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L'età dei totalitarismi in Europa tra le due guerre mondiali

La costruzione del regime fascista e le scelte economiche

Con il discorso del 3 gennaio 1925, le leggi fascistissime ed il Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato, tra il 1925 ed il 1927 Mussolini instaura la dittatura, sciogliendo tutti i partiti politici, ad eccezione naturalmente di quello fascista, i sindacati, imbavagliando la stampa, che doveva asservirsi al regime, pena la censura. Lo Statuto Albertino rimase formalmente in vigore, ma di fatto, proprio per la sua flessibilità, fu ampiamente stravolto. Il Parlamento fu esautorato, cioè svuotato di potere, e nel 1939 Camera dei Deputati sarà sostituita con la Camera dei Fasci. La politica economica del fascismo si concretizza nella Carta del lavoro del 1927, con la quale Mussolini istituì le corporazioni, organizzazioni che riunivano lavoratori ed imprenditori al tempo stesso, con lo scopo di risolvere i conflitti sociali, sublimandoli nell'interesse dello Stato. Il termine “corporazioni” è ripreso dalle corporazioni delle Arti medievali raggruppano i lavoratori in base alla tipologia di mestiere e non per distinzioni ideologiche, a differenza dei sindacati. Di fatto, con le corporazioni i lavoratori si trovavano in una condizione di inferiorità rispetto agli imprenditori in quanto i contratti di lavoro erano concordati tra i vertici dello Stato fascista e gli imprenditori, con totale esclusione dei lavoratori, che, non essendoci più i sindacati, non avevano rappresentanti.
La politica economica del Fascismo tra il 1922 del 1925 seguì quindi una linea liberista, l'iniziale demagogico programma di San Sepolcro, con sgravi fiscali per le imprese e riduzione degli stipendi per i dipendenti. Solo in seguito ad un aumento dell'inflazione, dopo il 1925, vi fu una svolta in senso protezionistico. In quest'ottica nel 1925 Mussolini lanciò due “battaglie”, quella del grano e quella della bonifica integrale, con scopi propagandistici e con fiducia nell'idea protezionistica di autarchia dello Stato fascista. Tali battaglie ebbero però risultati modesti, a danno delle colture specializzate, che furono trascurate, anche se vennero bonificate le campagne romane e pugliesi. Bonificò l'agro pontino, fondò nuove città (Mussolinia e Carbonia in Sardegna, Littoria nel Lazio meridionale, l'odierna latina), ampliò la rete stradale, creò grandi arterie a Roma (il viale dei Fori imperiali), ampliò la rete ferroviaria, incrementò i posti di lavoro nella pubblica amministrazione, stabilì le ferie ed il giorno di riposo settimanale per gli operai, con lo scopo di indebolire il sindacalismo non fascista, creò l’I.R.I. (Istituto per la Ristrutturazione Industriale), incrementando anche le assunzioni nel pubblico impiego. Lanciò ancora, nel 1926, la battaglia “quota 90”, per una rivalutazione della lira che riportasse al cambio fissato prima del 1922, di 90 lire per sterlina, obiettivo raggiunto nel 1927.
Lo scopo era quello di dare al Paese l'immagine di una stabilità del regime non solo politica, ma anche economica, con una forte riduzione dell'inflazione, ma il risultato fu drastico, in quanto, per ridimensionare il debito pubblico, lo Stato italiano si indebitò con gli Stati Uniti, ai quali aveva chiesto prestiti, e la rivalutazione della lira, che arrivò all'obiettivo della quota 90, avvenne a spese dei lavoratori dipendenti, che subirono una forte riduzione dei loro stipendi. Mussolini fascistizzò ogni aspetto della vita privata individuale, abolì il 1° maggio, la festa del lavoro, di matrice socialista, sostituendola con il 21 aprile, giorno della mitica fondazione di Roma (21 aprile 753 a. C.), si richiamò all'Impero romano nei simboli fascisti (l'aquila imperiale ed il fascio), abolì la stretta di mano sostituendola con il saluto romano, organizzò ed inquadrò la gioventù, fin da piccola, in organizzazioni paramilitari (figli della lupa, balilla, avanguardisti, giovani italiani e giovani italiane), chiamate in manifestazioni di entusiastica solidarietà al regime.
In campo architettonico esaltò la grandezza dell'Impero romano con opere piuttosto fredde, come l' Eur a Roma, creò l’ Istituto Cinematografico “Luce” negli stabilimenti romani di “Cinecittà” nel 1937, con filmati e documentari di propaganda (definì infatti il cinema “l'arma più potente”). Anche la radio e la stampa vengono posti sotto il diretto controllo del regime: quotidiani come “L'Unità” e “L’ Avanti” furono chiusi e proseguirono la loro attività in clandestinità, mentre altri giornali, come “Il Corriere della Sera” e “La Nazione” furono tollerati, ma dovettero adeguarsi alle direttive del regime. Venne introdotta la tassa sul celibato e furono incoraggiate le nascite, l’aborto e l’uso degli anticoncezionali erano considerati “crimini contro lo Stato”, le nascite furono incoraggiate e vennero premiate le famiglie numerose, specialmente con molti figli maschi. Fu quindi un regime, quello fascista, che penetrò nell'intimità della vita individuale e familiare, pretendendo di imporre un modello di vita e per questo è corretto definire il fascismo non come “autoritarismo”, bensì come “totalitarismo”.

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L'età dei totalitarismi in Europa tra le due guerre mondiali

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Informazioni tesi

  Autore: Marco Martini
  Tipo: Tesi di Specializzazione/Perfezionamento
Specializzazione in Storia
Anno: 2021
Docente/Relatore: Benedetta Canacari
Istituito da: Consorzio Interuniversitario Europeo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 83

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