Antiterrorismo in Italia e nel Regno Unito: due sistemi a confronto
La questione nordirlandese
Se in Italia le prime forme di eversione risalgono al 1900 (regicidio di Umberto I), nel Regno Unito questo fenomeno fonda le proprie radici ancora più indietro nel tempo, ossia nel 1605 quando il cattolico dissidente della Corona Guy Fawkes tentò di far saltare in aria la Camera dei Lord con trentasei barili di polvere da sparo, mentre vi si riunivano parlamentari e il re Giacomo I.
Tuttavia, il fenomeno terroristico che ha segnato pesantemente la storia dell’isola, e che manifesta ancor oggi qualche strascico, è quello di tipo irredentista e religioso inerente alla questione dell’Irlanda del Nord.
I primi contatti fra i due popoli risalgono al 1170, quando un gruppo di Normanni invase il territorio irlandese. Sebbene inizialmente il popolo invasore si uniformò alla cultura e alle tradizioni indigene, successivamente i regnanti inglesi manifestarono sempre più fortemente la propria intenzione di sottomettere gli irlandesi, visti come un popolo rozzo da civilizzare. L’inasprimento dello scontro fra le due civiltà risale al 1608, quando iniziò la cosiddetta “Plantation”, ossia il trasferimento, pianificato dalla Corona, di coloni inglesi e scozzesi prevalentemente di religione protestante nel territorio irlandese, con lo scopo di espandere il dominio della propria civiltà. Fu proprio in questo periodo che iniziò a svilupparsi il sentimento nazionalista irlandese, che sfociò in una prima rivolta nel 1641 (sedata violentemente da Oliver Cromwell nel 1649) e che trovò il suo primo esponente in Daniel O'Connell, il quale tentò di avviare una battaglia politica all’interno del Parlamento inglese riuscendo a farsi eleggere presso la Camera dei Comuni. Il governo londinese fu costretto a modificare il Catholic Emancipation Act del 1829 che proibiva ai cattolici di sedere in Parlamento. La battaglia di O’Connel fu arrestata dall’arrivo della carestia, durante la quale il governo di Londra si mostrò piuttosto indifferente di fronte all’elevato numero di morti irlandesi che essa provocò. La sua lotta sarà ripresa da Charles S. Parnell che riuscì a strappare al governo inglese il Land Act, una sorta di riforma agraria a favore dei contadini fittavoli irlandesi.
Gli abitanti dell’isola irlandese si divideranno poi tra unionisti e nazionalisti: i primi si opponevano a ogni forma di autogoverno sostenendo il legame con il Regno Unito, mentre i secondi auspicavano alla creazione di uno Stato autonomo. Entrambi gli schieramenti non ci misero molto ad organizzarsi militarmente. Gli unionisti crearono nel 1913 l’Ulster Volunteer Force, pronto ad essere impiegato qualora il governo inglese avesse preso decisioni a loro malgradite; i nazionalisti, dopo essersi arruolati nell’esercito inglese durante il primo conflitto mondiale nella speranza di ottenere in cambio la creazione di un governo indipendente irlandese, videro slegarsi da questi soldati volontari un gruppo di dissidenti contrari a un compromesso di questo tipo proposto dal partito parlamentare irlandese, i quali andarono a costituire l’Irish Volunteers, noto anche come Irish Republican Army (IRA). Nonostante la nascita della Repubblica d’Irlanda a seguito dell’Insurrezione di Pasqua (“Easter rising”, 24-29 aprile 1916) portata avanti dai repubblicani, le divisioni tra unionisti (per la maggioranza protestanti, di origine scozzese o inglese, migrati durante la “Plantation”) e nazionalisti (in maggioranza cattolici), non si placarono, tanto che il Regno Unito decise di impiegare i propri militari (i cosiddetti “Black and Tans”) per contrastare violentemente gli atti di guerriglia perpetrati dal riformato Irish Republican Army.
La spaccatura tra nazionalisti e unionisti arrivò ad un compromesso il 6 dicembre 1921, quando fu firmato il Trattato Anglo-Irlandese che sancì la nascita dell’Irish Free State composto da ventisei delle trentadue contee in cui era divisa l’isola, mentre le restanti sei nel nordest, a maggioranza protestante, rimasero alle dipendenze della Corona britannica.
