Geopolitica dell’Islam nel Caucaso Settentrionale
L'esperimento afgano
L'Afghanistan ricopre un ruolo strategico fondamentale sulla scena internazionale, come evidenziato dalla teoria dell'Heartland di Mackinder che sottolinea la centralità del paese asiatico quale hub logistico e punto di interconnessione. Per la sua importanza geopolitica nei secoli passati le potenze straniere hanno tentato di conquistare e controllare il territorio afgano affrontando l'opposizione della popolazione locale e creando rivalità con attori regionali e internazionali. Il Paese è stato il teatro delle tensioni geopolitiche che hanno percorso tutta la regione per decenni. Molte cose sono cambiate nel corso degli anni, con alleanze rovesciate e ristabilite e Kabul che rimaneva al centro. Oggi più che mai la situazione dimostra che nuovi conflitti potrebbero essere alle porte, con il rischio di vedere il Paese trasformato in una nuova, sanguinosa guerra per procura come quelle in Siria e Yemen. Il tutto all'ombra dei rivali di sempre: Teheran e Riad. Quest'ultima ha esercitato un peso preponderante nelle vicende afgane a partire in modo particolare dalla fine dell'invasione sovietica nel 1989: da questo punto di vista, il ritiro delle truppe inviate da Mosca coincise con l'esercizio di un'inarrestabile egemonia da parte dell'Arabia Saudita, che però non si limitò a indirizzare le scelte strategiche della Nazione, ma perpetuò la stessa politica di penetrazione religiosa già attuata con successo in diversi Paesi del mondo; pertanto, oltre a sovvenzionare lo Stato afgano, i Sauditi iniziarono, com'era prevedibile, anche la costruzione delle scuole coraniche che condussero alla formazione di quella categoria sociale oggi nota come i Talebani di cui in breve tempo divennero strenui sostenitori ed alleati. L'alleanza fra Talebani e Sauditi, in particolare, andava oltre l'aspetto meramente geopolitico: si riteneva che i Talebani, mediante l'imposizione coercitiva delle loro prescrizioni religiose, avessero gradualmente realizzato una sorta di società che occorreva replicare in tutto il mondo musulmano e non solo; quindi, il divieto di bere alcool, di ascoltare musica, di indulgere in una qualunque forma di intrattenimento unitamente alle rigide prescrizioni previste nei confronti delle donne, da un lato, ponevano le premesse per poter stipulare una vasta alleanza strategica con l'Afghanistan, dall'altro, apparivano agli occhi dei Sauditi come l'esemplificazione auspicabile della realtà musulmana.
Com'è intuibile, le ripercussioni legate alla scelta di calare la società afgana in una vera e propria dimensione medievale non tardarono a mostrare i propri effetti, dato che lo Stato centroasiatico assurse ben presto al rango di rifugio per antonomasia della quasi interezza del panorama terroristico islamico, così da favorire l'accoglienza dei gruppi jihadisti più disparati: fra questi, com'è tragicamente noto, trovò riparo in Afghanistan anche Al Quaeda, ossia l'organizzazione capeggiata da Osama bin Laden protagonista degli attacchi dell'11 settembre 2001 a New York e a Washington; dunque, queste scelte hanno poi travolto l'Afghanistan. Tuttavia, a dispetto degli enormi sforzi profusi dalla comunità internazionale e, in primis, dagli Usa, gli studenti delle scuole coraniche esercitano a tutt'oggi un peso preponderante negli eventi relativi a quest'area del mondo, laddove i Talebani hanno espresso una notevole malleabilità che ha consentito loro la sopravvivenza anche in seguito all'invasione del Paese avallata dall'ONU e all'occupazione territoriale protratta fino ai giorni nostri della quale peraltro non si intravede ancora la conclusione, ammesso ma non concesso che essa possa realmente terminare: i progressi politici e sociali assicurati dall'arrivo delle truppe straniere, alla fine, hanno interessato quasi esclusivamente la capitale Kabul e quelle poche altre zone della Nazione in cui potesse essere garantita l'incolumità della popolazione, mentre nel resto del territorio afgano la situazione non è mai veramente cambiata sotto nessun punto di vista; malgrado la possibilità concessa alle bambine e alle donne di frequentare la scuola e di avere un'istruzione, soltanto un'esigua minoranza fra loro ha potuto trarre giovamento dal nuovo corso politico del Paese e numerosi sono stati gli omicidi e le aggressioni verso quelle donne che osavano infrangere i divieti decennali ormai ben conosciuti in Afghanistan. Per quanto attiene le considerazioni riguardanti l'ambito politico e economico, non è possibile menzionare mutamenti significativi della situazione nell'ultimo trentennio: la quasi totalità della popolazione vive in condizioni di estrema povertà, è negato l'accesso ai beni di prima necessità e l'assistenza medico-ospedaliera è assolutamente insufficiente; comunque, il dato davvero drammatico consiste forse nella sfiducia espressa dagli afgani verso il futuro e ancor più nei confronti della comunità internazionale da cui si è sentita tradita. La grave arretratezza economica ha condotto il Paese ad una serie di disastri consequenziali, sebbene sia impresa ardua riuscire a distinguere cause economiche da ragioni prettamente politiche e geopolitiche, allorquando la matassa della realtà afgana si confonde in un intreccio apparentemente inestricabile. […]
Questo brano è tratto dalla tesi:
Geopolitica dell’Islam nel Caucaso Settentrionale
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Informazioni tesi
Autore: | Giuseppe Farina |
Tipo: | Tesi di Master |
Master in | Geopolitica e Sicurezza Globale |
Anno: | 2020 |
Docente/Relatore: | Stefano Valente |
Istituito da: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Coautore: | D’ADDIO Antonio, MARINI Alessio, GNETTI Andrea, SEGARRA Marcos Augusto |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 120 |
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