Le libertà costituzionali nel pensiero di Paolo Barile
L'attenzione di Barile verso le libertà costituzionali
Il 29 marzo 1990, al termine di una lezione tenuta al Collegio Ghisleri di Pavia sul tema “Libertà e Costituzione”, il Prof. Paolo Barile si congedava dall'uditorio ricordando che, l'argomento dei diritti fondamentali e delle libertà in Costituzione, restava sempre al centro della sua attenzione.
Tale affermazione viene supportata da una importante recensione del Prof. Enzo Cheli, pubblicata nello stesso anno ed intitolata “Il contributo di Paolo Barile allo studio delle libertà in Italia”, nella quale vengono analizzati in profondità il metodo ed il percorso scientifico di Barile.
Le ricerche del Prof. Cheli muovono dalle origini del pensiero bariliano, che ha radici comuni a quello di Calamandrei, attraverso le quali si ricollega al pensiero illuminista e democratico che va da Cesare Beccaria a Carlo Rosselli. Ma Barile è attento anche ai suoi contemporanei, e segue con interesse l'evolversi delle idee di Capograssi, Jemolo, Costantino Mortati e Lelio Basso, autori che rappresentano altresì le anime cattoliche, laiche e marxiste dell'Assemblea Costituente, e che, in comune con lui, si posero allo studio delle libertà con l'obiettivo di difenderle e di svilupparle.
La Costituzione portò indubbi progressi in tema di libertà nel nostro Paese, che si stava risollevando dalle macerie della Seconda Guerra Mondiale, ma la neonata Repubblica difettava ancora di quegli strumenti attuativi e di quegli istituti di garanzia costituzionale necessari al suo efficace funzionamento.
Pertanto, assistiamo, da parte degli esponenti dell'ala più progressista della dottrina dell'epoca, al moltiplicarsi degli interventi finalizzati a sensibilizzare le forze politiche sull'opportunità di varare quegli strumenti, in primis la Corte Costituzionale, in grado di rimettere in moto la Costituzione.
Barile concorre a questa campagna di sensibilizzazione tramite due importanti monografie, nel 1951 con “La Costituzione come norma giuridica”, che abbiamo già esaminato nel precedente capitolo, e nel 1953, con “Il soggetto privato nella Costituzione italiana”, cui ho dedicato il prossimo paragrafo, due opere che costituiscono vere e proprie pietre miliari nel percorso verso il riconoscimento della piena efficacia giuridica delle norme costituzionali e della loro supremazia rispetto a tutte le altre leggi dello Stato.
Come viene sottolineato da Ugo de Siervo, è in particolare lo stile espositivo, chiaro, comprensibile e notevolmente distante da quell'odioso lessico di norma adottato dai giuristi, a contraddistinguere gli scritti di Barile. Ma a rivestire maggiore rilevanza, come concordano de Siervo e Cheli, è l'innovativo metodo con cui l'Autore studia i vari temi legati alle libertà costituzionali.
Barile, difatti, sostiene il Prof. Cheli, imposta la sua ricerca scientifica partendo da tre punti sostanziali. Il primo di essi è rappresentato dall'indagine storica preliminare sui principi di libertà comuni a tutte le situazioni, la quale fa da preludio alla loro analisi attraverso la lente del diritto positivo, rappresentato dalla Costituzione, dalla legislazione vigente e dalla giurisprudenza, che si focalizza su tre termini di riferimento, ossia la “qualità dei soggetti titolari dei diritti ed obblighi costituzionali”, i “limiti generali e particolari che si oppongono alle libertà”, e la “tutela attraverso cui è possibile saggiare l'effettività delle situazioni riconosciute come diritti”. Il secondo punto, invece, si identifica nel “garantismo”, ossia nella rete di protezione dei diritti di libertà dei cittadini costituito, nella democrazia italiana, da una costituzione rigida la quale, oltre a riconoscerli esplicitamente, predetermina la loro limitazione mediante leggi e regolamenti, e da una corte costituzionale, cui viene attribuita la funzione di garanzia e tutela dei cittadini in relazione all'attività legislativa del Governo e del Parlamento. Il terzo punto, infine, è legato all'interpretazione delle norme attributive di libertà costituzionali effettuata da Barile, il quale, sostenendo che “non è affatto vero […] che i diritti nascono per loro
natura limitati”, le interpreta in maniera estensiva, in virtù del principio della “presunzione della massima espansione delle libertà costituzionali”, ed applicando simultaneamente il diritto positivo, con un occhio sempre attento alla giurisprudenza costituzionale, alle norme che tendono a comprimerle.
Per Barile, come ci ricorda il Prof. Gaetano Silvestri, la libertà era qualcosa di molto più pervasivo di quanto possa essere il contenuto di un diritto soggettivo, nel suo pensiero il senso profondo della libertà era talmente radicato da apparire quasi come una “religione della libertà”.
A questa osservazione si associa il Professor Sergio Lariccia, il quale, rappresentando l'enorme valenza degli studi sui principi costituzionali di libertà di Paolo Barile, ci rammenta che lo stesso Autore era consapevole che all'epoca dell'avvento della Costituzione il popolo italiano “ignorava del tutto l'ampiezza delle libertà in una democrazia moderna, quando di queste libertà, nel 1948 si trovò in possesso quasi senza aspettarselo”. [...]
Questo brano è tratto dalla tesi:
Le libertà costituzionali nel pensiero di Paolo Barile
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Informazioni tesi
Autore: | Marco Cannone |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2018-19 |
Università: | Università degli Studi di Bologna |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Marco Cavina |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 187 |
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