Con la nascita del Parlamento di Stormont (1932) nella neonata Irlanda del Nord ebbero inizio le politiche discriminatorie nei confronti dei cattolici, i quali negli anni ’60 decideranno di chiedere soccorso proprio all’IRA, che fu ritenuto l’unica forza capace di tutelarli dalle brutalità commesse dalla RUC, vista anche la passività del governo inglese. Per tutto il ventennio che seguì il 1970 l’Irlanda del Nord divenne teatro dei cosiddetti troubles, ossia violenti scontri armati che vedevano opporsi cattolici e protestanti (nonché unionisti e quei nazionalisti che a seguito del Trattato Anglo-irlandese si trovarono ad abitare in un nuovo Stato) quindi l’IRA da un lato e la RUC fiancheggiata dall’Ulster Volunteer Force, dall’altro, alle quali poi si aggiunse l’Ulster Defence Regiment (UDR), ossia il reggimento di fanteria dell’esercito inglese inviato per calmare la situazione nell’ambito della cosiddetta “operazione Banner”. L’UDR si rese protagonista il 30 gennaio 1972 della “Bloody Sunday”, in cui tredici civili persero la vita sotto il fuoco inglese. Due mesi dopo il tragico evento il governo inglese decise di prendersi carico della questione nordirlandese.
La situazione iniziò a pacificarsi solo a partire dagli anni ’90, in particolare da quando, nel 1993, i leader del partito Socialdemocratico e Laburista e del Sinn Fein elaborarono un documento in cui manifestarono la reciproca intenzione di risolvere la questione nordirlandese. Inoltre, il 15 dicembre 1993, il primo ministro inglese John Major e quello dell’Eire, firmarono la Downing Street Declaration in cui espressero il loro impegno nel voler portare l’Irlanda del Nord ad una situazione di pace. Questo clima di distensione portò l’anno successivo l’IRA alla proclamazione unilaterale del cessate il fuoco.
L’ultimo atto importante fu il Belfast Agreement (noto anche come “Good Friday Agreement”) firmato il 10 aprile 1998 tra i leader dei partiti nordirlandesi, il governo dell’Eire e quello inglese, con il supporto del senatore statunitense Mitchel che svolse il ruolo di mediatore. Il documento, suddiviso in 3 sezioni, prevedeva riforme alla costituzione e al sistema di governo nordirlandese (Parte 1), nonché la ridefinizione delle relazioni della Repubblica d’Irlanda con Irlanda del Nord (Parte 2) e Regno Unito (Parte 3). In particolare, nella prima parte veniva ricostituito il Parlamento nordirlandese, dopo che quello di Stormont fu sciolto il 30 marzo 1972 e le sei contee andarono sotto l’amministrazione inglese attraverso la “Direct rule”. Il nuovo organo era composto da un’Assemblea rappresentativa che garantiva la rappresentanza in Parlamento a tutti i partiti politici nel rispetto del principio di proporzionalità, stabilendo che nessun partito avrebbe potuto ottenere la maggioranza assoluta e che ogni decisione sarebbe stata presa solo qualora la maggioranza dei repubblicani e degli unionisti avessero raggiunto un compromesso. Nella seconda e terza parte del trattato, la Repubblica d’Irlanda riconosceva l’appartenenza delle sei contee al Regno Unito, e quest’ultimo rinunciava a mettere sotto le proprie dipendenze l’intera isola, impegnandosi a creare una nazione unita soltanto qualora questo fosse stato espressione della volontà del popolo nordirlandese. Infine, il documento proponeva la creazione di nuovi organi che garantissero il buon mantenimento dei rapporti tra le tre parti, il disarmo di tutti i movimenti paramilitari nonché la messa in sicurezza dell’intera regione.
Il 22 maggio dello stesso anno venne indetto un referendum che chiedeva al popolo irlandese l’approvazione alla parte del trattato relativa ai rapporti bilaterali fra i tre Stati, mentre agli abitanti delle sei contee dell’Ulster venne chiesto di approvare il nuovo assetto costituzionale e governativo.
Tuttavia, sebbene questo placò di molto il livello della violenza e convinse tutte le parti in gioco ad assumere un atteggiamento più diplomatico per risolvere la situazione una volta per tutte, restarono ancora dei punti che non ottennero un consenso universale. Per questo fu necessaria la firma di un altro accordo, quello di Saint Andrews del 2006, il quale portò al ripristino dell’Assemblea dell’Irlanda del Nord, a una riforma dell’esecutivo e all’accettazione da parte del Sinn Fein del servizio di polizia nazionale.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Antiterrorismo in Italia e nel Regno Unito: due sistemi a confronto
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Informazioni tesi
Autore: | Omar Jouad |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2019-20 |
Università: | UNINT - Università degli studi Internazionali di Roma |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze politiche e delle relazioni internazionali |
Relatore: | Alfredo Mantici |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 173 |
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