Il ruolo delle Università per la Terza Età nella promozione del benessere durante l'invecchiamento. L'esperienza dell'Università Popolare ''Natalia Ginzburg'' di Vignola.
I modelli dell'invecchiamento
Tenuto conto delle caratteristiche dell'età anziana e dei cambiamenti che avvengono in questa delicata fase di vita sorge spontaneo chiedersi cosa significhi invecchiare "in modo sano" e come poter invecchiare nel miglior modo possibile. Così come per il termine "vecchiaia", anche il termine "invecchiamento sano" non ha una definizione univoca, e i criteri utilizzati per la definizione differiscono non solo da cultura a cultura ma anche tra esperti di discipline medico-psicologiche e anziani stessi. Queste considerazioni sono state portate alla luce attraverso una review (Hung, Kempen e De Vries, 2010) di 34 articoli riguardanti la definizione di "healthy aging" dal punto di vista accademico o "profano" e provenienti da diverse parti del mondo; da questa sono emersi punti in comune fra tutte le definizioni (mantenimento delle funzioni fisiche, psicologiche e sociali) ma anche criteri esclusivamente accademici (longevità) ed esclusivamente non accademici (sicurezza finanziaria, spiritualità, crescita personale e soprattutto indipendenza) e particolarità delle definizioni occidentali (sicurezza finanziaria) ed orientali (presenza della famiglia).
Numerosi studiosi hanno quindi presentato modelli psicosociali di invecchiamento cercando di mettere in luce le strategie più appropriate per vivere al meglio questa fase di vita; ne vengono di seguito presentati tre elaborati negli anni '60 (i primi due) e '90 (il terzo) del secolo scorso.
La teoria del disimpegno proposta da Cumming e Henry (1961) ad esempio partendo dalla riduzione funzionale osservabile negli individui anziani sostiene che anche l'impegno fisico, psicologico e sociale dovrebbe diminuire e la persona dovrebbe concentrarsi su sé stessa privilegiando obiettivi spirituali e di autocura ed atteggiamenti di ritiro e rinuncia. Questo disimpegno è bidirezionale: anche la società propone sempre meno alternative ed attività all'individuo così che egli possa pensare a sé. Se è vero che il pensionamento consente all'anziano di utilizzare più energie e tempo per pensare a sé, è altrettanto vero però che questa teoria non contempla l'ipotesi che l'anziano desideri invece ricoprire dei nuovi ruoli e mantenere una vita più attiva.
Ipotizzando un continuum attivazione-inibizione, all'estremo opposto della teoria del disimpegno si colloca la teoria dell'attività proposta da Havighurst (1961): secondo questa teoria infatti la persona anziana mantiene le stesse caratteristiche mentali e gli stessi bisogni psicosociali della persona adulta di mezza età inserita nel contesto lavorativo, per soddisfare i quali però utilizza ruoli e attività differenti da quelle lavorative. Per poter invecchiare nel modo migliore quindi è necessario in primo luogo godere di una salute fisica e mentale sufficiente a consentire di mantenere uno stile di vita impegnato e poter inoltre disporre di un contesto ricco di attività e opportunità alle quali prendere parte. Analogamente alla teoria precedente seppur supportata da alcuni dati di realtà (sono molti gli anziani che anche dopo il pensionamento partecipano ad attività di volontariato o di altro genere che consentono loro di mantenersi attivi) non può considerarsi generalizzabile alla totalità degli anziani; per poter fare un'operazione di questo genere è necessaria una teoria che consenta una mediazione tra l'esigenza di mantenersi attivi e quella di prendersi i propri tempi e spazi per la cura personale e spirituale. [...]
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Il ruolo delle Università per la Terza Età nella promozione del benessere durante l'invecchiamento. L'esperienza dell'Università Popolare ''Natalia Ginzburg'' di Vignola.
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Informazioni tesi
Autore: | Federica Milani |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2018-19 |
Università: | Università degli Studi di Bologna |
Facoltà: | Scienze dell'Educazione |
Corso: | Programmazione e gestione dei servizi educativi e formativi |
Relatore: | Elena Luppi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 117 |
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