Mostre d'arte: Pompei; la suggestione della città riscoperta nella pittura di Alma Tadema
Il rapporto tra mostre e musei moderni
Nell’ambito della realtà italiana, sempre più spesso la parola “museo” viene associata a termini quali “noioso” e “triste”, spesso esso viene percepito come un grande edificio o “contenitore” di opere d’arte statiche e non comunicanti, peraltro, decontestualizzate e talvolta associate anche male le une verso le altre. Vi sono poi quei musei che attraggono ogni anno milioni di visitatori perché sono in possesso di un particolare e famosissimo esemplare, «desiderosi di sperimentare il bisogno feticistico di aver visto l’ “Opera”, piuttosto che quello di vivere un’esperienza realmente formativa» come nel caso della Monnalisa presso il museo del Louvre.
Questo fenomeno, coinvolge anche il settore delle esposizioni effimere e viene comunemente definito, blockbuster; il termine, apparso per la prima volta sulla stampa statunitense nei primi anni '40, indicava le bombe aeree di maggiori dimensioni, quelle in grado di distruggere un intero isolato (block in inglese); in seguito, la parola fu impiegata per definire spettacoli teatrali e film di successo, mentre oggi è utilizzata principalmente per descrivere quelle mostre che hanno riscosso uno straordinario successo e che quindi hanno un grosso impatto sul pubblico, tanto da spingere le persone a prenotare con largo anticipo la visita oppure a sopportare le noiose e stancanti code pur di non perdere l’occasione irripetibile.
L’opinione pubblica circa i musei non ha tutti i torti, poichè, nonostante i diversi orientamenti ed i gusti che nei secoli si sono susseguiti, i musei restano prevalentemente una realtà statica, un luogo in cui è possibile accedervi liberamente e passeggiare tra i corridoi, ammirando collezioni permanenti che sono disposte secondo un percorso e criteri ben definiti; il tutto è completato da quella sensazione di sacralità e riverenza che ci pervade durante la visita, quasi che è meglio non parlare per non mancare di rispetto a quello che l’istituzione rappresenta. Le mostre sono la parte che mancava ai musei, esse rappresentano una realtà che invece trova il suo fondamento proprio sul dinamismo dell’opera, che, attraverso le mostre, esprime ora un significato, ora l’altro, a seconda di cosa si vuole che trasmetta e dei legami che vengono creati tra le varie opere esposte. Con le mostre si introduce il concetto di sperimentazione, di ricerca e di apertura al nuovo e trovano nei musei contemporanei il loro terreno più fertile poiché favoriscono e sviluppano la lettura ed il pensiero critico del visitatore. Le esposizioni temporanee sono sicuramente un’importante occasione di arricchimento culturale ma esse estrano in collisione con il museo nel momento in cui, il ridursi delle risorse pubbliche ha determinato un bivio: ci si chiede se sia preferibile finanziare grandi esposizioni effimere, di sicuro impatto mediatico, piuttosto che impiegare quei finanziamenti per garantire la manutenzione delle istituzioni museali locali. Le mostre, inoltre, a causa del loro carattere effimero stimolano il visitatore secondo la logica «dell’ora o mai più, il timore di perdere l’occasione o la possibilità di godere, forse per la prima ed ultima volta nella propria vita, di una rara esperienza, spinge il pubblico ad essere più entusiasta verso le esposizioni temporanee piuttosto che per quelle permanenti.
In tempi moderni, anche in seguito al crescente fenomeno di democratizzazione della cultura, non è più possibile accontentarsi del fatto che l’opera è presente all’interno dello spazio allestito, il museo deve essere considerato come un elemento partecipe dell’operazione artistica, «significante nella sua totalità inclusiva di opere, strutture e fruitori».
Affermava Carlo Scarpa che esporre è “arte di fare nuovamente vedere”, nuovamente sta ad indicare che l’opera d’arte a seconda di come viene esposta, è portatrice di significati sempre nuovi, più vicini alla sensibilità contemporanea, ovviamente l’opera porta con sè anche valori eterni ed altri che restano invisibili perchè comprensibili soltanto a chi l’opera l’ha osservata nel momento coevo alla sua produzione.
Siccome l’esigenza attuale è quella di percepire il museo non come luogo in cui porre oggetti preziosi bensì come spazio allestito al fine di sviluppare un’esperienza attiva di incontro e conoscenza tra opere e fruitori, è necessario allestire tenendo presente la singola individualità ed identità di ogni opera, a partire da un attento studio del progetto allestitivo, dal percorso espositivo, dall’illuminazione ecc.
L’esigenza di coinvolgere sempre più ampie fasce di pubblico, nell’ottica di una maggiore democratizzazione della cultura, ha fatto sì che si registrasse, soprattutto negli ultimi tempi, un uso più massiccio della tecnologia, la quale ha il pregio di definire una comunicazione più efficace e diretta anche per quelle categorie di persone che per anni non hanno avuto la possibilità di interagire con il museo, le mostre ed il patrimonio culturale: i non vedenti, per esempio. In Italia sono circa 80 (tra cui il Palazzo Reale di Napoli, il Museo degli scavi di Pompei, il Museo tattile di Pittura Antica e Moderna “ Anteros” di Bologna, i Musei capitolini di Roma, il Museo del tessile di Busto Arsizio di Varese, il Museo Tattile Statale Omero di Ancona), i siti culturali che si interfacciano al pubblico non vedente attraverso l’esperienza tattile di alcune opere e mediante didascalie in braille o audioguide, sembra essere ancora poco, secondo il mio parere, per garantire una comunicazione efficace che permetta un completo coinvolgimento con l’opera, i suoi significati ed il contesto, è comunque un passo verso il coinvolgimento di un pubblico sempre più ampio. In tal senso, un importante esperienza è il progetto che fu realizzato per la Gran Galerie a Parigi ad opera di Boria Huidobro e Paul Chemetov, in cui il nuovo assetto spaziale prevedeva l’istallazione di sofisticati impianti di illuminazione oltre alla «creazione di effetti sonori ed ambientali di matrice teatrale».
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Mostre d'arte: Pompei; la suggestione della città riscoperta nella pittura di Alma Tadema
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Informazioni tesi
Autore: | Leandra Lanzetta |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2014-15 |
Università: | Università degli Studi di Napoli - Federico II |
Facoltà: | Conservazione dei Beni Culturali |
Corso: | Organizzazione e Gestione del Patrimonio Culturale ed Ambientale |
Relatore: | Maria Teresa Catena |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 199 |
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