L'educazione sessuale a scuola

Innanzitutto, la sessualità è una parte significativa della personalità. Al giorno d’oggi i giovani e le giovani ricevono informazioni sulla sessualità da diverse fonti, la cui maggior parte ha un impatto negativo. Quindi, sicuramente, un primo obiettivo deve essere quello di colmare le lacune cognitive e fare osservare i comportamenti sessuali da vari punti di vista. In generale, è importante insegnare a scegliere e a progettare autonomamente la propria esistenza attraverso strumenti critici in grado di sviluppare le capacità decisionali, il desiderio e la competenza ad autodeterminarsi (Fenelli & Lorenzini, 1995). L’educazione sessuale affronta il bisogno di attaccamento, di affettività e l’identità sessuale, che si sviluppa come identità di genere e meta.
Inoltre, contribuisce a creare un clima sociale di tolleranza, apertura e rispetto verso sessualità, atteggiamenti e stili di vita differenti.
I giovani inesperti e confusi, che approcciano al sesso senza aver ricevuto un’accurata educazione, spesso incorrono nel rischio di contrarre malattie sessualmente trasmissibili, tra le quali il papilloma virus e l’AIDS; inoltre, l’inutilizzo di metodi contraccettivi adeguati può portare a dover affrontare gravidanze indesiderate.
Ci troviamo davanti a due considerazioni tra loro opposte: la prima sostiene che l’educazione sessuale a scuola garantirebbe una corretta informazione, che altrimenti rischierebbe di essere unicamente affidata alla rete; l’altra sostiene che la sessualità e l’affettività siano argomenti delicati e intimi, che riguardano la sfera privata di un individuo, il quale matura in base ai suoi tempi, e deve essere trattata in famiglia (D'Orazio, 2017). Ma se l’educazione deve essere impartita solo dalla famiglia, come sancito dall’Art. 301 della Costituzione Italiana, come mai si chiede l’ausilio di persone esterne, più formate e non coinvolte emotivamente sull’argomento? Evidentemente la famiglia, ma anche gli amici, non sono abbastanza.