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La Difesa comune europea. Un'opportunità di sviluppo?

L’industria militare della difesa come opportunità?

Dopo aver analizzato l’evoluzione della difesa europea, come anche le relazioni transatlantiche tra Unione europea e NATO, tra tensioni ma anche nuove dichiarazioni congiunte, potrebbe sorgere spontanea una domanda: parlare di esercito europeo, come concepito dalla CED, ovvero come entità unica, è plausibile oppure è qualcosa più prossimo ad un’utopia? Nonostante gli ultimi quattro anni di presidenza americana Trump e la spinta francese (appoggiata da una Germania molto più defilata) verso un’autonomia della difesa europea sempre più marcata, un esercito europeo unitario risulterebbe ancora lontano dalla realtà. Nonostante i notevoli obiettivi istituzionali raggiunti dall’Unione europea a partire dal 1990 con lo scopo di creare un mercato comune ed integrato della difesa, la riluttanza di molti dei Paesi membri a rinunciare alla condivisione delle proprie competenze nazionali circa la difesa è ancora alta; sia per motivi legati alla propria sovranità e al controllo, per motivi economici oppure anche per veri e propri ostacoli culturali che sembrano ancora difficili da abbattere.
Appurata la difficile realizzazione di un esercito europeo, almeno nel futuro prossimo, sorge una ulteriore domanda: quali saranno i prossimi sviluppi della difesa europea? Quali azioni intraprenderà l’Ue? E quale impatto avranno queste azioni nella relazione con la NATO? Per tentare di dare una risposta a queste domande è importante analizzare il tema su due diversi piani, che però sono strettamente dipendenti ed interconnessi:
• il primo è il piano europeo, che considera ciò che viene deciso all’interno dell’Ue, le politiche ed i programmi adottati e le posizioni degli Stati membri;
• il secondo è il piano transatlantico, che considera i delicati equilibri della NATO e delle relazioni con gli Stati Uniti.

Sul piano europeo, nonostante importanti traguardi raggiunti dall’Ue (che verranno presentati a breve), è da rilevare ancora una certa frammentazione tra gli Stati membri sugli obiettivi da perseguire ed anche sui modi di agire. L’esperienza COVID-19 è significante, poiché ha mostrato ancora una volta la difficoltà degli Stati membri a cooperare, a reagire prontamente e prendere decisioni, adottando azioni comuni in modo celere ed efficace. I risultati della The Coalition Explorer dell’European Council on Foreign Relations di luglio 2020 ci forniscono un’immagine di quelle che sono le intenzioni e le priorità in diversi settori chiave degli uffici governativi e parlamentari, di ministri degli esteri, di think-tanks, giornalisti e organizzazioni dei Paesi EU27. Focalizzandoci solamente sulle top ten policy priorities di Francia, Germania ed in generale degli EU27, notiamo che la Germania condivide ben quattro delle prime cinque priorità con gli EU27 (politica fiscale, migrazioni, clima e digitalizzazione), mentre la Francia ne condivide solo due (clima e politica fiscale). Questo risultato mette in risalto come l’Ue e i suoi membri abbiano la tendenza a seguire le intenzioni delineate da Berlino, anche se i dati veramente interessanti e utili ai fini di questo lavoro sono quelli relativi alle priorità circa la difesa e la politica estera, che allontanano la Francia dal resto d’Europa. La Francia, infatti, è l’unico Paese EU27 che mette al primo posto delle sue priorità la difesa e ben cinque delle top ten priorities (rispetto alle tre della Germania) sono legate a questo campo (strutture della difesa, politica cinese, politica estera, politica industriale, politica russa). Diciassette Stati membri Ue (più del 60%) non hanno la difesa nelle sue prime dieci priorità e soltanto cinque la classificano nella top five (Cipro, Grecia, Romania, Ungheria, Francia). Questi dati rispecchiano molto bene le dichiarazioni del Presidente francese Macron e del suo impegno nell’unire i Paesi Ue con il fine di raggiungere un’autonomia strategica sempre più solida e importante, verso la creazione di una vera e credibile difesa europea. Una posizione, quella della Francia, appoggiata anche dalla Germania della Cancelliera Merkel (seppur defilata) e rafforzata dagli ultimi anni di presidenza americana Trump, che più volte ha messo in discussione l’esistenza della NATO.

