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L'emblema della Repubblica: storia ignorata d'un patrimonio senza tempo

Il socialismo aggiornato di Gorbaciov

Il monolite ideologico unionista, che già nel corso dell' era Brezneviana aveva mostrato espliciti principi di fenditure, non fu capace di reggere alle picconate assestate dalla silenziosa quanto ostinata marcia della storia dei popoli, incarnatasi nella mano ristrutturatrice di Mikhail Gorbaciov quando assunse l' incarico di Segretario Generale del PCUS (Partito Comunista dell'Unione Sovietica) l'11 Marzo 1985.
Sin dall'anno seguente, nelle conclusioni del XXVII Congresso di partito, erano rintracciabili le parole d'ordine - a seguire universalmente riconosciute, onestamente, più come suono familiare distrattamente intercettato che per l'autentico significato - perestrojka (riforma) e glasnost (non segretezza, trasparenza), le quali si tradussero nelle formule giuridiche degli emendamenti costituzionali del 1988.
Il disegno legislativo perseguiva una ridefinizione dell'attribuzione dei poteri nel rispetto del principio socialista di unità degli stessi, nel senso di una rimodulazione delle competenze tra il partito - limitandone l' influenza - e lo Stato, consentendo all'organo rappresentativo, ovvero al parlamento dell'Unione Sovietica, di assumerne, fedelmente alla previsione teorica, il primato.
La configurazione parlamentare prevedeva la coesistenza di due distinte assemblee: il Congresso dei deputati popolari, "organo superiore del potere statale" (subentrato di fatto nel ruolo che il Soviet Supremo precedentemente ricopriva), competente a decidere "qualsiasi questione attribuita alla competenza dell' URSS" e responsabile, in coabitazione col partito, dell'indirizzo politico e, al suo interno, il Soviet Supremo, "organo permanente legislativo, amministrativo e di controllo", ridimensionato per funzioni e posizione gerarchica nell' ordinamento.
Si propose, inoltre, un primigenio tentativo di bilanciamento dei poteri tra gli organi superiori dello Stato, tramite un Comitato di sorveglianza costituzionale che avrebbe eseguito un controllo giurisdizionale di costituzionalità sugli atti parlamentari.
Delicato passaggio di rottura con la tradizionale dottrina socialista fu compiuto, in prospettiva, con l'introduzione della figura del Presidente del Soviet Supremo - denominato "ufficiale supremo dello Stato"-, un ibrido tra un Capo di Stato e un presidente di assemblea che, a dispetto della privazione di poteri esecuti, seminò il terreno per la fioritura di un vigoroso e dominante Esecutivo.
La riforma politico-costituzionale del 1990 - inaugurata nel mese di Marzo e progredita con le modifiche di Dicembre - portò a compimento il superamento, oramai inesorabile, dell'impianto ordinamentale socialista. La nuova carica di Presidente dell' URSS - cosiddetto "capo dello Stato Sovietico"-, dotato del potere di emanare decreti normativi subordinati alla legge ma atti a edificare un' effettiva legislazione parallela rispetto al Parlamento, reggeva un Esecutivo completato da un Governo formato dal medesimo col consenso del Soviet Supremo e del Consiglio di Federazione, che riuniva i quindici capi delle repubbliche federate.
Il principio di unità del potere statale si sfaldava a causa delle prime espressioni della separazione dei poteri, tradotte nella perdita, da parte del Soviet Supremo, della qualifica di "organo amministrativo" mentre la cancellazione del riconoscimento costituzionale all' articolo 6 e i cambiamenti apportati allo Statuto consacravano il divorzio tra i vertici dello Stato e del PCUS, la cui potestà frenò anche in campo economico di fronte alle dighe erette dalla nuova disciplina sulla proprietà privata dei mezzi di produzione.

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L'emblema della Repubblica: storia ignorata d'un patrimonio senza tempo

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Informazioni tesi

  Autore: Giuseppe Tarascone
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2020-21
  Università: Università degli Studi di Pisa
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Gianluca Conti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 126

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