Gli effetti delle politiche di valutazione della ricerca scientifica
L'evoluzione della valutazione della ricerca scientifica nei sistemi universitari europei
Abbiamo visto come la valutazione dei sistemi universitari risponda alla necessità dello Stato di efficientare e aumentare la qualità dell'allocazione delle risorse in un contesto di vincoli di bilancio sempre più stringenti; in questo senso la valutazione della performance universitaria risponde anche ad un'esigenza di accountability, cioè di informare la collettività e i vari stakeholders del valore prodotto dalle università e giustificare le risorse che vi vengono investite. La valutazione dei sistemi universitari viene solitamente differenziata tra la parte comprendente la valutazione dell'insegnamento e della qualità didattica da quella che invece riguarda la valutazione della ricerca e della produttività scientifica di ricercatori e professori. In Europa, mentre le politiche di valutazione della qualità didattica assumono una certa omogeneità in virtù del rafforzamento della European Higher Education Area promossa nella Dichiarazione di Bologna del Consiglio Europeo del 1999, la valutazione della ricerca mostra invece un notevole grado di differenziazione tra le nazioni europee, anche dovuto ai continui mutamenti e revisioni che si susseguono di anno in anno.
Le principali forme di valutazione della ricerca utilizzate in Europa e nel mondo sono la peer review, un giudizio qualitativo emesso da esperti della disciplina (da qui il nome “valutazione tra pari”), e l'utilizzo di indicatori bibliometrici solitamente basati sul numero di citazioni, che sottolinea maggiormente gli aspetti quantitativi; questi metodi possono coesistere all'interno di uno stesso sistema con diverse gradazioni.
Il caso inglese è interessante per le dinamiche che lo hanno attraversato e perché è stato probabilmente il primo governo a adottare in modo stringente nella cosa pubblica meccanismi derivanti dal paradigma del New Public Management. Abbiamo visto nel capitolo precedente come il governo presieduto da Margaret Thatcher avesse adottato già nel 1986 un meccanismo di valutazione della ricerca finalizzato a differenziare la destinazione dei fondi dell'istruzione alle università ritenute più meritevoli. Dal 1986 il Regno Unito ha adottato sostanzialmente una procedura di valutazione basata sulla peer review da parte di esperti del settore disciplinare; questa procedura consisteva nella valutazione da parte di un gruppo di esperti per ogni settore disciplinare della ricerca scientifica prodotta dalle singole università, alle quali veniva demandata la scelta di sottoporsi o meno alla valutazione e in quale misura. Nel 2007 si è invece iniziato a discutere dell'adozione di un meccanismo di valutazione basato sui risultati bibliometrici che sostituisse quello della peer review, al quale è seguita una sperimentazione pilota per un arco di tre anni. L'esito di questa analisi ha spinto il governo inglese ad abbondonare l'ipotesi di un metodo di valutazione fondato sugli indicatori bibliometrici in modo esteso ed ha preferito mantenere il vecchio sistema pur integrando le risultanze bibliometriche come supporto informativo nei processi di peer review. Ancora recentemente i Research Council del Regno Unito hanno respinto l'utilizzo dell'indicatore bibliometrico dell'Impact Factor delle riviste scientifiche.
Diversamente dal sistema inglese quello olandese non lega gli esiti della valutazione alla distribuzione di fondi; l'Olanda utilizza dal 1994 un sistema di peer review che affronta sia la ricerca in sé che la struttura dedita alla ricerca nelle sue componenti. L'organizzazione della valutazione e delle scelte inerenti è demandata quasi totalmente alle stesse università, con possibilità quasi nulle del governo centrale di potervi influire. Il modello olandese è da molti ritenuto il migliore quanto alla commisurazione degli aspetti qualitativi con quelli quantitativi della ricerca. Fra il sistema olandese e quello inglese si incontrano altre esperienze molto diverse da loro proprio in virtù del fatto che l'Unione Europea non si è dotata di politiche comuni sul tema. Ad esempio, la Francia non ha un sistema di valutazione della ricerca scientifica vero e proprio, ma prevede molteplici livelli valutativi e molteplici soggetti incaricati di tale compito; alConsigli o superiore per la valutazione della ricerca e dell'insegnamento superiore (Hcéres) non spetta la valutazione della ricerca in sé, i suoi giudizi vertono invece sulle strutture di ricerca e possono influenzare la distribuzione di risorse. [...]
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Gli effetti delle politiche di valutazione della ricerca scientifica
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Informazioni tesi
Autore: | Alessandro Righi |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2019-20 |
Università: | Università degli Studi di Siena |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Scienze dell'economia |
Relatore: | Alberto Baccini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 109 |
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