Sul piano transatlantico, la nuova presidenza Biden rappresenta un importante ritorno a toni più pacati e diplomatici. Questo non significa affatto che tutte le tensioni svaniscano e che tutti i problemi si risolvano. L’attenzione americana è oggi focalizzata al contesto indo-pacifico e un’autonomia europea in tema di difesa e politica estera al di fuori della NATO non è mai stata ben vista. È anche vero che la NATO e l’Ue sono due organizzazioni completamente diverse. È dunque corretto offrire soltanto la possibilità di un’unica scelta tra una maggiore autonomia europea ed una continuazione dei rapporti Ue-NATO? Sono Ue e NATO in competizione? Una maggiore autonomia europea non vuol per forza significare una contrapposizione con la NATO. Anzi. Una cooperazione quanto più stretta ed efficiente sul piano europeo nella difesa può integrarsi all’interno dell’Alleanza atlantica, considerato anche che la maggior parte delle volte gli interessi strategici di Ue e Stati Uniti coincidono. L’importanza della NATO non è messa in discussione da maggiori competenze europee, le quali possono addirittura rafforzare l’operato stesso e la capacità della NATO. Questa è la visione introdotta con il presidente Obama, che aveva in certi versi abbandonato la concezione di Ue e NATO come soluzioni alternative, adottandone una nuova che accogliesse l’opportunità per una maggiore collaborazione e una maggiore capacità totale.

Ovviamente, avendo ad oggi gli Stati Uniti la leadership indiscussa della NATO, un’Unione europea più capace potrebbe portare in futuro ad alcune tensioni causate da un possibile riassetto delle geometrie di potere tra le sponde dell’Atlantico. Tornando all’attualità, l’importanza della NATO in Europa rimane comunque elevata, considerato anche il fatto che i Paesi europei che abbiano un rischio maggiormente elevato di guerra o invasione facciano ancora riferimento alla NATO e non all’Ue. La NATO è tutt’oggi il pilastro fondamentale della difesa dell’Europa e il potenziamento della difesa europea non può che rientrare in una strategia che comprenda anche l’Alleanza atlantica. Unione europea e NATO, poi, sono da associare a due concetti ben diversi e distinti; uno è quello di difesa europea, riconducibile all’Ue, e l’altro è quello di difesa dell’Europa, riconducibile invece alla NATO. Il concetto di difesa europea è legato a qualcosa di molto più avanzato e profondo della NATO, ma allo stesso tempo acquisisce anche un significato regionale più limitato rispetto a quello dell’Alleanza. La difesa europea fa riferimento a un’Unione che è molto più di una sola alleanza difensiva, dove gli Stati membri cedono parte della loro sovranità andando a creare una nuova dimensione sovranazionale europea. La difesa dell’Europa invece è un concetto molto più ampio che acquisisce un significato che va ad inserirsi in una prospettiva internazionale. Nonostante questo, rispetto all’Ue, la NATO è solamente un’alleanza tra Stati sovrani ed indipendenti. Un’integrazione ed una complementarietà tra Ue e NATO non è dunque soltanto possibile, ma molto probabilmente anche auspicabile. I fatti e gli eventi degli ultimi anni, nonostante Trump, sostengono questa prospettiva. A partire dalla firma della Joint Declaration in data 8 luglio 2016 durante il vertice NATO di Varsavia, Ue e NATO hanno continuato a cooperare. Il 10 luglio 2018, prima del Vertice NATO di Bruxelles dei due giorni successivi, infatti, ha avuto luogo la firma di una nuova Joint Declaration dove viene illustrata la visione condivisa di come Ue e NATO affronteranno le minacce alla sicurezza comune. Il 16 giugno 2020, inoltre, è stata pubblicata la quinta relazione sullo stato dei lavori circa l’avanzamento e l’attuazione delle proposte Ue-NATO raccolte in 74 azioni approvate nel dicembre 2016 e 2017, nella quale vengono evidenziati i passi in avanti e i progressi in alcuni settori quali dialogo politico, mobilità militare, sicurezza informatica e contrasto a minacce ibride, come anche alle capacità di difesa. Da citare l’esercitazione Defender Europe 2020, esercitazione multinazionale a guida statunitense con la partecipazione della NATO che ha costituito il più alto dispiegamento di truppe statunitensi su suolo europeo dai tempi della Guerra Fredda e che ha alimentato diverse critiche essendosi svolta nel periodo più complesso, almeno in Italia, di lotta al COVID-19.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La Difesa comune europea. Un'opportunità di sviluppo?

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Informazioni tesi

  Autore: Gabriele Masullo
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2019-20
  Università: Università degli Studi di Parma
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Emanuele Castelli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 75

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