Il delitto di autoriciclaggio
Autoriciclaggio e segnalazione di operazioni sospette
Anche prima dell'introduzione del delitto di autoriciclaggio, la giurisprudenza aveva pacificamente riconosciuto la punibilità, ai sensi degli artt. 648 bis e ter c.p., del professionista che, per conto del proprio cliente, avesse provveduto a riciclare beni o denaro di provenienza delittuosa. Il Tribunale di Milano con sentenza 4 ottobre 2006 ha stabilito che “integra l'elemento oggettivo del reato di riciclaggio, ex art. 648 bis c.p., la condotta di un professionista, volta alla costituzione di numerose società estere fiduciarie e di comodo, con apertura di conti correnti e con sedi in paesi con i quali le rogatorie internazionali risultano particolarmente difficoltose, su cui siano confluiti i proventi di un'illecita attività di appropriazione indebita e corruzione, compiuta da un cliente dello stesso professionista”. Inoltre la giurisprudenza si è espressa positivamente sulla punibilità del reato di riciclaggio non solo a titolo di dolo intenzionale o diretto, ma anche a titolo di dolo eventuale; quindi sarà sufficiente che il professionista si rappresenti la concreta possibilità della provenienza delittuosa del denaro del proprio cliente, accettandone il rischio.
La possibilità di commettere il reato di riciclaggio si presenta, in pratica, ogni volta in cui si entra in contatto con il denaro di soggetti terzi. Ad esempio, senza scomodare la responsabilità del professionista, la Corte di Cassazione ha più volte ribadito che commette il delitto di riciclaggio la segretaria dell'avvocato che si presta a versare un assegno di un cliente sul proprio conto corrente per poi corrispondere allo stesso avvocato il relativo importo in contanti. Questo risulta tanto più anomalo quanto complesso se solo si riflette sul fatto che, nell'esempio prospettato, l'avvocato non commette alcun reato; infatti la segretaria si troverebbe a rispondere penalmente in proprio quando avrebbe in realtà concorso in una condotta penalmente irrilevante. Ovviamente si potrebbe discutere a lungo sulla correttezza di una simile impostazione, ma ciò che in questa sede interessa rilevare è solo la disinvoltura con cui la giurisprudenza estende a terzi soggetti la responsabilità per riciclaggio.
Con l'introduzione della fattispecie di autoriciclaggio i rischi di un coinvolgimento del professionista aumentano sensibilmente. In tal caso, infatti, il professionista che dovesse in qualche modo aiutare il proprio cliente a riciclare i proventi di un reato dallo stesso commesso concorrerebbe in una condotta penalmente rilevante. Inoltre, ai sensi del comma 3 dell'art. 648 ter.1, il professionista potrebbe andare incontro ad un innalzamento di pena.
Occorre però ricordare che, come sottolineato più volte, il reato di autoriciclaggio richiede che il soggetto agente ponga in essere condotte che ostacolino concretamente l'identificazione della provenienza delittuosa del denaro e degli altri beni.
La formula adottata dal legislatore dovrebbe garantire un atteggiamento più prudente da parte della giurisprudenza, contrariamente a quello che accade per il delitto di riciclaggio, ponendo al riparo il soggetto da una responsabilità a titolo di dolo eventuale laddove si sia limitato solamente ad accettare il rischio che il denaro fosse di provenienza illecita.
Infine, ci si pone la questione se, in relazione alle segnalazioni sospette (ex art. 41 del d.lgs. 231/2007), occorra o meno che i professionisti comunichino il reato di autoriciclaggio.
Il delitto di cui all'art. 648 ter.1 non implica nuovi obblighi per i professionisti, in quanto l'art.2 del d.lgs 231/2007, già prevede un obbligo di segnalazione nei casi di sospetto: “sulla conversione o trasferimento di beni effettuati essendo a conoscenza che essi provengano da attività criminosa, allo scopo di occultare o dissimulare l'origine illecita dei beni medesimi” oppure nel caso “di occultamento o dissimulazione della reale natura, provenienza, ubicazione, movimento, proprietà dei beni e dei diritti sugli stessi, effettuati essendo a conoscenza che tali beni provengono da un'attività criminosa”.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Il delitto di autoriciclaggio
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Informazioni tesi
Autore: | Camilla Attinà |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2016-17 |
Università: | Università degli studi di Genova |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Ingegneria Logistica e della Produzione |
Relatore: | Paolo Pisa |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 88 |
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