi alle città divenendo per pochi. Infine, eliminare le barriere e i codici sociali, culturali, economici. Deve essere facile andare a teatro per vedere un'opera. Deve essere economico. Non deve implicare obblighi di abbigliamento. Bisogna poter capire e poter godere di quanto di vede. L'Opera è una delle risorse artistiche più importanti che abbiamo in Italia. Un tratto distintivo della nostra storia culturale. Deve essere valorizzata, non andando indietro, verso la museificazione di una proposta morta, ma guardando avanti e studiando seriamente e "con passione" le modalità che la possano rendere attuale, creativa, attrattiva. Viva».
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Informazioni tesi
Autore: | Silvia Coia |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2019-20 |
Università: | Università degli Studi di Milano |
Facoltà: | Scienze Umanistiche |
Corso: | Musicologia e beni culturali |
Relatore: | Cesare Fertonani |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 127 |
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